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Allarme estinzione per elefanti e pappagalli

 

Un souvenir in avorio può sembrare innocente così come un pranzo in un ristorante che propone carni tanto esotiche da essere proibite. Ma milioni di questi atti di micro illegalità moltiplicano il traffico illecito di animali protetti rischiando di spazzare via dalla Terra anche specie simbolo della nostra idea di natura. L’uccisione e la compravendita di animali rari stringono il cerchio dell’estinzione in particolare attorno agli elefanti, ai pangolini (noti anche come formichieri squamosi) e ai pappagalli cenerini.

L’allarme viene dalla Cites (la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione) che ha concluso la conferenza di Johannesburg a cui hanno partecipato 3.500 persone e i rappresentanti di 152 governi chiedendo una stretta vigorosa al traffico di specie protette. Il mondo ha votato per alzare la soglia di protezione perché il commercio di animali e piante tutelati raggiunge un giro d’affari illeciti che è il terzo nel mondo dopo droga e armi: ogni anno si vendono illegalmente prodotti per un valore stimato tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.

Per questo il Wwf ha lanciato un appello a evitare gli acquisti a rischio. Ad esempio le splendide conchiglie bianche e arancioni del Nautilus. Prima di finire su una scrivania quelle conchiglie ospitavano il cefalopode che ha offerto a Giulio Verne l’idea del sottomarino capace di scendere nelle fosse oceaniche. Il Nautilus – quello vero – riesce infatti a scendere a grandi profondità grazie a una sistema di camere compensatorie che permette di sopportare gli sbalzi di pressione.

“Ora la Cites ha inserito il Nautilus nell’elenco delle specie il cui commercio deve essere regolamentato, il primo passo verso la protezione”, osserva Isabella Pratesi, responsabile della conservazione per il Wwf. “E’ un atto importante che conferma una crescita di attenzione che però purtroppo resta ancora insufficiente. Tanto che alcune specie rimangono ad alto rischio a causa del bracconaggio: le tigri, di cui si usano sia le ossa per la medicina tradizionale che le pelli; gli elefanti per l’avorio; i rinoceronti per il corno; gli squali per le pinne; il pangolino per le carni e le squame. E, per la flora, c’è da aggiungere il palissandro”.

Le politiche di conservazione – sottolinea il Wwf - hanno comunque ottenuto vittorie significative. E’ il caso dell’antilope tibetana, per decenni massacrata per ottenere lo shahtoosh, una pelliccia molto pregiata; del wallaby dalle briglie, un piccolo canguro australiano; del leopardo dell’Amur, al confine tra Russia e Cina. E, in Italia, del gipeto che è tornato a ricolonizzare le Alpi, del grifone che si è moltiplicato in Appennino, del cervo sardo, del lupo.

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