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La morte di Al Baghdadi e l’orgoglio di essere americano

E’ difficile non pensare che in questi qualche sceneggiatore non si sia già messo all’opera per scrivere il copione del film sull’uccisione di Al Baghdadi, il capo dell’Isis da parte di un gruppo super specializzato di uomini della Delta Force e del Corpo dei Marines.

 

Il soggetto è già stato scritto in diretta dal capo della Casa Bianca.

 

Gli elementi ci sono tutti: il tradimento di una delle mogli del Califfo, il lavoro di Intelligence di forze curde e dell’Sdf sul campo, il via libera agli otto elicotteri da guerra in volo a bassa quota scortati da jet dell’Air Force, la contraerea eliminata, l’arrivo nella tana del terrorista, gli uomini che si aprono la strada a colpi di esplosivi e mitragliatrici, il cane eroe che insegue il Califfo nei cunicoli.

Per Trump un'altra stelletta da Comandante in capo

Codardo, in fuga e in lacrime facendosi scudo con suoi tre figli piccoli e poi, bloccato,il terrorista non ha potuto fare altro che farsi saltare in aria, così dalle parole di Donald Trump.

 

Non manca niente e Trump sa perfettamente che una prova di questo tipo potrà non piacere ai democratici che, dalla sua nomina, non hanno fatto altro che cercare la polvere sotto il tappeto per riuscire a farlo saltare, ma fa breccia nel cuore di milioni di americani.

Per il Presidente, a torto o a ragione, dei suoi oppositori politici gli interessa quasi zero, mentre lavora per mantenere le promesse fatte.

 

Come non sentirsi protetti da qualcuno che è coerente con quello che aveva promesso in campagna elettorale con ‘America first’.

 

Dal taglio delle tasse, alla crescita esponenziale di posti di lavoro, ad un’economia che va a gonfie vele, alle prove di forza, mai fatte da nessuno, su dazi commerciali con Cina ed Europa. Una serie di successi, compreso quest’ultimo sul terrorismo che danno all’uomo Trump, le stellette da generale degli Stati Uniti.

 

La maggioranza dei media americani raccontano, da un paio d’anni, una storia diversa del Presidente. Ma una grande parte di americani si sente protetta da un leader.

Per Trump un'altra stelletta da comandante in capo

Un leader che a volte lascia da parte la diplomazia ma sa entrare nell’animo della gente americana con la precisione di un chirurgo.

 

Sa perfettamente che la partita sulla rielezione se la gioca sui fatti concreti che porta a casa.

E il successo della missione contro il capo dell’Isis è qualcosa che non si può’ dimenticare.

 

I paragoni non servono ma quanti italiani ricordano con disgusto quanto deboli si sono dimostrati i nostri Governi in un paio di casi, dall’infinita latitanza del terrorista Battisti, al caso dei due Marò lasciati dal Governo Monti soli contro le false accuse indiane? Troppe volte ci siamo sentiti guidati da premier forti in patria e deboli all’estero.

 

Ecco pensiamo che a gran parte degli americani in questa fase presidenziale questo non  accada. E questa capacità di dimostrasi leader potrebbe essere  la carta vincente per una rielezione ancora più forte.

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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