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Esteri
Merkel spiata dall'alleato Biden, stazione d'ascolto segreta in Danimarca

Come noto, fu il “whistleblower” ed ex consulente dell’Nsa Edward Snowden il primo a parlare, nel 2013, delle straordinarie dimensioni dell’attività di sorveglianza di massa da parte dell’agenzia americana. Ma la “nuova verità” emersa in queste ore getta una luce inedita sulla vicenda, dal momento che implica la “complicità” di uno Stato europeo. Che oggi si vede costretto a prendere le distanze dai suoi stessi servizi segreti militari: “La sistematica intercettazione di stretti alleati è inaccettabile”, dice la ministra alla Difesa danese Trine Bramsen, interpellata dai media tedeschi.

Dichiarazione colta al balzo a Berlino, dove il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert, sottolinea che si tratta di una “valutazione che condividiamo appieno”. Per aggiungere subito dopo che il governo tedesco “sta verificando le notizie emerse attraverso i nostri contatti con i vari organismi nazionali e internazionali”. 

In termini più netti si è espressa la Francia, con il ministro per l’Europa Clement Beaune che definisce “estremamente grave” la possibilità che la Danimarca abbia contribuito all’attività di spionaggio americano. E anche la Svezia e la Norvegia ora chiedono a Copenhagen di fare chiarezza sulla vicenda. 

Al centro dell’inchiesta, l’attività dell’intelligence militare danese del Forsvarets Efterretningstjeneste (FE), che avrebbe attivamente sostenuto la Nsa nell’utilizzo della stazione d’ascolto segreta nei pressi della capitale danese. A quanto affermano i media che hanno pubblicato lo scoop, l’effettiva dimensione della collaborazione tra servizi americani e danesi non era nota fino ad oggi, così come non si era a conoscenza del fatto che tra le persone intercettate vi fossero anche Steinmeier e Steinbrueck.

Inoltre, non sorprendentemente, l’esistenza e i contenuti del programma – chiamato a posteriori “Operazione Dunhammer”, dal nome del rapporto segreto sulle attività dell’FE consegnato al governo danese - non sono mai stati comunicati dagli 007 danesi ai colleghi tedeschi.

Quello che non è chiaro è quel che sapesse l’esecutivo di Copenhagen delle attività condotte dai propri servizi segreti militari a favore degli americani. A quando scrivono i media tedeschi, la ministra Bramsen sarebbe stata informata dell’operazione solo l’agosto dell’anno scorso. Qualcuno oggi tira in ballo il licenziamento del capo dell’FE, Lars Findsen, cacciato nel 2020 insieme ad altri tre agenti: i motivi dell’avvicendamento non sono mai stati resi pubblici, a parte il fatto che il vertice dell’intelligence militare avrebbe “trattenuto informazioni essenziali e decisive”.

Non a caso un certo imbarazzo era palpabile anche a Bruxelles, dato che l’attuale vice presidente della Commissione, Margrethe Vestager, era vice premier nonché ministro dell’Interno danese all’epoca dei fatti, pertanto responsabile politica dell’operato degli 007 del suo Paese. “Non commentiamo su eventi legati a funzioni che può aver avuto quand’era membro del governo danese”, si limita a rispondere il portavoce Eric Mamer. In generale la linea ufficiale di Bruxelles è che “spetta alle autorità nazionali controllare i propri servizi”, anche se “i dati che viaggiano al di fuori dell’Ue devono rimanere al sicuro: è una questione molto importante per noi”, pertanto “abbiamo intensificato i negoziati con gli Usa”.

Quando otto anni fa uscì la notizia che i servizi americani erano riusciti ad intercettare il suo cellulare, la cancelliera aveva reagito con il suo solito understatement: “Spiare gli amici? Proprio non si fa”.

Merkel spiata, Macron: "Inaccettabile, aspettiamo chiarimenti"

Oggi la cancelliera ed il presidente francese Emmanuel Macron, al termine del consiglio governativo franco-tedesco, fanno sapere di attendere spiegazioni. “Non è accettabile tra alleati, ancora meno tra alleati e partner europei”, ribadisce il capo dell’Eliseo. Nelle reazioni indignate a Berlino si guarda soprattutto verso Copenhagen: “Un comportamento del genere non è accettabili tra partner occidentali ed in particolare tra quelli dell’Unione europea”, ha detto il deputato liberale Benjamin Strasser, che chiede che il governo tedesco si impegni “per un ‘no-spy-agreement’ tra Ue ed Usa”.      

Comprensibilmente, è con particolare sconcerto e preoccupazione che la spy story viene accolta in Danimarca. “Possiamo ancora fidarci dello Stato danese?”, titolava oggi il quotidiano danese Politiken nella sua versione online, affermando che le nuove rivelazioni “sono ben più che imbarazzanti” per Copenhagen. Alcuni commentatori danesi si sono addirittura posti la domanda se i servizi segreti militari siano diventati “uno Stato nello Stato”.  

Mentre intanto dal parlamento norvegese si parla di “una profonda rottura della fiducia” con i vicini danesi, non sorprende che anche la Cina, tramite un portavoce del ministero degli Esteri, abbia colto l’occasione della nuova spy story per attaccare gli Stati Uniti, accusati di “bullismo informatico” e di essere i più formidabili “ladri di segreti” del pianeta, non solo nei confronti dei concorrenti, “ma anche degli alleati”.

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