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Roma, 26 feb. (Labitalia) - Che vi troviate in Veneto, in Umbria, in Calabria o in Sardegna, non è davvero Carnevale se nell’aria non c’è il profumo dei dolci tipici di questo periodo. Ogni regione ha la sua tradizione culinaria con i sapori che più la caratterizzano, ma, soprattutto in occasione delle feste, è facile notare dei punti di incontro tra le tavole nelle diverse città italiane, e il Carnevale non fa eccezione. Che le si chiami chiacchiere, bugie, cenci, frappe o in altro modo, questi friabili dolcetti sono i veri protagonisti del periodo. RicetteDellaNonna.net mostra come ogni regione onori i festeggiamenti carnascialeschi e ogni cucina abbia il suo ingrediente segreto e, soprattutto, ogni nonna custodisca la ricetta migliore.Nel Lazio e in Umbria sono chiamate frappe, in Sicilia, Puglia, Sardegna e Campania sono chiacchiere, mentre basta spostarsi a Caserta per sentir parlare di guanti. In Veneto, in particolare a Venezia, Verona, Padova, si preparano i galani, nelle Marche le cresciole. In Toscana, parliamo di cenci, mentre fiocchetti per chi è della zona di Rimini. Poco più in là, a Reggio Emilia, diventano intrigoni o, se ci si trova a Bologna, sfrappole. A Mantova il Carnevale si festeggia con le lattughe, che in Piemonte diventano bugie. In Friuli Venezia Giulia, così come a Trento, Rovigo e Treviso, si chiamano crostoli. I calabresi, invece, preparano le nacatole, nella Gallura i fiuritti. Qualunque sia la latitudine e la cucina di provenienza, questi dolci sono accomunati dal fatto di essere estremamente friabili, dorati, principalmente fritti, anche se è possibile trovare anche la versione cotta al forno, dalla forma rettangolare, con sopra una generosa spolverata di zucchero a velo, miele o colate di cioccolato, a dare il tocco di dolcezza finale. Gli ingredienti alla base delle diverse ricette sono più o meno sempre gli stessi: farina, uova, burro o strutto, zucchero, e aromi, che variano in base alla regione (limone, grappa, vaniglia o nessun aroma).Risalire alle origini di questo dolce non è semplice. La versione più diffusa fissa la sua nascita addirittura nell’Antica Roma. Sembrerebbe che gli antichi romani li preparassero in occasione dei Saturnali, festività dedicate all'insediamento nel tempio del dio Saturno, durante i quali si allestivano ricchi banchetti, colmi di ogni genere di cibo, tra i quali non potevano mancare le frictilia, dolcetti molto semplici da preparare e piuttosto economici, fatti con zucchero e uova, poi fritti nel grasso di maiale. Secondo un’altra versione, invece, a dare i natali alle chiacchiere (o frappe, o cenci, che dir si voglia) fu la città di Napoli, grazie alla creatività culinaria del cuoco Raffaele Esposito. Sembrerebbe che un giorno il cuoco si trovò a dover soddisfare l’improvvisa richiesta di dolce da parte di una Regina di Casa Savoia, che chiedeva un dessert adatto ad accompagnare le chiacchiere degli aristocratici riuniti nei salotti, motivo per il quale Esposito chiamò le sue creazioni, appunto, chiacchiere. In qualsiasi modo le si chiami, questi dolci sono davvero irresistibili, e poco importa come abbiano avuto origine.





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