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Il 14% degli alimenti prodotti nel mondo viene perso, sprecato o buttato

I numeri sulle perdita e lo spreco mondiale di alimenti relativi al 2016 presentati a Roma dalla Fao, per conto dell’Onu, sono impressionanti.

 

Quasi il 14% degli alimenti prodotti a livello mondiale, viene perso per un valore pari a circa 363000 milioni di euro a causa di errori derivanti da ritardi nel trasporto, da macchinari di produzione vecchi e da mancanza di corrente elettrica sufficiente.

 

Queste carenze portano, a volte, la frutta e la verdura a marcire nei camion per i ritardi imprevisti, il pesce a rovinarsi irreparabilmente per sbalzi di corrente nei refrigeratori o la carne, mal lavorata da macchinari obsoleti si perde in gran quantità durante la lavorazione.

Lo spreco degli alimenti nel mondo

Tutto questo significa spreco alimentare, spreco di energia, maggiori emissioni, più consumo di acqua e maggior lavoro.

Già nel 2011 la Fao registrava che venivano perse qualcosa come 1300 tonnellate di cibo, un terzo del cibo prodotto all’epoca.

 

E questi numeri diventano ancora più drammatici se si considera che, nel mondo, oltre 800 milioni di persone soffrono la fame e oltre 2000 milioni si alzano alla mattina senza sapere di cosa potranno sfamarsi nel corso della giornata.

L’obiettivo dichiarato del progetto Fao è di ridurre lo spreco del 50% nel 2030.

 

Frutta ed ortaggi, ad esempio, soffrono le perdite più importanti perché, come si legge nel rapporto, vi sono forti carenze  nell’immagazzinamento, negli imballaggi e nei trasporti.

Lo spreco degli alimenti nel mondo

Conoscere i dati può’ aiutare a capire dove, nella catena produttiva, si evidenziano gli errori più grossi e quindi concentrare su questi i maggiori sforzi ed investimenti per migliorare.

 

E, purtroppo, questa enorme perdita e spreco di alimenti incide anche sull’equilibrio ambientale. Sempre secondo la Fao lo spreco alimentare è responsabile tra l’8 e il 10% di tutte le emissioni che contribuiscono all’effetto serra.

 

In Asia centrale e meridionale la frutta e la verdura sono considerate produzioni di alto valore, ma proprio in queste regioni sarebbe necessario migliorare le tecniche di refrigeramento. Migliore conservazione significa meno spreco, migliore immagazzinamenti significa minori possibilità di contaminazioni da batteri come la aflatoxina in Africa.

 

Sono i Paesi più sviluppati, come il Nord America e l’Europa, quelli  che sprecano di più, circa un 15% e l’Africa Subsahariana con un 14%.

I Paesi con meno spreco sono Nuova Zelanda e Australia con ‘solo’ il 6%.

 

Che fare per ridurre questi enormi sprechi?

Maggiore informazioni , maggiori investimenti e maggiori regolamentazioni da parte dei Governi.

 

Facile a dirsi, un po’ più complicato a farsi in un mondo più interessato al guadagno immediato e meno interessato ai danni presenti e futuri e alle estreme diseguaglianze che dividono in due il pianeta.

 

 

 

 

 

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    fame.sprecociboalimenti


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