L’idea di suicidarsi è forte nei giovani al primo anno di università
Stress e incertezza sociale, cause scatenanti dello studio prodotto in Spagna
’ Nel primo anno di università un giovane su dieci ha, almeno una volta , considerato l’idea di suicidarsi o ha avuto pensieri suicidi’ così conferma sorprendentemente uno studio realizzato per l’Istituto Ospedale del Mare di Ricerche Mediche di Barcellona (IMIM).
Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘ Suicide and Life-Threating Behavior’ è stato realizzato intervistando oltre 2000 studenti di 8 Paesi diversi di 10 Università spagnole sparse nel paese tra cui quelle di Cadice, Barcellona e delle Isole Baleari.
Dati che sicuramente non terranno tranquille le famiglie dei tanti giovani che proprio in questi giorni stanno iniziando il percorso universitario ma che invece devono servire per porre maggiore attenzione ai loro comportamenti in un momento delicato di passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta.
Suicidi e università. Un momento della vita delicato
Nel corso dell’attività di analisi è stato usato uno strumento di valutazione del grado di tendenza al suicidio e le domande delle interviste fatte agli studenti si sono concentrate su quattro aspetti principali: se si aveva avuto nell’ultimo anno l’idea di ammazzarsi, se si era pensato a come farlo, se si aveva ideato un piano o peggio ci si era, in qualsiasi maniera, cercato di farsi del male.
I risultati, abbastanza sorprendenti hanno confermato che le tendenze suicide sono molto più forti tra i giovani universitari del primo anno che non nella popolazione in generale della medesima età.
Infatti se nella società globale questa tendenza si registra in una percentuale del 4% tra gli universitari sale sorprendentemente al 10%, senza alcuna differenza di genere.
‘ L’inizio del percorso universitario-conferma Jordi Alonso, direttore di un settore dell’IMIM e coordinatore del progetto-rappresenta un momento particolarmente delicato per i giovani. Stanno ‘a cavallo’ tra l’adolescenza e l’età adulta e si trovano a confrontarsi con cambiamenti emotivi e sociali che possono toccare la loro salute mentale. Si incontrano responsabilità più forti che possono creare squilibrio’.
Suicidi e università. Rete sociale e famiglia le grandi difese
La migliore protezione a questo rischio sta soprattutto in una rete sociale e familiare buona, mentre i fattori scatenanti il problema sono molteplici: i disagi nell’infanzia, come abusi, maltrattamenti, abbandoni o i drammi derivanti da gravi problematiche in famiglia.
E sono ancora cause scatenanti le morti accadute nella sfera vicina allo studente, gli atti di bullismo o i problemi sentimentali.
Un 20% dei casi sono comunque legati a problemi di sviluppo del giovane, sia a livello sociale e personale che a livello accademico.
Gli psicologi impegnati nella valutazione dei risultati dello studio hanno anche presentato il processo mentale che porta alla nascita e allo sviluppo queste tendenze suicide. Queste tendenze hanno inizio con la mancanza di fiducia/speranza, come se la vita fosse solo una nemica, poi si passa ad una sorta di apatia che fa crescere la coscienza che non importa morire. Poi subentra il desiderio di morire e soprattutto aumentano i pensieri su come farlo. Quindi si cerca il modo di morire ed infine lo si prova.
Suicidi e università. Una società dove c'è grande incertezza e stress
Un ruolo decisivo in queste decisioni dei giovani viene giocato dall’epoca che stiamo vivendo, un’epoca di estrema incertezza e di stress.
Quali accorgimenti porre in atto per tenere sotto controllo questo modus vivendi? Sicuramente in ambito familiare maggiore attenzione, mentre sul versante medico lo studio ha confermato all’IMIM l’esigenza di tenere attivo un protocollo di intervento in casi di tentativi di suicidio.
Un protocollo che permetta di identificare quali sono stati i problemi del giovane nel passato, se i tentativi sono stati ripetuti, se non è in grado di gestire lo stress o ha livelli di sfiducia nella vita molto alti ed quanta impulsività scatena.
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