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Riciclabile al 100%, le bugie dietro le etichette sulla plastica sostenibile
Ragazza fa la spesa

Plastica, il riciclo al 100% non esiste, tutte le bugie dietro le etichette green

Non tutto è “green” ciò che luccica. Numerose indagini dimostrano chiaramente che i “Green Claims” hanno un notevole impatto sul comportamento dei consumatori e sulle decisioni che assumono in fase di acquisto. E nonostante questo, come riporta il Fatto Alimentare, veicolare prodotti con affermazioni fuorvianti è un fenomeno in crescita in quasi tutta Europa.

Proprio per questo motivo il BEUC, insieme a 14 organizzazioni nazionali per la tutela dei consumatori (tra cui Altroconsumo) di 13 Paesi europei ha presentato un avviso alla Commissione europea e alla Rete europea per la tutela dei consumatori (rete CPC), segnalando diverse potenziali pratiche commerciali sleali messe in atto dalle aziende.

Le scritte sulle confezioni: “riciclabile al 100%”

Nell’occhio del ciclone affermazioni come “Riciclabile al 100%” o “Realizzata con plastica riciclata al 100%” che costantemente appaiono sulle bottiglie monouso in PET in vendita sugli scaffali dei supermercati. Queste informazioni promuovono l’idea della “circolarità” dei contenitori. Si crea l’illusione che si possano riciclare le bottiglie più volte per crearne di nuove, neutralizzando così l’impatto della plastica sull’ambiente. Questi avvisi sono fuorvianti, si tratta di “Un greenwashing che certamente deve finire” come ha affermato Ursula Pachl, vicedirettrice generale del BEUC.

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L’affermazione “100% Plastica Riciclata” indurrebbe il consumatore a pensare a una bottiglia interamente realizzata con materiali riciclati che, a loro volta, siano stati precedentemente già utilizzati, passati attraverso il processo di gestione dei rifiuti, un processo di riciclaggio e rigenerati in un nuovo prodotto.

La realtà non corrisponde alle aspettative per svariate ragioni. Innanzitutto, solo uno dei molteplici componenti che costituiscono la bottiglia (il corpo) è realizzato con plastica riciclata. Secondo il BEUC tappi ed etichette non possono essere realizzati con materiali riciclati. Inoltre, come riporta il Fatto Alimentare, spesso sono utilizzati ritagli e scarti di processi produttivi che coinvolgono plastica vergine e non plastica riciclata.

Secondo i dati del rapporto BEUC, svariate aziende intervistate hanno dichiarato di utilizzare PET riciclato al 100% da prodotti post-consumo per come materia prima per le nuove le bottiglie di bevande, senza tuttavia disporre di una certificazione indipendente che possa verificarlo.

Il termine “riciclabile”

Il rapporto BEUC a questo punto apre diversi interrogativi sulla dicitura “100% riciclabile”. Il termine “riciclabile” si utilizza in contesti diversi da attori diversi e non ha un significato fisso né a livello legale né nel gergo comune. Come notato da Consumers International, il termine è “ambiguo” e se un prodotto verrà riciclato dipende da molti fattori, non solo dalla natura dell’imballaggio. Ad esempio, la disponibilità di infrastrutture per raccogliere il materiale, l’efficacia dei processi di smistamento, la disponibilità di processi di riciclaggio adeguati e la loro efficacia, nonché l’esistenza di mercati finali per i materiali riciclati.

Per il consumatore medio, è logico aspettarsi che l’affermazione “riciclabile” abbia un significato pratico. Cioè, che possa aspettarsi che il prodotto sia riciclato completamente e nella sua zona. Nel caso delle bottiglie per bevande l’idea del riciclaggio “da bottiglia a bottiglia” e l’immaginario circolare sono stati fortemente promossi. I consumatori possono quindi presumere che “riciclabile” in questo contesto significhi che la bottiglia per bevanda si potrà riciclare in una nuova bottiglia per bevande.

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In realtà, spiega il Beuc: “Nessuno dei componenti della bottiglia per bevande, nemmeno il componente PET, viene riciclato al 100%, né questo è tecnicamente realizzabile. Per i componenti non PET della bottiglia (ad esempio, tappi ed etichette), i risultati del riciclaggio sono notevolmente più poveri rispetto al PET. In entrambe i casi, è altamente improbabile o impossibile che vengano riciclati in componenti per nuove bottiglie, ovvero nuovi tappi ed etichette. Gli adesivi e gli inchiostri non sono nemmeno tecnicamente riciclabili”.

A conti fatti, come riporta il Fatto Alimentare, secondo l’analisi del BEUC, la rappresentazione del riciclaggio delle bottiglie di plastica è lungi dall’essere all’altezza né della realtà attuale né del prossimo futuro del sistema di riciclaggio della plastica. Le bottiglie di plastica usate non diventano e non possono diventare nuove bottiglie di plastica in un ciclo infinito. Anche se potessero, ciò non significherebbe che le bottiglie di plastica per bevande sono un prodotto ambientalmente neutro o “sostenibile”: hanno comunque un impatto estremamente negativo sull’ambiente rispetto all’acqua del rubinetto e all’uso di bottiglie riutilizzabili.

Perché non esiste il riciclo circolare

Anche solo considerando il corpo della bottiglia in PET, come spiegato in un rapporto del 2022 di Eunomia e Zero Waste Europe intitolato “How circolare is PET”, un sistema di riciclo “circolare” non esiste in Europa per i seguenti motivi:

1) Le perdite si verificano in ogni fase del processo di riciclaggio: raccolta, cernita, lavaggio, sfogliatura, riciclaggio e produzione. Ciò significa che la quantità di plastica ottenuta dal riciclo è di gran lunga inferiore alla quantità immessa sul mercato sotto forma di bottiglie. Si stima che il tasso di riciclaggio dei corpi delle bottiglie per bevande in PET nell’UE sia solo del 55%.

Il resto viene incenerito, finisce in discarica o disperso nell’ambiente. Sebbene i tassi siano più elevati in alcuni Paesi che utilizzano un sistema di restituzione dei depositi o altri sistemi di riciclaggio efficaci, un tasso del 100% è irrealizzabile, poiché queste perdite sono impossibili da eliminare.

2) Solo il 31% del PET riciclato derivato dai corpi delle bottiglie per bevande nell’UE si utilizza per produrre nuove bottiglie. Il 69% viene utilizzato per realizzare altri prodotti, compresi manufatti tessili e altri tipi di imballaggio. Questi prodotti, a loro volta, hanno meno probabilità di essere raccolti e riciclati. Anche quando ciò avviene, vengono trasformati in prodotti di valore inferiore. Si tratta del fenomeno noto come noto come “downcycling”.

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3) A causa di questi vincoli, la quantità complessiva di PET riciclato circolante nel sistema è molto inferiore rispetto a quanto implicano le affermazioni analizzate dal BEUC. Se il contenuto di riciclato nei corpi delle bottiglie per bevande fosse distribuito equamente tra tutti i contenitori per bevande immessi sul mercato dell’UE, si arriverebbe ad un valore medio del 17% di contenuto riciclato per bottiglia.

4) La plastica non è circolare né riciclabile all’infinito perché il processo degrada la plastica. Dopo un certo numero di cicli di riciclaggio è necessario aggiungere materiale vergine per mantenerne la qualità. Attualmente è possibile ottenere il 100% di PET riciclato nelle bottiglie per bevande, solo perché questo materiale è stato riciclato solo pochissime volte.

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