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Gli spumanti trainano l'export italiano: più 4 % nei primi sei mesi

Nel commercio mondiale di vino 2016, nei primi cinque mesi dell'anno, l'Italia con un aumento del 4% delle importazioni dei suoi vini sui principali mercati esteri, resta in scia ai diretti competitor, surclassando quelli dell'Emisfero Sud ma arrancando nei confronti degli europei. E' quanto emerge dai dati elaborati dall'Osservatorio Wine Monitor di Nomisma. 

Nel periodo gennaio-maggio di quest'anno, le importazioni nei primi dieci mercati , che congiuntamente pesano per il 70% dell'import mondiale di vino in valore, sono cresciute del 3,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, superando cosi' i 7,3 miliardi di euro. Stati Uniti e Giappone crescono di oltre il 4%, mentre arretrano Germania e Regno Unito (entrambi con cali vicini al 6%). Ma la vera sorpresa e' data in primis dalla Russia che dopo due anni di cali continui nelle importazioni sembra aver riavviato gli acquisti di vino dall'estero (+9%) e soprattutto dalla Cina che, a meta' anno, ha gia' importato lo stesso valore di quanto acquistato dalla Svizzera in tutto il 2015 (1 miliardo di euro). 

Rispetto a questa dinamica, gli acquisti di vini italiani restano nella media (4%), mentre aumentano sensibilmente quelli spagnoli e francesi, con percentuali superiori all'8% in entrambi i casi.

"Le importazioni di vini italiani nei principali mercati mondiali- spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma - continuano ad essere trainate dagli spumanti. La crescita per questa tipologia nei primi cinque mesi del 2016 e' infatti superiore al 20%, mentre nel caso dei vini fermi imbottigliati la variazione e' appena dell'1%". 

Regno Unito e Stati Uniti si confermano i principali mercati di sbocco degli sparkling italiani, dove continua a farla da padrone il Prosecco che nel frattempo inizia a farsi strada anche nel mercato francese, patria del piu' blasonato Champagne. "Nei primi 5 mesi del 2016 - sottolinea Pantini - le importazioni in Francia di spumanti Dop italiani, escluso l'Asti, sono praticamente raddoppiate rispetto all'anno scorso, passando da meno di 9mila a quasi 19mila ettolitri, per un valore corrispondente di 6,5 milioni di euro". 

In questo momento, i vini fermi imbottigliati del Belpaese non stanno invece marciando a grandi passi nel mercato nordamericano (meno del 2% di aumento), ma sembrano recuperare terreno in Cina e in Russia: le importazioni dei nostri vini in questi mercati sono cresciute in valore rispettivamente del 42% e 16%. Come rileva Nomisma, al contrario dell'Italia, la Spagna continua a guadagnare posizioni di mercato con la vendita di vini sfusi, in particolare proprio grazie ai ritrovati acquisti della Russia, anche se pure sul fronte dei vini imbottigliati gli spagnoli mettono a segno buoni risultati sia sul mercato statunitense (+8%) che su quello cinese (+42%), consolidando cosi' la loro quarta posizione in termini di vini fermi piu' importati nel paese asiatico. Secondo l'Osservatorio Wine Monitor, il vino che piu' di tutti sta conquistando quote di mercato in Cina e' quello australiano. Forte di un accordo di libero scambio entrato in vigore nel dicembre scorso e per il quale e' previsto l'azzeramento dei dazi all'import per il vino entro il 2019, nei primi cinque mesi di quest'anno gli acquisti dall'Australia sono cresciuti del 43%, portando cosi' la relativa quota dal 16% di due anni fa al 25% di tutti i vini importati in Cina.

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