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Roma, 22 giu. (Labitalia) - L’agricoltura italiana ha l’opportunità di riscattarsi dalla crisi dell’ultimo decennio grazie ai nuovi metodi di miglioramento genetico a patto che l‘Europa non introduca una regolamentazione come quella degli Ogm. Questa la sintesi dell’appello 'Prima i geni: liberiamo il futuro dell’agricoltura', promosso da Siga (Società italiana di genetica agraria) con il patrocinio di Fisv (Federazione italiana scienze della vita) e del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e presentato oggi a Roma in un evento che ha riunito istituzioni, comunità scientifica e attori della filiera agroalimentare attorno al tema della sostenibilità e dell’innovazione.Un vero e proprio manifesto che comprende dodici tesi per scongiurare che l’Unione europea consideri i nuovi metodi di miglioramento genetico alla stregua degli Ogm. “Se le varietà prodotte con il genome editing saranno considerate ‘Ogm’ - si legge nell’appello - tempi e costi di autorizzazione saranno tali che ne verranno di fatto impedite in Europa lo sviluppo e la coltivazione. La nostra agricoltura resterà sempre meno innovativa e diventerà marginale anche per la mancanza di risposte ai problemi specifici delle nostre colture”. Al contrario, se le piante ottenute con le tecniche innovative di miglioramento genetico non saranno considerate Ogm, “avremo mantenuto la tecnologia accessibile a tutti, quindi anche alla ricerca pubblica, alle piccole e medie imprese, alle startup: è questo - prosegue il documento - il modo migliore per garantire equità, sana competizione, controllo diffuso della tecnologia”.Il genome editing o editing genomico è un metodo che permette di selezionare caratteristiche migliorative delle piante senza introdurre tratti estranei alla pianta stessa, come avviene per gli Ogm. Tra questi metodi, il più noto è Crispr, che potrà tra l’altro rivelarsi utile a sviluppare piante più resistenti alle malattie o alla siccità. Oltre ai patrocini di Fisv e del Crea, insieme a Siga hanno già sottoscritto il manifesto il Fisv, il Crea, la Società italiana di biologia vegetale e l’Istituto di genomica applicata. Assosementi, l’associazione che riunisce le imprese sementiere in Italia, ha inoltre aderito al manifesto.“Le opportunità offerte oggi dalla ricerca vegetale - ha dichiarato Michele Morgante, presidente di Siga - sono straordinarie. Il genome editing sembra tagliato su misura per l’agricoltura italiana. La selezione delle piante con questa nuova metodologia non intacca né la qualità né la tipicità dei nostri prodotti, perché al di là del carattere desiderato non tocca null’altro del genoma della pianta. Non possiamo perdere questa occasione. Garantire l’accessibilità alle nuove metodologie di genome editing sarà il primo passo per trovare insieme la strada per un’innovazione a misura della nostra agricoltura. Sul fronte della ricerca il rischio è di essere condannati a regalare alla concorrenza le conoscenze acquisite dai nostri ricercatori in anni di lavoro”.In apertura dei lavori, Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy, ha dichiarato: “In un mondo dal territorio obbligatoriamente limitato ma dalla popolazione in costante aumento, l’impatto delle produzioni agricole sull’ambiente è sempre più significativo e meno sostenibile. Serve un cambiamento netto di visuale e di prospettiva che consenta alle più recenti e innovative biotecnologie, come la cisgenica, di rappresentare la strada maestra per un necessario rinnovamento sostenibile in agricoltura"."Anche il legislatore europeo - ha osservato - deve agevolare e promuovere la diffusione di metodi rivoluzionari quali il genome editing, più accessibili economicamente alla numerosa e variegata platea di agricoltori italiani rispetto alle precedenti modalità di intervento proposte. Tecnologia che permette ai prodotti agricoli di usufruire di un miglioramento genetico, grazie all’uso di geni contenuti nella stessa specie di piante, utile a resistere ai patogeni, riducendo quindi l’uso di pesticidi e assicurando un effetto benefico anche per l’ambiente, soprattutto nel caso tipicamente italiano di produzioni a grande impatto ambientale come la viticoltura”.Nel suo intervento Paolo De Castro, vicepresidente commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha sottolineato: “L'agricoltura italiana, europea e mondiale si trova oggi a dover affrontare sfide enormi: deve infatti essere in grado di produrre cibo sufficiente, sano e nutriente per una popolazione in forte espansione, e con livelli di ricchezza sempre maggiori"."L'unica risposta sostenibile a queste molteplici richieste passa tramite l'innovazione: innovazione che non può prescindere da tecniche di miglioramento genetico di ultima generazione che, rispetto agli Ogm tradizionali, sono più accessibili oltre che più rispettose dell'ambiente e della biodiversità. Piante non Ogm, quindi, in grado di consumare meno acqua, di resistere agli stress climatici, immuni a malattie, e che rappresenteranno i principali vettori verso un'intensificazione sempre più sostenibile”, ha concluso."Abbiamo seguito con grande attenzione la presentazione del manifesto 'Prima i geni: liberiamo il futuro dell’agricoltura' sull’innovazione nel miglioramento genetico delle piante coltivate, attraverso nuovi strumenti come il genome editing. Siamo convinti che l’innovazione in campo agroalimentare e il miglioramento genetico vegetale rappresentino i cardini attraverso i quali sia possibile aumentare sostenibilità, efficienza, competitività e produttività del sistema agricolo", ha commentato Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica."La ricerca nelle biotecnologie green -ha spiegato- giocherà un ruolo sempre più importante nel migliorare la produzione agricola, generare sostanze bioattive limitatamente disponibili in natura (biopharming), aumentare le produzioni senza estendere le superfici coltivate, riducendo al tempo stesso sia i consumi di acqua che gli effetti delle aggressioni di parassiti. Punti essenziali anche per salvaguardare il patrimonio di biodiversità, fondamentale per un Paese come l’Italia. L’Italia non può rimanere esclusa nello sviluppo di questi strumenti innovativi. Ecco perché dobbiamo accompagnare e sostenere il processo iniziato dallo stesso ministero delle Politiche Agricole, che ha varato un piano triennale per lo sviluppo delle nuove tecniche di miglioramento genetico, riconoscendole come altamente innovative e potenzialmente preziose per i nostri agricoltori". "Aggiungiamo che -ha continuato il presidente Assobiotec- trattandosi di tecniche che non introducono dna estraneo nei prodotti, non possono e non devono essere vagliate alla luce delle normative europee attualmente vigenti sugli ogm, altrimenti i costi per il loro sviluppo sarebbero così elevati da bloccarne in partenza il potenziale di innovazione. E' fondamentale che ricerca, scienza e innovazione tornino a rivestire un ruolo guida anche in agricoltura per consentire uno sviluppo concreto e sostenibile: grazie alle tecnologie innovative, l’Italia e l’intero sistema europeo si possono e si devono aprire a una nuova stagione delle green biotech con piena fiducia nella ricerca scientifica".





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