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Esteri
Russia, Putin rieletto col 76,7% dei voti. "Il successo è il nostro destino"
Putin (foto Lapresse)

Elezioni Russia, affluenza boom. Oppositori denunciano pressing 

Si avvia verso la chiusura la giornata elettorale in Russia, dove 113 milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne, per eleggere il presidente. Non si aspettano sorprese dallo scrutinio: il candidato favorito, l'attuale capo di Stato Vladimir Putin, dovrebbe portare a casa una vittoria facile, ma i suoi oppositori denunciano pressioni e intimidazioni sugli elettori per recarsi alle urne e non rovinare, con una bassa affluenza, il plebiscito per il leader, che si appresta a governare il paese ancora per altri sei anni. I sondaggi danno a Putin al 70% delle intenzioni di voto, dieci volte di piu' del suo piu' vicino avversario, il comunista Pavel Grudinin. Con il quarto mandato, Putin si avvia ad essere il leader russo piu' longevo, dopo il dittatore sovietico Stalin. I russi gli riconoscono di aver sempre difeso gli interessi nazionali, di fronte a un Occidente che sentono sempre piu' ostile. Non a caso, Putin - che non ha praticamente fatto campagna elettorale - ha puntato molto sull'orgoglio patriottico, in questa giornata: le presidenziali sono state appositamente spostate il 18 marzo, per farle coincidere con l'anniversario della ratifica dell'annessione della Crimea alla Russia. Questa operazione - costata poi a Mosca alle sanzioni internazionali - la guerra in Siria, a fianco del regime di Damaso, le presunte inferenze nelle elezioni Usa, sono state tutte azioni condannate dai paesi occidentali, ma che in patria hanno solo fatto crescere la reputazione di Putin come leader forte. L'istituto demoscopico indipendente Levada Center ha fatto notare che i russi approvano l'operato del presidente principalmente in politica estera, mentre si lamentano della situazione nel paese. Ma tanto basta.

La crisi diplomatica con la Gran Bretagna per il caso della ex spia russa Skripal - avvelenata con un agente nervino a Salisbury e di cui Londra accusa direttamente il Cremlino - non ha neppure scalfito lo status di Putin. "Ho votato Putin, noi lo amiamo, ditelo in Italia, qui in Russia siamo contenti", ha raccontato ad Agi Marina, mamma di due figli piccoli, con cui e' venuta a votare in uno dei seggi del centro di Mosca, nel quartiere Khamovniki. Mentre dentro si vota, fuori si vendono dolci e bibite a prezzi ridotti, si regalano palloncini, alcuni animatori fanno giocare i bambini e una grande scacchiera all'ingresso e' a disposizione di chiunque voglia mettere insieme il dovere di cittadino con il divertimento. "Mi ricorda gli anni '80 dell'Unione sovietica, quando andare a votare era una festa: il partito comunista distribuiva cibo e bevande, c'era la musica, tutti andavano a votare, ma per fare provviste", ricorda Evgheni Tuytkov, pensionato. Si tratta solo di uno dei modi con cui la macchina statale si e' mobilitata per portare il piu' possibile i russi alle urne, sullo sfondo di una diffusa apatia dovuta alla condizione che il risultato del voto fosse gia' scritto. L'affluenza e' stata fin dall'inizio il dato su cui si e' concentrata l'attenzione sia del Cremlino, che dell'opposizione. I manifesti elettorali che piu' si vedevano per le strade russe sono stati quelli voluti dalla Commissione elettorale centrale (Cec) che invitavano i russi a "scegliere il presidente". Si e' trattato di una campagna massiccia, sia per le strade che in tv. Poi si sono utilizzati, a quanto pare, metodi gia' rodati: come le pressioni e le minacce sugli impiegati statali, perche' si recassero a votare con tanto di prove da mandare ai ai datori di lavoro. Nei seggi, in centro a Mosca, si sono visti spesso gruppi di persone arrivare in massa e fotografarsi col telefonino davanti alle urne o dietro i manifesti elettorali all'entrata. Alcuni, come hanno riportato le agenzie internazionali, sono arrivati ai seggi a bordo di autobus privati affittati. In generale, pero', non sembra si siano verificate violazioni su vasta scala, come avevano denunciato gli osservatori indipendenti nelle ultime presidenziali del 2012 e il dato ufficiale sull'affluenza (alle 19 di Mosca) e' del 59,5%.

