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Presidenziali Usa 2020: l'anti-Trump? E' Kamala Harris
Kamala Harris (foto Lapresse)

Presidenziali Usa 2020: l'anti-Trump? E' Kamala Harris

Le mie previsioni, poi rivelatesi esatte, a proposito dell'elezione del presidente Donald Trump contro Hillary Clinton, pubblicate su "America Oggi" ben sei mesi prima del voto, mi danno ora l'impeto ad esprimermi circa le elezioni presidenziali del 2020. A sfidare il repubblicano Trump si sono presentati (per ora) ben 24 prominenti personaggi democratici. In veritá hanno fatto domanda in 738, ma in questa sede ne prendiamo in esame solo alcuni.
 
Ricordiamo che il processo é il seguente: il 3 febbraio del 2020 inizieranno le primarie, il 13-16 luglio ci sará la Convention democratica, il 24-27 agosto quella repubblicana e il 3 novembre 2020 il voto. Giá sappiamo che la forza di Trump contro i suoi avversari consiste nello sminuire, ridicolizzare e delegittimare gli opponenti, caratteristica accentuata dal fatto di essere immune a qualsiasi requisito politicamente (e socialmente) corretto.
La sua tecnica, raffinata durante le primarie repubblicane del 2016, é quella di coniare appellativi denigratori per i vari candidati. Ed ancora una volta entra in gioco l'Italia. Se Trump si é modellato sul nostro Silvio Berlusconi, gli appellativi sembrano direttamente ispirati dal sito web "Dagospia" dove Berlusconi viene indicato come "Cavalier Pompetta", Matteo Salvini come "Truce", Theresa May é "May 'na gioia" e Luigi Di Maio diventa "di Maio in peggio".
Da non dimenticare che lo stratega di Trump, Steve Bannon lavora spesso in Italia come consulente e adotta ed adatta strategie italiane per gli Usa e viceversa. 
Dei 24 candidati democratici giá dichiarati, ne abbiamo scelto 10 che giá hanno ricevuto appellativi da Trump: 
Joe Biden, ex vice presidente degli Usa: prima "losco Joe" poi "Joe l'addormentato".
Bill De Blasio, sindaco di New York City: ufficiale "burlone", possibile "sindaco dei negozi chiusi".
Cory Booker senatore Usa del New Jersey: "sindaco orribile".  
Kirsten Gillibrand, senatrice Usa di New York: "peso piuma".
Kamala Harris, senatrice Usa della California: "cattivissima".
Amy Klobuchar, senatrice Usa del Minnesota: "pupazzo di neve".
Beto O'Rourke, ex deputato Usa del Texas: "tirapacchi".
Bernie Sanders, senatore Usa del Vermont: "pazzo Bernie".
Elizabeth Warren, senatrice Usa del Massachusetts: prima "Pocahontas" poi "bizzarra" (Pocahontas, perché in passato si era erroneamente presentata come di origine indiana d'America).
Pete Buttigieg, sindaco di South Bend, Indiana: "Alfred E. Neuman" (Neuman é il personaggio della rivista "Mad").
Il senatore Sanders é stato eletto con il partito indipendente, ma si dichiara democratico per la campagna presidenziale.
Di questi 10 possiamo sicuramente eliminarne 5, incluso Bill De Blasio, che ha ricevuto pochissime donazioni (sotto il milione di dollari), come pure Gillibrand (3 milioni), Booker (5 milioni), Klobuchar (5,2 milioni), e Warren (6 milioni). Lasciamo nei top 5 Biden (6,3 milioni) per il suo "name recognition", anche se ha molti scheletri nell'armadio, inclusa la gestione della testimonianza di Anita Hill nel 1991 con cui veniva accusato di abusi sessuali l'allora candidato (poi confermato) alla Corte Suprema, Clarence Thomas. Questo oltre alle tante gaffe a cui va soggetto, come del resto Trump; ma, mentre le gaffe di Trump fanno aumentare i consensi tra i bigotti della sua "base", quelle di Biden li fanno precipitare.
Il top nella lista in base a numero e volume di donazioni rimane Sanders (18,2 milioni), seguito da Harris (12 milioni), O'Rourke (9,4 milioni) e Buttigieg (7 milioni). In confronto, con oltre 30 milioni, Trump ha ricevuto quasi piú donazioni dei primi quattro democratici messi assieme.
 
L'establishment democratico sembra fare il tifo per la "very nasty" senatrice Harris, anche perché se Sanders vincesse le primarie, il "Crazy Bernie" non sarebbe in grado di fronteggiare con successo un Trump avvezzo all'insulto. Giá si é visto come, per rispondere a Trump, Sanders avesse ribadito con un moscio "Roba da matti avere un presidente razzista, sessista, xenofobo e truffatore", senza coniare un appellativo efficace.
 
Mentre Trump ha predetto che i suoi due concorrenti democratici saranno "SleepyCreepy Joe" e "Crazy Bernie", la mia previsione é che la "very nasty" Harris otterrá la nomination. La senatrice potrebbe essere un'ottima sfidante in grado di castigare Trump (é stata procuratore statale). Se poi, come vice, Harris scegliesse Sanders, il "ticket" potrebbe rivelarsi vincente, in quanto "Crazy Bernie" sarebbe in grado di fronteggiare l'attuale vice presidente Mike Pence (se Trump lo ricandidasse), che manca del tutto di carisma.
 
Un'altra considerazione é che, questa volta, con l'eccezione di Biden, il pool di candidati democratici non include "Washington insiders", bensí personaggi provenienti da ben 15 stati, inclusi sei definiti "Trump country" (Alaska, Florida, Indiana, Montana, Ohio e Texas) dove, durante le primarie, martelleranno Trump con tutti i mali del mondo. A favore di Trump potrebbe comunque arrivare la stessa leadership democratica che, come la sinistra italiana, tende ad essere autodistruttiva e poco collegata con la realtá ("Pd, partito dei radical chic con Rolex" definisce il giornale online "Affari Italiani"). Nel caso del Congresso Usa si parla di Alexandria Ocasio-Cortez, Ayanna Pressley, Rashida Tlaib, Ilhan Omar e Pramila Jayapal, politici che terrorizzano gli elettori moderati e verranno usati da Trump per dimostrare come i democratici siano lontani dalla realtá delle masse.
 
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