Milano, 27 giu. - (Labitalia) - “I manager in servizio e in pensione, in Italia, sono poco più di 1,8 milioni, il 3% della popolazione, ma versano nelle casse dello Stato, in media, oltre 30mila euro di Irpef (dati 2015) ovvero il 32% dell’ammontare; una situazione ingiusta ed insostenibile”. Lo ha detto Giorgio Ambrogioni, Presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti, quadri aziendali ed alte professionalità, pubblici e privati, commentando il rapporto di ‘Itinerari Previdenziali’ sulle dichiarazioni Irpef 2015 presentato a Milano. “I dati dimostrano che le tasse le paga davvero soltanto chi ‘dichiara’ i propri redditi. Un meccanismo ormai degenerato, perché da un lato è cresciuta l’area dell’esenzione e delle agevolazioni fiscali legate al reddito, spesso motivate da clientele e favoritismi elettorali, e dall’altro sono aumentate evasione ed elusione fiscale". E’ evidente, ha aggiunto Ambrogioni "che stando così le cose, le risorse per il welfare ‘allargato’ sono sempre meno e finiscono con l’essere prelevate in misura crescente laddove è più facile reperirle. Ovvero nel lavoro dipendente e nelle pensioni in cui i redditi dichiarati sono certificati dal sostituto d’imposta. Un sistema ormai perverso che non solo ‘incentiva’ a dichiarare il meno possibile per minori tasse e una più vasta offerta di servizi sociali legati al reddito, ma che colpisce in modo progressivo, con l’attuale curva degli scaglioni, stipendi e pensioni medio-alte impoverendo il ceto medio e livellando al basso il tenore di vita".“Di fatto – ha proseguito Ambrogioni - con l’attuale sistema, chi è in regola con il fisco finisce, inevitabilmente, con il sostenere finanziariamente il welfare di chi non versa a sufficienza. E il combinato disposto dell’imposizione sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni, con l’attuale sistema di aliquote e scaglioni, sommato alle sacche di elusione ed evasione, secondo la ricerca di ‘Itinerari Previdenziali’, fornisce una fotografia insostenibile della fiscalità italiana, con poco più del 12% dei contribuenti che versa circa il 54% dell’Irpef complessiva". Cida, la confederazione dei dirigenti, quadri aziendali e alte professionalità, pubblici e privati, non si accontenta di dimostrare con le cifre di quella che viene definita l’iniquità e l’inefficienza dell’attuale sistema fiscale. Da Milano annuncia di volersi assumere la responsabilità di una proposta di riforma: "ci sono voluti mesi di lavoro, di aggiustamenti ed affinamenti, ma ora è pronta una nostra iniziativa di revisione dell’intero meccanismo fiscale, con nuovi scaglioni, nuove aliquote, un diverso ‘peso’ delle varie imposte e l’abolizione di alcune. Il tutto accompagnato da una chiara indicazione di spending review e da un approccio sostenibile per definire le risorse da destinare ai meno abbienti, per aiutare chi ne ha veramente bisogno". "Su questo terreno Cida -ha concluso Ambrogioni- è pronta a misurarsi con Governo, istituzioni, forze politiche e sociali. Nei prossimi mesi questo confronto sarà al centro degli impegni di Cida, non per ricevere consenso o pacche sulle spalle. Chiederemo impegni precisi e pretenderemo risposte chiare. Siamo stati ambiziosi nel porci questo obiettivo, lavoreremo per renderlo concreto”.
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