La Corte di Cassazione ha di recente introdotto una grossa novità in materia di tasse e normative, destinata a lasciare alcuni con l’amaro in bocca: basta alle agevolazioni fiscali sulla prima casa per coloro che dichiarano una falsa residenza anagrafica.
Consumi elettrici rivelatori
Come riporta un articolo di Immobiliare.it, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito che non sarà più possibile usufruire delle agevolazioni fiscali per l’abitazione principale se i consumi elettrici sono troppo bassi. La norma in merito a Imu/Ici e Tasi era già chiara a riguardo, ma ciò che rende unica questa presa di posizione da parte della Suprema Corte è il fatto che per la loro sentenza i giudici si siano basati sulle bollette elettriche. A riaprire la questione, infatti, è stato proprio il caso di un contribuente accusato dal proprio Comune di avere indicato come residenza una casa nella quale invece non abitava. In questo caso i giudici della Cassazione hanno considerato valida la prova addotta dal Comune, ovvero la presenza di una bolletta elettrica molto bassa, troppo per essere riferita a un appartamento in cui davvero una persona vive.
Prove contro dichiarazioni
Insomma, non basta affermare di vivere in una casa per evitare il pagamento dell’Imu e ottenere le detrazioni fiscali relative: è necessario abitarci veramente. Per i giudici, infatti, le dichiarazioni del proprietario “possono essere superate da prova contraria, desumibile da qualsiasi fonte di convincimento e suscettibile di apprezzamento riservato alla valutazione del giudice di merito”. E tra le prove contrarie, il mancato consumo di energia elettrica è la più valida. Se paghi poco, significa che abiti altrove e quindi non hai diritto alle agevolazioni.