Il Cremlino punta al 70%, per portare a casa un vero e proprio plebiscito per Putin e rafforzare cosi' il suo mandato, in vista anche di un periodo in cui si dovra' capire se preparare una successione o emendare la costituzione, aggirando cosi' il limite dei due mandati consecutivi. L'astensionismo era l'arma, con cui quello che doveva essere l'unico vero candidato di opposizione, Aleksei Navalny - escluso dalla corsa presidenziale per problemi con la giustizia, a suo dire creati appositamente per tenerlo lontano dalla politica - aveva sfidato Putin. Navalny aveva chiesto ai russi di boicottare le urne, per protestare contro "elezioni farsa" e la mancanza di reale competizione politica nel paese. Numerosi giovani del suo movimento si sono arruolati nelle fila degli osservatori, che in tutta la Russia stanno lavorando per arginare brogli e tentativi di gonfiare i risultati a favore di Putin. La realta' e' che dopo 18 anni a capo del paese, i russi vogliono ancora lo stesso presidente, perche' non vedono alternative valide. Questo e' dovuto sia alla puntuale repressione delle voci sgradite, all'onnipresenza di Putin sulle tv nazionali, dove la gran parte dei russi si informa, e dalla radicata condizione che solo lui possa difendere la Russia, ormai accerchiata da nemici che vogliono indebolirla. Il capo della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, ha denunciato che chi gia' dichiara il voto truccato e' fazioso o russofobo, un termine con cui il Cremlino da anni ormai descrive chi critica la Russia in Occidente. Le operazioni di voto si chiuderanno nei seggi piu' occidentali dell'immenso paese da 11 fusi orari, alle 19.00 ora italiana. Gli ultimi a votare saranno a Kaliningrad, sul Mar Baltico. Putin potrebbe festeggiare la sua vittoria gia' stasera. Nel 2012, era sceso in piazza davanti al Cremlino, versando anche una lacrima, ancora non si sa se per il vento freddo che tirava quella notte o per la commozione. Oggi, dopo aver votato a Mosca, ha detto di essere sicuro che il programma che propone per il paese e' quello giusto e ha assicurato che sara' soddisfatto di qualsiasi risultato uscira' dalle urne, basta che gli dia il "diritto di svolgere ancora l'incarico di presidente".  

 

Russia: presidenziali, chi sono gli otto candidati



Oggi la Russia si è recata alle urne per eleggere il presidente che governera' il Paese per i prossimi sei anni. La campagna elettorale e' iniziata il 18 dicembre e le elezioni si tengono nell'anniversario esatto dell'annessione della Crimea alla Russia. Inizialmente, erano state 70 le persone che avevano dichiarato l'intenzione di candidarsi, ma di questi sono arrivati al rush finale solo otto. Con un consenso che sfiora l'80%, l'attuale presidente Vladimir Putin, dovrebbe facilmente conquistare il suo quarto mandato (non consecutivo) da capo di Stato. Il suo sfidante piu' carismatico, l'oppositore Aleksei Navalny, 41 anni, non e' stato registrato come candidato per via di una condanna penale a suo carico e che a suo dire, pero', e' stata emessa appositamente per tenerlo lontano dalla politica.

Di seguito i candidati:

VLADIMIR PUTIN, 65 anni, ha preso le distanze dal suo partito Russia Unita e si presenta come indipendente. E' stato presidente della Federazione russa dal 2000 al 2008, per poi occupare la poltrona di primo ministro, visto che la Costituzione vieta piu' di due mandati consecutivi. Al suo posto e' salito al potere, fino al 2012, l'allora premier Dmitri Medvedev, che prima di lasciare il Cremlino ha cambiato la Costituzione per estendere da quattro a sei anni il mandato presidenziale. A marzo dello stesso anno, Putin e' stato rieletto e se domenica vincera' si avviera' ad essere il leader russo piu' longevo dai tempi di Stalin. Per via dei limiti costituzionali, non potra' candidarsi nel 2024, ma secondo molti osservatori continuera' comunque a giocare un ruolo di primo livello nella vita politica russa. Secondo l'istituto ufficiale Vtsiom, domenica potrebbe conquistare il 69-73% dei voti. E' talmente certo la sua vittoria, che non ha mai partecipato ai dibattuti tv con gli altri candidati.

KSENIA SOBCHAK, 36 anni, e' la figlia del padrino politico di Putin, l'ex sindaco di San Pietroburgo, Anatoly Sobchak. Ribattezzata la Paris Hilton russa per il suo stile di vita, il presenziassimo nella vita mondana e la sua partecipazione a programmi tv alla Grande Fratello, e' poi diventata giornalista tv impegnata e si e' unita nel 2012 alle fila dell'opposizione di piazza. La sua discesa in campo e' stata vista da molti come una strategia del Cremlino per avere un candidato liberale, ma controllabile, che certificasse l'esistenza di concorrenza politica nel controverso sistema democratico russo e suscitasse interesse in parte dell'elettorato delle grandi citta', che potrebbe invece boicottare il voto. Sobchak ha sempre respinto l'accusa di collusione con il Cremlino e in campagna elettorale ha affrontato tematiche delicate, di solito non molto presenti in tv e nei media di Stato, come la questione dei prigionieri politici, l'annessione della Crimea o i diritti umani in Cecenia. Il suo slogan e' "contro tutti". Ha subito ammesso di gareggiare non per vincere e si e' astenuta dal criticare in modo diretto Putin. Sobchak raccoglie consensi tra quello che e' rimasto dopo la crisi della middle class delle grandi citta', soprattutto Mosca e San Pietroburgo. Secondo l'istituto ufficiale Vtsiom, il suo consensi e' tra il 2 e il 3% e domenica dovrebbe conquistare il quarto posto nella corsa al Cremlino.

