Myanmar, Suu Kyi condanna la "violazioni dei diritti" ma non cita l'esercito
La leader birmana Aung San Suu Kyi ha condannato "tutte le violazioni dei diritti umani" in Myanmar senza però citare in maniera specifica le violenze compiute dall'esercito ai danni della minoranza musulmana Rohingya. San Suu Kyi si è comunque detta "pronta" a organizzare il ritorno degli oltre 410.000 Rohingya rifugiatisi in Bangladesh. Nel suo primo discorso alla nazione, la leader birmana si è detta "profondamente desolata" per i civili "intrappolati" nelal crisi. "Siamo pronti a iniziare la verifica" delle identità dei rifugiati, in vista del loro ritorno, ha detto nel palazzo del parlamento a Naypyidaw, capitale birmana, in un discorso televisivo atteso da settimane.
L'Onu ha parlato di "pulizia etnica" in Myanmar. "Le forze di sicurezza hanno ricevuto istruzioni" di "prendere tutte le misure per evitare danni collaterali e affinché i civili non siano feriti" durante l'operazione anti-terrorismo, ha commentato San Suu Kyi. Non vogliamo che il Myanmar sia diviso dal credo religioso", ha insistito, in un momento in cui i rohingya sono trattati come stranieri in un Paese per il 90% buddista.