Su un aspetto è impossibile criticare l’operato di Donald Trump durante la pandemia da Coronavirus, quello economico. Pur non essendo convinto del tutto sulla pericolosità del ‘virus cinese’, il tycoon ha fatto approvare bipartisan e velocemente (già a marzo) dal Congresso il più grande piano di aiuti della storia americana, oltre tre trilioni di dollari, aumentati in un secondo passaggio. Un sostegno che non ha tolto la preoccupazione ‘sanitaria’ degli americani ma sicuramente ha dimezzato quella economia.
Un disoccupato in Florida, tra aiuti del sussidio di disoccupazione e aiuti di sostegno alla pandemia, sta ricevendo da marzo un assegno mensile complessivo di 3600 dollari, mentre un lavoratore a New York ne riceve circa 4000. E tutti sul conto corrente e pure con i saluti del Presidente.
Nella settimana dell’Indipendence Day Trump ha firmato un ordine di estensione degli aiuti per i piccoli commerci del PPP, Paycheck Protection Program. La scadenza originale degli aiuti era fissata a fine giugno ma poiché dei 660 bilioni di dollari messi a budget ne rimanevano in cassa ancora 130 la data di chiusura degli aiuti è stata ancora posticipata fino al prossimo 8 agosto.
Il PPP permette al piccolo commercio di chiedere sostegni economici per pagare i dipendenti, gli affitti e altri costi. Gli aiuti arrivano sotto forma di prestiti federali ma, se usati per almeno il 60% per le buste paga del personale, diventano a fondo perduto.
Il Programma ha, fino ad ora , aiutato, quasi 5 milioni di piccoli business e li ha sostenuti per due mesi e mezzo. I sostenitori del programma hanno detto che tenteranno di riproporlo perchè sono convinti che è indispensabile sostenere le piccole realtà commerciali che sono state soffocate dal lungo lockdown e dalle conseguenze della pandemia.
Il PPP non è però stato esente da critiche perchè sostegni (anche di 10 milioni di dollari) sono stati ricevuti non solo dai piccoli ma pure da grandi catene come i ristoranti Potbelly, la compagnia di carbone Hallador Energy e i magazzini di video Quantum. Ma in fondo meglio ‘abundare quam deficere’ ed allora meglio abbondare.
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