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Roma, 9 dic. (Labitalia) - Nel post-referendum, chiunque succederà al Governo dovrà effettuare una seria riflessione sul tema semplificazioni. È in gioco la sopravvivenza delle Pmi, fra cui molte microimprese con meno di 10 dipendenti, che rappresentano oltre il 95% del tessuto imprenditoriale del nostro Paese. La legge di bilancio è sicuramente favorevole per le agevolazioni alle imprese più strutturate, è innegabile, ma no alle nostre Pmi che avvertono pesantemente le complicazioni introdotte dal collegato (D.L. 193). Complicazioni, queste, che nuoceranno soprattutto sull’operatività delle piccole imprese (già alle prese con grossi problemi di marginalità) e degli operatori professionali. Confimi Industria denuncia questa situazione già a partire da ottobre, soprattutto per quanto riguarda gli impatti operativi che deriveranno dal nuovo 'spesometro' e dalla nuova comunicazione Iva trimestrale (8 nuovi adempimenti). Anche la nuova contabilità di cassa per le imprese minori sarà problematica e oltremodo sconcertanti sono le modifiche dell’ultima ora, introdotte dall’Agenzia delle entrate. Dal prossimo 1° marzo, infatti, gli esportatori abituali saranno obbligati a emettere dichiarazione d’intento per ogni singolo acquisto (o quasi), anziché, come accade oggi, un’unica volta nel corso di un anno per tutte le operazioni,.“Condividiamo le proteste sollevate nelle scorse settimane dai commercialisti”, precisa Flavio Lorenzin Vice Presidente di Confimi Industria con delega alla Semplificazione “a cui vanno aggiunte le crescenti preoccupazioni dei collaboratori interni delle nostre aziende”. A preoccupare non è tanto l’aspetto sanzionatorio dei nuovi adempimenti quanto l’impatto operativo dell’accelerazione che il fisco vuole imprimere alla trasmissione dei dati all’Anagrafe tributaria con lo spesometro “integrato”. I dati, infatti, andranno trasmessi ogni tre mesi e non più una sola volta all’anno, fatto salvo l’accorpamento al 25 luglio per i primi due trimestri 2017 che nulla toglie alle difficoltà, incertezze e disagi che deriveranno dall’ennesimo cambiamento. “Un’accelerazione – prosegue Flavio Lorenzin Vice Presidente di Confimi Industria con delega alla Semplificazione - dettata dall’obiettivo di ridurre il 'Vat gap' (differenziale fra Iva dovuta e Iva versata tempestivamente) per stare con il fiato sul collo agli operatori che dichiarano (si badi) i propri debiti ma li versano in ritardo, maggiorati di sanzioni ed interessi, poiché, evidentemente, in difficoltà finanziaria”. Secondo Confimi l’evasione da combattere è un’altra: quella di chi non dichiara e a tal fine introdurre nuovi adempimenti e scadenze trimestrali non servirà a nulla se non a creare ulteriore affanno alle imprese virtuose. Basta analizzare i dati illustrati dalla stessa Agenzia delle entrate (nell’audizione del 3 novembre) per osservare come il differenziale IVA sia incrementato, dal 2010 al 2014, di 1,1 miliardi di euro nonostante, appunto, i numerosi adempimenti introdotti dal 2010 (vedi tabella in calce). È un segno evidente che, a fronte della carenza di liquidità, non può essere risolutivo aggiungere nuovi adempimenti. “I nostri collaboratori – continua Flavio Lorenzin Vice Presidente di Confimi Industria con delega alla Semplificazione - già fortemente preoccupati dalle inevitabili complicazioni legate alla prossima chiusura dei bilanci 2016 (novità D.Lgs 139/2015), chiedono tregua”. Ogni adempimento è un processo delicato e costoso (anche in termini di software, formativi e si consulenza) che va organizzato e gestito con tempistiche che non si riducono in un banale click al computer. Secondo Confimi, in termini di semplificazione, non sono condivisibili, quindi, le affermazioni dell’Agenzia (che ha voluto e ottenuto tale accelerazione) seconda la quale il nuovo spesometro “integrato” rappresenta la “razionalizzazione e, di fatto, semplificazione” degli adempimenti che giustifica “una frequenza di invio trimestrale in luogo di quella annuale prevista per la ex comunicazione polivalente”.Criticità che si sono abbattute sulla generalità degli operatori, tutte in modo rocambolesco (cioè con ritardi, modifiche e rettifiche nell’emanazione della normativa secondaria attuativa e della prassi chiarificatrice): 1) riforma, nel 2010, dell’Iva comunitaria con introduzione dell’Intra servizi, compreso quello acquisti non richiesto dalla direttiva Iva (Intra acquisti che lo 'spesometro' trimestrale, finalmente, si ripropone di eliminare poiché tali acquisti saranno chiesti attraverso lo 'spesometro' trimestrale); 2) introduzione, dal 2010, dello 'spesometro' annuale con regole continuamente variate dal 2011 al 2013 e, ad oggi, tutt’ora in gran parte incomprensibili ed affidate, per lo più, a FAQ pubblicate sul sito AE; 3) introduzione, dal luglio 2010, della comunicazione black list variata nel 2013 e paradossalmente complicata nella gestione soglie con il decreto semplificazioni n. 175/2014 (adempimento che lo spesometro trimestrale si ripropone di eliminare poiché tali acquisti saranno chieste attraverso lo spesometro trimestrale); 4) introduzione, dal 2012, della comunicazione telematica dei beni concessi in godimento a soci, familiari dell’imprenditore e dei finanziamenti o capitalizzazioni; 5) introduzione, dal giugno 2014 (con estensione generalizzata dal marzo 2015) dell’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA; 6) introduzione, dal 2015, della Certificazioni unica (in ottica 730 precompilato) con scadenze problematiche e violazioni nemmeno ravvedibili; 7) estensione, dal 2015, del reverse charge al settore pulizie, impianti e completamento edifici con un dettato normativo che la stessa Agenzia delle Entrate (con non poco imbarazzo) ha dovuto definire “atecnico” (C.M. 14/E/2015); 8) introduzione, sempre dal 2015, del sistema dello split payment in base al quale gli enti pubblici non pagano più l’Iva ai propri fornitori che così vedono aumentare i propri crediti erariali e le conseguenti difficoltà finanziarie; 9) insostenibili (tanto per i contribuenti quanto per i comuni) modifiche ad IMU e TASI che si susseguono in modo incessante ed irrazionale dal 2012; 10) disciplina della responsabilità fiscale negli appalti e subappalti che nel periodo da ottobre 2012 a dicembre 2014 è riuscita contemporaneamente, da una parte, ad avallare il comportamento dei debitori intenzionati a sospendere i pagamenti e, dall’altra, a rendere impossibile la vita a chi, invece, voleva onorare i propri debiti nei termini.





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