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Esteri
Spagna al terzo voto in 4 anni. Incubo estrema destra al governo
Santiago Abascal (foto Lapresse)

Quale Spagna avremo da lunedì mattina, dopo che gli spagnoli avranno espletato il loro diritto di voto, per la terza volta negli ultimi 4 anni? La campagna elettorale non ha assolutamente dissipato i molti dubbi che aleggiano sul voto per le Legislative. Il primo punto interrogativo, e non potrebbe essere altrimenti, riguarda sicuramente la unica vera novità di queste elezioni e cioè la sorprendente ascesa di Vox, la formazione di estrema destra, che dopo avere ottenuto un clamoroso successo alle elezioni in Andalusia, secondo i sondaggi sembra destinato ad un altro clamoroso risultato anche a livello nazionale. Qualche sondaggista addirittura arriva a pronosticare per la formazione di Abascal oltre il 15 % dei consensi, che lo farebbe diventare la terza forza del paese, dopo i socialisti e i popolari.

Affluenza record/ Aperti i seggi per il rinnovo del Congresso dei deputati e del Senato. Partecipazione altissima nelle prime ore della giornata: alle 14 aveva votato il 41,48%, il secondo dato più alto in 40 anni. La chiusura è prevista per le 20

Non è un caso che Sanchez abbia concluso la sua campagna elettorale paventando proprio il rischio di avere un governo con una maggioranza di ultradestra. I popolari dal loro canto, per bocca del proprio leader Pablo Casado, hanno chiaramente fatto intendere la loro intenzione di aprire ad un ingresso nel governo di Vox.  Abascal, infatti, ha avuto buon gioco ad approfittare delle tante debolezze dei rivali. I socialisti, in primis, che malgrado siano in testa nei sondaggi, sono ben lontani dall' avere i numeri per governare da soli, e perciò devono di nuovo misurarsi nella estenuante ricerca di un compromesso da un lato con Podemos e dall'altro con i riottosi partitini catalani.

Sanchez ha provato in tutti i modi ad uscire da questa impasse, ma la sola alternativa che avrebbe, cioè quella di governare con Ciudadanos del ex enfant prodige Rivera, sembra avere davvero pochissime chance di realizzarsi. Troppa acredine anche a livello personale divide i due rispettivi leader per sperare che tutto possa ricomporsi per formare un governo insieme. Ma anche dalle parti dei popolari la situazione non pare certo tranquilla. Il leader non riesce a bucare e a conquistare gli elettori, i tanti piccoli scandali che si sono rincorsi intorno alla sua figura e a quella di alcuni maggiorenti del partito hanno tarpato le ali ad una possibile piena vittoria del partito.

Per non parlare poi di Podemos, del tanto discusso Iglesias, che pare aver perso molto smalto da quando pareva destinato davvero a diventare il nuovo leader spagnolo. Ma la sua smodata ambizione e qualche scandalo di troppo gli hanno tolto lucidità e consensi. Nel 2015 con il suo rifiuto di fare il governo con i socialisti, infatti, praticamente consegnò il governo in mano alla destra, per poi dopo soli due anni e mezzo accasarsi con gli stessi socialisti, ma in una chiara posizione di maggiore debolezza. E questi mesi di governo insieme a Sanchez sono sembrati davvero un calvario, molto simile a quello che si sta vivendo con il governo gialloverde in Italia.

Simile situazione sembrano vivere gli “arancioni” di centro di Ciudadanos,  ancora alla ricerca di un loro “ubi consistam” chiaro e definito. La parabola del suo leader Rivera assomiglia in maniera quasi speculare a quella del leader di Podemos, anche se le posizioni sono chiaramente divergenti su moltissimi aspetti. Dopo l'exploit del 2015 anche per lui è cominciato, infatti, un periodo di stallo, che rischia ora di metterlo in una posizione marginale nel nuovo scacchiere politico. La repentina ascesa di Abascal poi non ha fatto altro che togliere ulteriore spazio mediatico e importanza a chi pensava di poter rappresentare una valida alternativa al tradizionale bipartitismo spagnolo.

Ecco allora che le incertezze, che hanno portato il paese al voto, rischiano paradossalmente di essere, se possibile, amplificate proprio dal risultato delle urne. I sondaggi, infatti, che danno i socialisti in testa con circa il 28, 8 %, i popolari con il 18% , Podemos con il 13%, Ciudadanos con il 14%, accreditano Vox del 12,8%, ma sono molti che temono l'effetto Le Pen, ossia che si possa ripetersi quello accaduto nel 2002 nelle elezioni presidenziali in Francia, quando la destra di Le Pen sorprendendo tutti riusci a conquistare il ballottaggio con Chirac. I sondaggi, infatti, spesso tendono a sottostimare, per molti motivi, le formazioni troppo estreme, come quella di Abascal.

A vedere le folle oceaniche che hanno stipato le piazze e i palazzetti dello sport, per assistere in giro per la Spagna, ai comizi del suo leader, pare proprio che la eventualità, paventata da molti, che Vox possa arrivare ad essere la terza forza del paese, sia assai più concreta di quanto emerga dai sondaggi. Resta da vedere poi come conciliare le idee di Abascal con quelle di Rivera, senza il quale appare difficile poter arrivare ad una maggioranza per governare.

Ma qui, come già accaduto in Andalusia, potrebbe rimetterci lo zampino uno degli storici ex leader del Partito Popolare, quel Josè Maria Aznar, che dopo un lungo periodo di assenza, pare essersi ritagliato il ruolo di eminenza grigia della politica di centro destra. Gli scenari perciò che si stagliano all'orizzonte sono per ora piuttosto nebulosi, ma certamente da lunedì prossimo, comunque vada, tutti dovranno fare i conti, volenti o nolenti, con il battagliero piccolo “Salvini” basco, e con il suo partitino, che, nato da una costola del Pp, può davvero ritagliarsi un ruolo da protagonista nel futuro della politica spagnola. 

vcaccioppoli@gmail.com

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