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Asti, 11 dic. (Labitalia) - "Ormai da tanti anni i nostri produttori hanno cambiato quello che era il senso che l’opinione pubblica aveva del vino Barbera, che era visto come un vino quotidiano e anche poco fine. I produttori, invece, hanno dimostrato di vederci lungo, cominciando un percorso lento ma inesorabile di quella che possiamo definire la 'rivoluzione' della Barbera". Ad affermarlo Filippo Mobrici, presidente del Consorzio di tutela della Barbera d’Asti e vini del Monferrato. E proprio 'Barbera Revolution' è stato il titolo di una masterclass che ha avuto come protagonista la 'rossa' piemontese, dove - di fronte a una platea di giornalisti, esperti e buyer internazionali riuniti per la prima volta al Foro Boario di Nizza Monferrato - sono stati sottolineati i tratti distintivi di questo vino, sempre di più tra gli interpreti di primo piano della produzione vinicola italiana."Uno straordinario focus sulla Barbera d’Asti condotto da una delle più importanti voci del panorama giornalistico internazionale, Kerin O’Keefe, che di recente si è espressa pubblicamente a favore della nostra Denominazione. Proseguiamo, dunque, sulla strada intrapresa, convinti che la grande versatilità del vitigno Barbera ci consenta di continuare nel processo di internazionalizzazione intrapreso”, sostiene Mobrici."Oggi la Barbera d’Asti - spiega - è un vino fine, elegante, che si presta sia alla pronta beva perché ha questa acidità, questa freschezza, questo colore che invita a bere, ma anche un vino da grandi affinamenti. Non a caso, ormai è da tutti riconosciuto che la Barbera d’Asti deve essere bevuta con qualche anno in più".Questa versatilità, unita a una relativa semplicità in quanto ad abbinamenti gastronomici, ha consentito alla Barbera d’Asti - Docg dal 2008 - di conquistare crescenti quote nei mercati esteri. Nel 2017 il numero delle bottiglie di Barbera d’Asti è cresciuto del 6,3%, raggiungendo i 158.506,75 ettolitri (1.261.764 bottiglie in più rispetto al 2016, quando gli ettolitri registrati erano stati 149.043,52, corrispondenti a 19.872.469 bottiglie). Le cantine imbottigliatrici sono 530, delle quali ben 360 nell’Astigiano. Le vendite raggiungono l’Italia e l’estero, dirette soprattutto verso Gran Bretagna, Paesi scandinavi e Germania (60%), i principali mercati di riferimento. Il 30% va in America (con prevalenza di Canada e Stati Uniti), il 9% in Asia, il 5% in Russia. Tra le performance migliori registrate nel 2017 delle varie tipologie di Barbera d’Asti, c’è quella della Barbera d’Asti Docg Superiore (+16%). Ma il Consorzio, nato nel 1946 e che oggi rappresenta oltre 300 aziende sul territorio, tutela anche altre Denominazioni, in totale 13 (10 Doc e 3 Docg). Ed è in arrivo una nuova Docg: "Il Nizza Docg, che proprio in questi giorni - ricorda il presidente - ha avuto un riconoscimento tra i primi 100 vini dalla rivista 'Wine Enthusiast', attende l’ultimo tassello dal punto di vista burocratico: abbiamo dal 2014 il riconoscimento ministeriale, siamo nel 2018 e manca ancora il riconoscimento a livello europeo. Ci auguriamo che per la primavera 2019 il Nizza Docg diventi a tutti gli effetti anche una Denominazione di origine controllata e garantita a livello europeo e mondiale"."Il Nizza Docg, che è una Barbera al 100%, nasce già - sottolinea - con un progetto molto ambizioso, un disciplinare di produzione molto restrittivo, una produzione intorno alle 7 tonnellate per ettaro: solo le posizioni meglio esposte vengono dedicate al Nizza Docg".Importanti, poi, le attività di ricerca che il Consorzio Barbera d'Asti e vini del Monferrato sta portando avanti. In particolare, nel 2017 è partito un inedito studio scientifico, 'Barbera d'Asti 2.0', per approfondire le conoscenze di questo vino, promosso insieme con l'Università di Torino e sostenuto dalla Regione Piemonte. L'obiettivo è la realizzazione di una 'mappa sensoriale' della Barbera d'Asti Docg, definendo i profili identitari di ciascuna area che insiste nel vasto territorio della Denominazione (5.300 ettari sulle superfici collinari dei 167 comuni delle provincie di Asti e Alessandria), collegando in modo puntuale le caratteristiche dei vini Barbera d'Asti alle differenze geologiche e microclimatiche che ne definiscono l'ambito di produzione. "Tutti i grandi vini del mondo - dice Mobrici - sono caratterizzati da aree vocate, i cosiddetti 'cru'. Anche la Barbera d'Asti, dove mancava, ha voluto intraprendere questa strada, pur essendo un territorio molto ampio, che passa da terreni molto argillosi e calcarei fino ad arrivare a terreni sciolti e sabbiosi, e quindi più difficile da catalogare. E questa ricerca è un primo passo verso l’obiettivo". "Con l'avvio di questa nuova ricerca scientifica, mai realizzata prima d'ora, puntiamo, infatti, ad arrivare alla caratterizzazione delle aree produttive. Con questo studio intendiamo far emergere le diverse tipicità produttive di un'area molto vasta, con caratteristiche uniche e distintive, punto di forza della Barbera d'Asti. E' solo il primo passo di questo percorso, ci aspettano anni di lavoro e impegno per portare a termine il nostro ambizioso progetto, ma contiamo di avere a breve risultati importanti, che porteranno a qualificare ancora di più la 'regina' dei rossi del Piemonte", conclude.





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