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Roma, 10 lug. (Labitalia) - Per la prima volta dalla fine del 2011 le imprese italiane appaiono meno in difficoltà nei pagamenti commerciali, e dunque più solide e in salute, nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, registrando un aumento della puntualità del 2,8% rispetto al 2016. A rivelarlo è lo Studio Pagamenti realizzato da Cribis, società del Gruppo Crif specializzata nella business information, che analizza con regolarità i comportamenti di pagamento delle imprese italiane. In particolare, lo studio si è concentrato su due degli indicatori principali dello stato di salute di un’azienda, la puntualità nel saldare le fatture ai fornitori e la percentuale di ritardi gravi, quei pagamenti effettuati a più di 30 giorni di distanza dai termini concordati. Se i ritardi gravi continuano a scendere a ritmo sostenuto già da tempo (-16% rispetto al 2016), l’andamento dei pagamenti puntuali è sempre stato negativo dal 2011 al 2016, per poi stabilizzarsi fra il quarto trimestre 2016 e il primo trimestre 2017. Nel secondo trimestre di quest’anno, per la prima volta negli ultimi sei anni, la tendenza si è invertita, con una crescita dei pagamenti regolari di quasi tre punti percentuali. Tuttavia, il numero di imprese in grado di rispettare i tempi pattuiti con i fornitori è ancora basso: solo poco più di un’impresa su tre (il 36,4%), infatti, salda le fatture alla scadenza, il 52,6% entro il mese di ritardo, mentre l’11% è gravemente ritardatario. Una percentuale, quest’ultima, che ha raggiunto il suo minimo storico dal 2013 ad oggi, anche se rispetto al 2010 è comunque più alta del 100%, mentre i pagamenti puntuali sono ancora inferiori del 2,9% rispetto ai livelli di sette anni fa. Il Nord Est è l’area più virtuosa del paese, con il Veneto in testa alla classifica regionale, mentre il Sud e Isole si conferma l’area più in difficoltà, con la Sicilia fanalino di coda. Le imprese del Nord Est sono le più puntuali d’Italia nei pagamenti, col 45% di pagamenti regolari e soltanto il 6,6% di ritardi gravi. Bene anche il Nord Ovest, dove le imprese virtuose sono il 41,5% e quelle gravemente ritardatarie appena il 7,6%, mentre la situazione inizia a peggiorare spostandosi nell’area del Centro, dove le performance scendono sotto la media nazionale, con il 32,7% di aziende puntuali e il 12,8% di cattivi pagatori. Il Sud e Isole, invece, si conferma l’area più in difficoltà nei pagamenti commerciali: qui meno di un’azienda su quattro (il 23,6%) è virtuosa e ben il 18,4% salda i debiti con i fornitori con oltre 30 giorni di ritardo. Lo stesso divario fra Nord e Sud del paese si nota anche considerando la classifica regionale, dove il Veneto si afferma come la regione più virtuosa d’Italia, con il 46,1% di pagamenti regolari e il solo 6,3% di ritardi gravi, mentre la Sicilia si guadagna la maglia nera, con soltanto il 19,7% di aziende puntuali e ben il 20,4% di cattivi pagatori. Completano le prime cinque posizioni della classifica regionale l’Emilia Romagna (45,5%), la Lombardia (45,2%), il Friuli Venezia Giulia (44,2%) e il Trentino Alto Adige (40,7%). In fondo alla classifica troviamo invece, dopo la Sicilia, la Calabria (22%), la Campania (22,3%) e la Sardegna (24,4%). Fra le province, Bergamo registra la performance migliore per puntualità in Italia. Seguono nella top ten Brescia, Sondrio, Monza e Brianza, Lecco, Vicenza, Trento, Treviso, Belluno e Como. Le imprese di Reggio Calabria sono invece le meno puntuali del paese, seguite da quelle di Enna, Messina e Caserta. Il comparto dei servizi finanziari è quello che gode di miglior salute con una quota del 47% di performance virtuose, a fronte di un 8,6% di ritardi gravi. Bene anche l’industria e la produzione (41,8% di imprese puntuali, 7,3% di ritardi gravi). Proseguono invece le grandi difficoltà del commercio al dettaglio, che rischiano di condizionare l’andamento di tutte le filiere produttive a monte. Appena il 25,7% delle imprese appartenenti al comparto, una su quattro, risulta puntuale, a fronte di un 17,3% di pagamenti oltre il mese di ritardo.L’analisi dei pagamenti per dimensione aziendale sottolinea la puntualità delle micro realtà, virtuose nel 37,5% dei casi. Puntuali sì, ma spesso anche in difficoltà nell’onorare gli impegni concordati con i fornitori, dal momento che detengono anche il primato di ritardi gravi, con il 12% di fatture saldate oltre il mese di ritardo. Situazione opposta per le grandi realtà: virtuose solo nel 13,9% dei casi, ma anche raramente in forte ritardo (5,6%). Performance positive per le piccole imprese, che abbinano un tasso di puntualità poco più basso di quello delle micro (35,5%) a una ridotta percentuale di ritardi gravi (6,6%). Situazione intermedia infine per le medie imprese, con il 26,2% di operatori puntuali, ma con il più basso numero di imprese gravemente ritardatarie, pari al 5,2%. "L’inversione di tendenza nei pagamenti regolari delle imprese italiane, che dal 2011 erano sempre andati calando anno su anno e che nell’ultima rilevazione hanno ricominciato a crescere, insieme al costante calo dei ritardi gravi, va sicuramente interpretata come un indicatore del miglioramento dello stato di salute delle imprese italiane. Così come i fallimenti, che mostrano ormai da un paio d’anni una costante riduzione", commenta Marco Preti, amministratore delegato di Cribis. "Segnali decisamente incoraggianti, dunque, ma che non devono far dimenticare che le difficoltà degli anni di crisi non sono ancora alle spalle, dal momento che i ritardi gravi sono comunque saliti del 100% rispetto ai valori del 2010, mentre i pagamenti puntuali sono scesi del 2,9%. Le stesse aziende, infatti, mettono in evidenza che in questi anni hanno dovuto fronteggiare una situazione molto difficile, caratterizzata da una riduzione del giro d’affari e una crescita dei ritardi nei pagamenti e degli insoluti", aggiunge Preti.





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