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Next Generation Eu, Ong chiedono il 50% dei fondi per la decarbonizzazione

Almeno il 50% del fondo Next Generation EU (circa 100 miliardi di euro) deve essere indirizzato verso progetti a favore della decarbonizzazione, tra fonti rinnovabili, efficienza energetica, elettrificazione dei trasporti e conversione dei processi industriali. Nessuna fonte fossile deve accedere ai fondi, così come la tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2.

Inizia così il documento congiunto presentato oggi venerdì 12 marzo dalle Organizzazioni non-profit WWF, Legambiente, Greenpeace, Transport&Environment e Kyoto Club, riguardo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sulla lotta al cambiamento climatico e, appunto, alla decarbonizzazione.

Le Ong, come si legge nel comunicato ufficiale, consigliano di accompagnare i capitoli di spesa da un programma di riforme per ciascun ambito (rinnovabili, trasporti, efficienza, industria).

Il PNRR dovrà essere in grado di portare almeno 6.000 MW di rinnovabili elettriche l'anno e dovrà lanciare programmi significativi di efficienza energetica negli edifici pubblici e privati. Poi, ancora, alla mobilità sostenibile urbana e regionale viene consigliato di destinare circa 30 miliardi di euro, con l'elettrificazione del sistema dei trasporti e la realizzazione dell'infrastruttura di ricarica.

Negli ultimi punti del documento, invece, viene chiesto, nel settore che riguarda l’industria, di favorire l’economia circolare, riducendo la quantità di rifiuti prodotti, innovando con l'idrogeno verde, incrementando l’elettrificazione dei trasporti e l'elettromeccanica e impostando la decarbonizzazione di acciaio e cemento. Infine, le cinque Organizzazioni hanno proposto al Governo di consultare, prima di prendere decisioni in questo senso, le Associazioni ambientaliste.

Questa transizione dal carbone all’elettrico, se dal punto di vista ambientale è sicuramente positiva, ha però dei rischi di tenuta sociale: tra i lavoratori di carbone circola una forte preoccupazione sulla conservazione del posto di lavoro. Alcuni, infatti, ritengono che non riusciranno a essere reintegrati nelle nuove tecnologie.

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