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Roma, 19 giu. (Labitalia) - Fare squadra per restare vincenti in un settore in cui il nostro paese è leader ma che ha di fronte nuove sfide sui mercati e in natura. Questo l'appello lanciato dal 'gotha' dei produttori vitivinicoli italiani, che si sono ritrovati per la prima edizione di 'VinoVip al Forte'. Un evento promosso dalla rivista 'Civiltà del bere', da vent'anni a Cortina d'Ampezzo, e che ora approda in un'altra delle località di villeggiatura più glamour d'Italia, ma stavolta al mare: Forte dei Marmi (Lucca)."Dal 1997, negli anni dispari, 'Civiltà del bere' organizza un summit biennale di imprenditori vinicoli di successo - ha spiegato Alessandro Torcoli, editore e direttore di 'Civiltà del bere' - che si incontrano per dibattere su temi di attualità aprendosi al confronto con un selezionato gruppo di appassionati e professionisti del settore: questa è la formula di VinoVip. La rapidità con cui cambiano gli scenari ci sollecitava a rendere annuale l'incontro e, dopo anni di riflessioni, abbiamo deciso di passare dalla teoria alla prassi. Per raggiungere territori e pubblici differenti pensavamo di alternare all'appuntamento sulle Dolomiti una tappa al mare, e Forte dei Marmi è risultata essere la meta più coerente con i requisiti cortinesi". A illustrare il nuovo scenario globale l'economista americano Mike Veseth ('The wine economist'): "Il vino è un business globale, anche per il piccolo produttore che lavora in mercati locali; e la globalizzazione, al consumatore, crea quello che possiamo chiamare il 'paradosso della scelta', per cui scegliere fra oltre 5mila diversi tipi di vino può creare confusione e addirittura dissuadere dall'acquisto. Per questo, occorre puntare sull'affezione al brand. Ma anche offrire al consumatore un'esperienza di autenticità, che esprima natura e cultura. Il consumatore è disposto a spendere più di prima ma per la qualità. Ed è importante seguire i flussi di denaro, quindi i mercati in espansione per il consumo di vino, che sono Usa e Cina".A proposito di brand, Piero Mastroberardino, economista e produttore, ha fatto notare come "il brand famigliare, molto diffuso nel mondo del vino, sul mercato sconta un paradosso: è tale finché non viene venduto". Mastroberardino ha indicato anche alcune rigidità del settore, dal valore della bottiglia, che "è uno dei temi più difficili da affrontare, perché parte dal concetto del rispetto del lavoro", alla dimensione aziendale, fino alla "scarsa diversificazione dei rischi di mercato". Di dimensione aziendale ha parlato anche Ernesto Abbona, presidente dell'Unione italiana vini, ribadendo la necessità di "eliminare i vincoli e fare sistema".A far sentire la voce dei produttori è stato Angelo Gaja, che ha ricordato come "il prezzo medio al litro del vino italiano è fra i più bassi e la sfida è farlo aumentare: bisogna far crescere il valore dell'export e questo deve consentire di retribuire meglio la filiera e di fare investimenti". "Bisogna - ha proseguito - consolidare la presenza e far crescere la domanda all'estero di vino italiano, lavorare di più sulla leva del marketing, eliminare la burocrazia che ostacola le cantine".Sul fronte dell'export, Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor, ha spiegato che "negli ultimi 5 anni abbiamo assistito a un'esplosione dei vini spumanti italiani, un trend confermato nei primi 4 mesi del 2018, mentre per i vini fermi l'andamento è più piatto". "Un mercato in crescita, sebbene ancora piccolo, è rappresentato dal bio, segmento che vede l'Italia leader", ha aggiunto. Delle nuove sfide della ricerca ha parlato Attilio Scienza, fra i massimi esperti di genetica nella viticoltura: "La sostenibilità e il cambio climatico sono lo specchio della ciclicità e anche la genetica è pratica molto antica. Per affrontare queste due sfide, oggi, occorre trovare delle varietà resistenti alla siccità, che hanno meno bisogno di acqua. La strada è quella della ricerca e dell'innovazione e il mondo del vino deve organizzarsi per trovare i finanziamenti che ancora mancano. Poi, occorre puntare sulla space economy e sulle potenzialità che i satelliti offrono in agricoltura". Durante l'evento, è stato anche assegnato il 'Premio Pino Khail' per la valorizzazione del vino italiano, giunto alla quinta edizione, andato quest'anno a Cesare Pillon, decano dei giornalisti del vino e autore, fra l'altro, del libro 'Manuale di conversazione vinicola', presentato a Villa Bertelli di Forte dei Marmi dopo il dibattito.A chiudere la giornata il wine tasting, presso la Capannina, con 52 etichette protagoniste, degustate sulle note della playlist appositamente creata dal 'sound sommelier' Paolo Scarpellini, collaboratore di 'Civiltà del bere'. E la partecipazione di un'ospite d'eccezione: l'attrice Stefania Sandrelli, che ha parlato della 'sua' Versilia e del legame con il mondo del vino.





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