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Roma, 8 feb. (Labitalia) - Innovazione tecnologica, ruolo dei Comuni a presidio del territorio, sviluppo dell’enoturismo e agricoltura di qualità come risorsa economica, ambientale e occupazionale. Sono i grandi temi che l’Associazione nazionale Città del Vino riporta all’attenzione della politica in vista delle prossime elezioni. “Sostenete le ragioni dell'agricoltura italiana di qualità”, era l’appello che l’Associazione nazionale Città del Vino lanciò ai candidati alle elezioni politiche del 2013. Ma oggi come allora l’agricoltura, la vitivinicoltura, l’enoturismo, la gestione sostenibile dei territori e dell’ambiente, si sottolinea, sono raramente al centro del dibattito e men che meno presenti nella campagna elettorale che porterà al nuovo Parlamento il 4 marzo. Così, i sindaci delle Città del Vino, rete di 450 Comuni italiani a vocazione vitivinicola, mandano un appello ai partiti e ai candidati per rimettere al centro del dibattito i grandi temi cari all’Associazione fin dalla sua nascita, nel 1987. E lo fa con un articolato documento spedito alle segreterie dei partiti e pubblicato online sul sito dell’Associazione.“Dobbiamo ribadire il ruolo dell'agricoltura - sottolinea il presidente delle Città del Vino, Floriano Zambon - e la centralità dei Comuni, unici strumenti utili per un efficace controllo del territorio sotto vari punti di vista: urbanistico, ambientale, produttivo e sociale. Ci attendiamo in queste settimane - avverte - che ci separano dal voto, e soprattutto nei programmi politici, un’agenda che metta in cima alle cose da fare l’innovazione tecnologica, lo sviluppo dell’enoturismo e il sostegno a un’agricoltura di qualità come risorse economica, ambientale, occupazionale. E che riconosca anche il ruolo dei Comuni come presidio del territorio”. Sono tanti e articolati i temi che Città del Vino sottopone alla politica anche attraverso i suoi sindaci. C’è il sostegno al Terzo settore anche con l’associazionismo di prodotto tipico delle 'Città d’Identità' (Città del Vino, Città dell’Olio, Città del Tartufo, etc). C’è la necessità di un Osservatorio nazionale dell’enoturismo, più volte caldeggiato dalle Città del Vino come strumento di monitoraggio e sviluppo di un comparto del turismo che può raggiungere numeri decisamente più alti di quelli registrati finora (un giro d’affari di 2,5-3 miliardi di euro e 14 milioni di visite enoturistiche secondo l’ultimo rapporto Città del Vino-Università di Salerno). Al tema enoturistico è collegata anche la 'programmazione' dell’ambiente, un settore da anni sotto la lente d’ingrandimento dei Comuni attraverso i Piani regolatori delle Città del Vino e più di recente attraverso l’Urban Food Planning, una disciplina che mette il cibo e l’economia alimentare al centro di uno sviluppo locale sostenibile e di qualità. “Oggi il 92% delle produzioni tipiche nazionali e il 79% dei vini pregiati, in sintesi il grosso delle Dop, Doc e Docg, nasce nei territori dei piccoli Comuni, quelli con meno di 5mila abitanti. E’ evidente il ruolo dell’agricoltura come fattore d’identità, economia, paesaggio e qualità della vita. E in particolare il ruolo del vino, il prodotto più importante insieme all’olio come generatore di paesaggio. Eppure, dalla competizione politica questi argomenti sembrano spariti”, puntualizza Floriano Zambon. Altri due argomenti importanti, secondo Città del Vino, sono l’innovazione tecnologica e il ruolo dei Comuni. “Anche i piccoli Comuni - aggiunge il presidente Zambon - sono elementi centrali per il governo del territorio. Chiediamo, quindi, il conferimento di poteri straordinari in materia di esproprio per i Comuni sotto i 5mila abitanti, o in quelli compresi in aree protette. Inoltre, la gestione diretta degli interventi di recupero dei centri storici e di quelli rurali”. Non ultima, l’innovazione tecnologica per il marketing urbano dei territori. Tra le proposte delle Città del Vino, un grande progetto di comunicazione integrata sul web e una rete di touch screen nei 450 Comuni associati.





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