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Esteri
Siria, 275 mila sfollati curdi. Manbij presa dall'esercito siriano
Mike Pence

Siria: offensiva di Ankara su Manbij, morto un militare turco

Un soldato turco e’ morto e altri 8 sono rimasti feriti nell’attacco sferrato sulla città di Manbij, a ovest della riva del fiume Eufrate, in territorio siriano. Sono attualmente 4 i militari turchi rimasti uccisi nella prima settimana dall’inizio dell’offensiva di Ankara nel nord est della Siria.    Ieri e’ partita l’offensiva su Manbij da parte dell’esercito turco e degli alleati dell’Esercito libero siriano (Els), che puntano al controllo della città, attualmente in mano alle milizie Ypg, e hanno iniziato a piovere colpi di artiglieria esplosi dall'esercito turco. L'attacco di Els sarebbe stato sferrato anche da ovest, vale a dire dalle provincie adi Al Bab e Jarabulus sotto il controllo della Turchia. E' di ieri l'annuncio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che l'offensiva turca nel nord est della Siria comprenderà anche la città di Manbij, città sotto il controllo delle milizie curde Ypg, inizialmente non ricompresa all'interno del piano di Ankara per costituire una safe zone a est dell'Eufrate, in quanto situata sulla riva ovest del fiume. "Una volta ripulita Manbij sarà restituita ai legittimi proprietari. Stiamo solo dando seguito agli accordi presi un anno fa, quando gli Usa ci dissero che i terroristi avrebbero abbandonato la città in 90 giorni, ed è passato un anno", ha detto Erdogan. Si tratta di un'estensione della prevista safe zone, uno sviluppo importante, con le truppe di terra turche che si stanno dirigendo verso i confini della città in queste ore.

 

Siria: curdi, 275 mila sfollati tra i quali 70 mila bambini

L'Autorità curda della regione nord-orientale della Siria ha riferito che gli sfollati nell'area in seguito all'offensiva militare lanciata la scorsa settimana da Ankara sono oltre 275 mila. Tra loro anche più di 70 mila bambini. Nelle scorse ore, l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) aveva stimato in 150-160 mila le persone sfollate dalla proprie abitazioni nel nord-est della Siria in seguito all'inizio dell'operazione di Ankara, chiamata 'Fonte di pace'. Secondo le Nazioni Unite, il dato era destinato ad "aumentare in modo significativo nei prossimi giorni con l'arrivo di maggiori informazioni".

Siria: Trump impone sanzioni ad Ankara, "fermatevi". E invia Mike Pence

 

Il presidente americano, Donald Trump, passa all'azione per tentare di fermare l'offensiva turca in Siria: lo fa imponendo sanzioni contro tre ministri di Ankara, reintroducendo dazi sull'acciaio turco e con una telefonata al collega Recep Tayyp Erdogan a cui ha chiesto "un immediato cessate il fuoco". Intanto il suo vicve, Mike Pence, ha fatto sapere che si recherà presto ad Ankara per cercare una soluzione alla crisi con i vertici turchi.

Trump ha avvertito Erdogan che "gli Usa non tollereranno oltre l'invasione turca della Siria": "Chiediamo ad Ankara di fermarsi, di mettere fine alla violenza e di venire al tavolo dei negoziati". Nel frattempo il presidente americano ha ordinato lo "stop immediato dei negoziati" in merito a "un accordo commerciale del valore di 100 miliardi di dollari con la Turchia" e "l'aumento dei dazi sull'acciaio fino al 50%, il livello precedente alla riduzione a maggio". "Sono totalmente pronto a distruggere rapidamente l'economia turca se i leader turchi continuano questa strada pericolosa e distruttiva", ha twittato il presidente Usa.

Gli Stati Uniti hanno anche imposto sanzioni a tre ministri del governo turco coinvolti nell'offensiva nel nord-est della Siria. "Gli Stati Uniti ritengono il governo turco responsabile dell'aumento di violenza da parte delle forze turche, mettendo in pericolo civili innocenti e destabilizzando la regione", ha affermato in una nota il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.

Guerra in Siria: il vicepresidente Pence su mandato di Trump cercherà di mediare con la Turchia di Erdogan

Oltre che sulle sanzioni, Washington punta sui negoziati: il vicepresidente americano, Mike Pence, ha annunciato che su ordine di Trump si recherà prossimamente in Turchia per discutere con i vertici turchi. Il numero due della Casa Bianca guiderà una delegazione insieme al consigliere per la Sicurezza nazionale, Robert O'Brien. L'obiettivo è avviare trattative per un cessate il fuoco. Il capo del Pentagono, Mark Esper, invece, la prossima settimana sarà a Bruxelles per "fare pressioni sugli alleati Nato per adottare misure collettive e individuali, diplomatiche ed economiche, in risposta a queste oltraggiose azioni turche". 

La tardiva mobilitazione di Trump contro l'offensiva anti-curdi non piace neppure a suoi alleati di ferro come il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell. Il ritiro delle truppe Usa "creerà anche un più ampio vuoto di potere in Siria che sarà sfruttato da Iran e Russia" e "favorirà la rinascita dell'Isis", ha avvertito McConnell. 

Trump ha comunque precisato che gli Usa "manterranno una minima presenza alla base Garrison ad Al-Tanf, nel sud della Siria, per continuare a bloccare gli ultimi resti dell'Isis". Questi militari, ha spiegato, saranno "ridistribuiti e resteranno nella regione per monitorare la situazione e impedire il ripetersi del 2014, quando la minaccia trascurata dell'Isis si è diffusa in Siria e Iraq".
 

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