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Roma, 27 nov. (Labitalia) - “La politica dei bonus drena risorse al servizio sanitario nazionale. Oltre a suggestionare i nostri leader di partito, sembra anche in grado di influenzare la legge di bilancio all’esame del Parlamento, determinando così il contestuale diffondersi di ‘malus’ legislativi che finiscono sempre per scaricarsi sulla sanità di questo Paese: è ora di dire basta a un sistema che sta minando alla base la salute pubblica e determina un assurdo conflitto sociale fra personale medico e i cittadini-pazienti". E’ quanto afferma Guido Quici, presidente nazionale del Cimo-Cida, il sindacato dei medici, che si prepara a chiedere, insieme alle altre organizzazioni sindacali del comparto, impegni precisi sulla sanità nel programmi elettorali dei partiti. “La politica del bonus e del malus -avverte- accentua la precarietà del sistema e, soprattutto, discrimina, tra loro, i portatori di interesse perché accontenta parzialmente alcuni ma, certamente, scontenta gli altri". “Se, poi, queste scelte -chiarisce- colpiscono da anni gli stessi soggetti, ovvero gli operatori sanitari e i pazienti, allora diventa concreto il sospetto che i danneggiati non siano altro che il terminale di un progetto molto più strutturato che sottende a una sanità non più sostenibile se non a carico del cittadino. La storia dei tagli parte dal 2004, con 4 anni di anticipo rispetto alla crisi del 2008: la legge finanziaria numero 311 fissava i criteri e i limiti per le assunzioni 2005-2007 prevedendo economie di spesa per 2.603 milioni di euro"."Oggi -spiega Guido Quici- dopo 13 anni di tagli lineari, la proiezione del rapporto spesa sanitaria-pil al 6,4% entro il 2020, testimonia l’assoluta mancata volontà di investire in sanità. E’ una visione miope che pone reali problemi di ordine sociale tra pazienti e professionisti della salute; tra chi, attraverso i Lea, chiede un accesso alle cure e chi rivendica, invece, il rinnovo del contratto scaduto da oltre 8 anni. Barattare il diritto alle cure con i diritti dei lavoratori non fa altro che accentuare il disagio sociale". "A questo punto Cimo -afferma- pone una questione politica sulla capacità o meno di sostenere il nostro Ssn. Nella prossima tornata elettorale i partiti hanno il dovere di dichiarare, nel proprio programma, quale modello di welfare intendono perseguire, quale impegno intendono assumere sulla sanità in termini di sostenibilità e di strumenti assistenziali. Cimo chiederà a tutte le forze politiche di esprimersi su questi temi. In seconda istanza si pone una questione economica. L’analisi del finanziamento dei Lea e dei conti economici delle regioni e aziende 2010-2015 evidenzia, negli anni, una ridistribuzione delle risorse verso l’acquisto di beni (+3,095 miliardi), soprattutto farmaci, e una riduzione del costo del personale (-2,059 miliardi)". "Ma è la catena di distribuzione delle risorse -sottolinea- che deve essere messa sul banco degli imputati. E' una catena che va cambiata perché i risparmi derivanti da alcune voci di bilancio sono destinate a tamponarne altre ma in modo definitivo e strutturale, per cui le Regioni italiane e le aziende sanitarie non avranno mai a disposizioni risorse per adeguare i contratti di lavori o assumere personale". E, allora, avverte, "non si assume personale, si preferisce aumentare il precariato, si ricorre allo straordinario programmato, si riducono le strutture mediche, si implementano livelli di organizzazione con costi del personale sempre più bassi". "Infine c’è la questione organizzativa, collegata al titolo V della Costituzione: fino a quando ci saranno 20 sanità diverse e 20 modelli organizzativi diversi, le risorse saranno sempre insufficienti e la sanità italiana non potrà mai garantire uguali diritti a tutti i cittadini", aggiunge. "Sarebbe importante -suggerisce Quici- che qualche forza politica si facesse carico di dichiarare, nel proprio programma elettorale, l’impegno ad avviare una campagna referendaria per la sola modifica del Titolo V della Costituzione. Le iniziative che Cimo sosterrà con le altre organizzazioni sindacali -assicura- devono rappresentare, quindi, un’opportunità per avviare una seria riflessione sulla sanità nazionale e per inserirla fra le priorità che i decisori politici si impegneranno a inserire nei propri programmi elettorali".





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