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La plastica è il mostro che si mangerà il pianeta?

 

Un milione di uccelli e oltre centomila mammiferi sono morti, secondo una stima dell’ONU, per aver ingerito plastica.

Un dato che impressiona e fa riflettere soprattutto a qualche giorno dalla manifestazione dei giovani  di tutto il mondo per la salvaguardia del pianeta.

 

Certo che non è piùpossibile vedere immagini di balene morte dopo aver ingerito almeno un migliaio di oggetti di plastica o di capodogli con quasi 30 chilogrammi di oggetti nello stomaco.

La plastica che distrugge il pianeta.

E tutto questo per la plastica e per il disinteresse di noi umani.

La plastica negli anni 50 sembrava essere diventata la panacea per risolvere tutti i problemi della normale vita sociale. I senior italiani di oggi non possono aver dimenticato nel mitico Carosello un sorridente Gino Bramieri che presentava l’invenzione stupenda di allora: il Moplen.

Quella plastica che serviva per ogni oggetto di casa e fuori casa, colorato e attrattivo ma con un unico semplice difetto, quello di non morire mai e di essere difficilmente biodegradabile se non a prezzo di alto inquinamento ambientale.

 

E tutta questa plastica non solo sta ammazzando le specie animali ma contamina pure la specie umana.

 

Diversi studi hanno dimostrato come molte persone di paesi industrializzati quali Russia, Italia o Regno Unito hanno nel loro intestino elementi di plastica arrivati dalla catena alimentare.

La plastica che distrugge il pianeta. Tonnellate di rifiuti nei mari e negli oceani

Impressionante è sapere, per quanto riferito da Greenpeace, che negli ultimi dieci anni abbiamo prodotto una quantità di plastica mai prodotta in tutta la storia dell’umanità. Ogni anno nei mari e negli oceani vengono buttati milioni di  tonnellate di rifiuti plastici. Solo per averne un’idea più concreta è come se si scaricasse un camion ogni minuto.

 

Nell’Oceano Pacifico, uno delle aree più inquinate, galleggia un’isola intera di rifiuti grande quasi tre volte la Francia.

E tutto questo non è che la punta dell’iceberg, qualcosa come un 15% di tutto quello che realmente viene buttato e rimane inalterato per un periodo variabile dai dieci ai cento anni.

 

Quale la soluzione?

Secondo l’ONU il rimedio sta nelle nostre mani e soprattutto nella nostra testa. E non è sufficiente né riciclare, né tantomeno  fare raccolta differenziata. Sono passi giusti ma non sono abbastanza.

 

Bisogna ver il coraggio di rinunciare alla plastica come indicato da breakfreefromplastic, un movimento internazionale con oltre 1300 organizzazioni che cerca di insegnare a vivere senza questo materiale.

 

Sono già diverse le persone di queste organizzazioni che sono riuscite, in un arco di tre anni, a vivere senza borse del supermercato, bottiglie di acqua, involucri e pacchetti presi nei magazzini. Insomma una vita senza plastica quasi all’80%.

 

Perché, probabilmente, non si può’ cancellare tutto, basta pensare ai componenti di plastica dei nostri cellulari, ma si possono evitare tutti quei prodotti, appunto da supermercato ad esempio, che hanno vita breve nel nostro consumo ma una vita interminabile nella natura.

Il segreto per riuscire a vivere con meno plastica è prendere coscienza dell’urgenza di andare in questa direzione e quindi immaginare borse riutilizzabili, acquisti  per detergenti in bottiglie riutilizzabili e tutto quello che apparentemente appare oggi insolito, un sacchetto di carta per il pane, ad esempio. Oggi non è più un vezzo ma un’esigenza imprescindibile, pena la distruzione del pianeta.

Un punto di non ritorno che le Nazioni Unite indicano intorno al 2030, un solo decennio.

 

 

 

 

 

 

 

 

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