Macron, globalisti ed Africa povera
La Francia di Macron è stata accusata dal M5S e da Fratelli d’Italia di schiavismo monetario in Africa. Colpa del franco CFA
Il franco CFA (delle Colonie francesi d’Africa) istituito nel 1945 e poi successivamente divenuto acronimo di Comunità finanziaria d’Africa, è il nome di due divise monetarie adottate da 14 Paesi africani, la cui emissione e stabilità sono garantite dalla Banca centrale francese, con un cambio fisso ancorato prima al franco francese, poi all’euro, senza però nel frattempo avere visto un ruolo attivo della BCE – ma sempre in capo alla Francia.
Paesi come il Camerun, Congo, Guinea, Costa d’Avorio, Niger, Senegal, il Burkina Faso balzato alle cronache per la foto che Giorgia Meloni ha mostrato in tv di un bambino lavoratore:
“Questo è un bambino che lavora in una miniera d’oro in Burkina Faso, il Burkina Faso è una delle Nazioni più povere del Mondo, per il Burkina Faso che ha l’oro la Francia stampa moneta coloniale. In cambio pretende che finiscano nelle casse del tesoro francese il 50% di tutto quello che il Burkina Faso esporta. L’oro che questo bambino si infila in un cunicolo per tirare fuori, finisce per lo più nelle casse dello Stato francese. Allora la soluzione non è prendere gli africani e spostarli in Europa, la soluzione è liberare l’Africa da certi europei che la sfruttano.”
Infatti la Francia per questo “generoso” sistema di stabilità monetaria e convertibilità garantita dal proprio Tesoro Nazionale, mantiene oltre che una influenza politica ed economica rilevante, in pancia un fondo comune di riserva monetaria a cui partecipano tutti i Paesi del CFA, e parliamo di circa il 65% di tutto il valore prodotto.
Spieghiamoci meglio, i cugini d’oltrape scippano all’Africa 7mila miliardi di franchi, ovvero 10 miliardi di euro a garanzia dell’emissione di denaro. Somme con cui si pagano lo 0,5% degli interessi sul debito francese, in Italia per cifre simili abbiamo schivato la procedura d’infrazione sul deficit per il rotto della cuffia.
Macron si schermisce dalle polemiche: “È un sistema volontario d’adesione, se ad alcuni non sta bene possono abbandonarlo.” Eppure al di là delle dichiarazioni di rito non paiono proprio disinteressati i francesi a questo meccanismo di dominio, tant’è vero che nel carteggio di mail pubblicato lo scorso anno di Hillary Clinton, si parlava della necessità di aiutare il Governo parigino a fronteggiare Gheddafi, per il suo intento di creare il cosiddetto “dinaro d’oro”, quindi una moneta africana indipendente dagli Occidentali.
Se le risorse usurpate dagli europei venissero trattenute in loco, potrebbe essere un volano di sviluppo importante, non foss’altro che la rigidità dei cambi fissi e la moneta forte, ha fatto parimenti gli stessi danni causati dall’euro ai Paesi dell’Europa meridionale (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo), gettandoci nel cono di crisi che abbiamo vissuto in questi anni, con tanto di austerity e fette d’export perdute a favore di altre economie.
Le merci africane non sono competitive, potrebbero costare pochissimo ed invece sono tenute artificialmente fuori dal circuito delle esportazioni, al contrario, per noi e per gli Stati Uniti è comodo vendere beni in quelle terre, oltre che per le multinazionali andare ad impiantare i loro stabilimenti senza il pericolo delle oscillazioni monetarie. Una bella truffa orchestrata da chi poi accusa i governi Sovranisti di razzismo, xenofobia, ed inumanità.
Twitter @andrewlorusso
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