"Nizza? Non è guerra di religione. Macron parla ma non fa niente"
Intervista di Affaritaliani.it ad Aldo Giannuli, storico ed esperto di intelligence, alla luce dei drammatici fatti di Nizza
Quanto accaduto oggi a Nizza, e anche in altre zone della Francia, è un attacco al presidente Macron o al cristianesimo?
"Il cristianesimo non c'entra niente, la chiesa è un simbolo volutamente offerto".
Ok, dunque?
"Prima di tutto non dobbiamo confondere Islam con islamisti, questi ultimi vanno certamente buttati fuori uno per uno prima ancora che commettano reati. Il conflitto di civiltà è un alibi costruito ad arte".
Quindi?
"C'è sicuramente il complesso degli islamici che si sentono odiati e isolati e su questo fattore lavora Erdogan che noi italiani abbiamo avuto il torto di consentirgli di espandersi più di quanto avrebbe dovuto fare".
Ad esempio?
"Nel 2018 abbiamo fatto una figuraccia infame come italiani quando le navi turche hanno minacciato la Snam Progetti, non c'è stata alcuna reazione. Una vergogna. Poi abbiamo consentito a Erdogan di entrare in Libia, discorso pruriginoso da fare. Il presidente turco ormai si sente alla guida di una grande potenza dell'area mediterranea e aspira a rappresentare il mondo islamico. Non è un islamista, ma lavora su questo spazio. Insomma, tornando a Nizza, non è una guerra alla Francia ma vedo il tentativo di Erdogan di mettersi alla testa dell'Islam radicale".
In questo contesto che ruolo gioca l'Iran?
"Non è una novità che la Turchia abbia un rapporto preferenziale con l'Iran in funzione anti-saudita, ma non credo proprio che Teheran sia disposto a farsi capeggiare da Erdogan. I Fratelli Musulmani sono i sunniti meno anti-sciiti che ci siano, ma l'Iran è pur sempre sciita. C'è una confluenza di interessi, vero, ma non vedo proprio un Iran che si mette sotto la bandiera turca".
Secondo lei che cosa è successo esattamente a Nizza?
"Hanno colpito le cosiddette cellule dormienti, d'altronde non ci vuole molto. L'islamismo radicale è meno del 10% di tutto il mondo islamico, attorno al 7-8%, però è gente che ci mette davvero poco a essere stuzzicata. Era parecchio tempo che non sentivamo la pressione degli attentati, sostanzialmente dalla fine del Califfato. Sono alla ricerca di visibilità, basti pensare all'assassino del professore francese che ha ripreso la scena con il telefono e l'ha postata su Internet. Una chiara ricerca di visibilità".
Macron ha delle responsabilità?
"Il presidente francese parla ma non fa. Come abbiamo capito nello scontro per il giacimento di Zohr, vero nodo della questione. Italia e Francia avrebbero dovuto schierare le loro flotte al fianco di quella greca, ma si sono guardate bene dal farlo dando così spazio a Erdogan che minaccia apertamente la Grecia. Facciamo finta di non vedere l'emergere di una potenza regionale aggressiva che vuole essere lo specchio del mondo islamico. Erdogan sta facendo una politica logica e conseguenziale, siamo noi che non siamo in grado di capirlo e che, di fatto, l'abbiamo costruito".
Che ruolo gioca in questo quadro la Russia che proprio sulla Libia ha dialogato direttamente con Erdogan tagliando fuori proprio l'Italia?
"Putin si butta dove può trovare spazi. Non vanno dimenticati gli incidenti del 2015 quando furuno i turchi ad abbattere l'aereo dell'Armata Rossa, Putin minacciò ma non fece assolutamente nulla. Il Cremlino cerca in qualche modo di inserirsi, ma la grana è tutta nostra".
Come influisce l'emergenza coronavirus su quanto accaduto a Nizza?
"In parte ostacola le azioni degli islamisti perché ruba loro la scena. Questi fanno attentati e restano sui giornali al massimo due giorni e non dieci come all'epoca degli attacchi terroristici a Londra e a Madrid. Poi ci sono anche le imminenti elezioni presidenziali statunitensi, quindi tutto ciò fa ombra agli islamisti".
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