PAVEL GRUDININ, 57 anni, e' la vera sorpresa della campagna elettorale perche' in poco tempo si e' conquistato un vasto consenso, tanto che secondo i sondaggi e' subito dietro Putin nei consensi. Miliardario direttore del Sovchoz Lenin di Mosca, il piu' grande centro di produzione di fragole di tutta la Russia, e' stato candidato dal partito Partito Comunista (Kprf), ma fino al 2010 era membro del partito di governo Russia Unita. E' critico dell'attuale sistema politico ed economico russo, ma ha evitato anche lui di puntare direttamente il dito contro Putin. La sua candidatura e' stata letta come un tentativo dei comunisti di allargare la loro base di consensi oltre i nostalgici dell'Urss. Grudinin e' riuscito a raccogliere l'appoggio anche dei piccoli e medi imprenditori e di chi finora non si interessava di politica. Secondo l'istituto ufficiale Vtsiom, il suoo consenso e' tra il 10 e il 14%.

VLADIMIR ZHIRINOVSKY, 71 anni, veterano della politica russa, e' a capo del partito ultranazionalista Ldpr, noto per le sue posizioni xenofobe. Questa e' la sesta volta che corre per il posto di presidente. Mentre da una parte infiamma gli elettori con la sua retorica populista, dall'altra ha sempre sostenuto Putin e il suo partito in Parlamento, pur rappresentando formalmente l'opposizione. Alle ultime presidenziali, nel 2012, ha ottenuto il 6%. Secondo l'istituto ufficiale Vtsiom, domenica uscira' terzo dalle urne ed e' dato tra l'8 e il 12%.

GRIGORY YAVLINSKY, 65 anni, candidato e leader del partito liberale Yabloko, si e' gia' presentato alle presidenziali nel 2000, ottenendo il 6% dei voti. Ha denunciato spesso le politiche del Cremlino e ha criticato con regolarita' Putin, chiedendo maggiore liberta' politica e un corso economico piu' liberale. La sua base di supporto e' circoscritta alle vecchie generazioni nelle cerchie liberali delle grandi citta'. Secondo l'istituto ufficiale Vtsiom, domenica conquistera' il quinto posto; il suo consenso e' tra l'1 e il 2%.

BORIS TITOV, 57 anni, leader del partito della Crescita (Partia Rosta, in russo), si candida per la prima volta. Dal 2012, ricopre l'incarico di ombudsman dei diritti degli imprenditori, dopo aver avuto una carriera nel settore dei fertilizzanti e della chimica. Il suo programma si concentra sul creare un clima piu' favorevole per il business in Russia. Secondo l'istituto ufficiale Vtsiom, il suo consenso e' sotto il 2% come quello dei rimanenti candidati.

SERGHEI BABURIN, 59 anni, esperto legale, candidato della piccola formazione nazionalista 'Panrussa', ha giocato un ruolo di primo piano nella politica degli anni '90, opponendosi alla dissoluzione dell'Unione sovietica nel 1991 e diventano uno dei leader del parlamento ribelle contro Boris Eltsin, nel 1993. E' stato anche vice presidente della Duma negli anni '90 e 2000. Nel 2007, non e' riuscito a entrare in Parlamento e ha lasciato la politica, andando a ricoprire il posto di rettore dell'Universita' di Mosca. Le posizioni del suo partito sono a favore di Putin sia in politica estera, che interna.

MAXIM SURAIKIN, 39 anni, e' a capo del partito Comunisti di Russia, un gruppo marginale che si presenta come alternativo al Kprf, che ritiene si tratti di una formazione nata su disegno del Cremlino per frammentare il voto comunista. Ha una formazione da ingegnere e ha un piccolo business di computer. Nel 2014, si e' candidato a governatore della regione di Nizhny Novgorod, ottenendo il 2% dei voti. IL BOICOTTAGGIO DEL VOTO. I russi come era in passato non troveranno la casella "contro tutti" nella scheda, ma l'affluenza sara' l'altro 'candidato'. L'oppositore Navalny ha lanciato un appello per uno "sciopero degli elettori" , invitando i russi che vogliono piu' liberta' e competizione ad astenersi dal voto per delegittimare la scontata vittoria di Putin. Il presidente, secondo alcuni esperti, mirerebbe a ottenere il 70% dei voti con il 70% delle preferenze per poter essere sicuro di contare su una forte base di appoggio. Il fatto pero' che l'esito delle urne appaia gia' scritto, unito alla tradizionale apatia dell'elettorato russo potrebbero influire in modo negativo sull'affluenza. L'opposizione ha gia' denunciato l'uso massiccio di pressioni sui dipendenti pubblici perche' vadano a votare e si prepara a un massiccio controllo delle operazioni di voto con numerosi osservatori indipendenti, che dovranno impedire il ricorso a brogli e manipolazioni. Sempre secondo l'ultimo sondaggio dell'istituto Vtsiom, l'affluenza alle presidenziali sara' del 74%.

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