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Roma, 16 nov. (Adnkronos/Labitalia) - "Così rispondo al post pubblicato lunedì sul loro blog dal 'comico' Grillo e dal suo neurologo dal titolo 'Ode alla borghesia (siete tornati, dove eravate?)'. Cari Beppe Grillo e neurologo, dove eravamo? Eravamo impegnati, e lo siamo tutti i giorni. Del resto l’Italia è ancora al settimo posto tra i paesi più industrializzati del mondo, seconda in Europa dopo la Germania, e il surplus della bilancia commerciale è il terzo più alto dell’Unione Europea. E ciò lo si deve proprio a manager, imprenditori e professionisti eccellenti (parte maggioritaria della 'borghesia benpensante') protagonisti con il loro lavoro e le loro idee dello sviluppo dell’economia". E' quanto scrive Guido Carella, presidente Manageritalia, in una lettera pubblicata oggi su Il Giornale. "Lo si deve - scrive - a quelle imprese, conosciute e stimate in tutto il mondo, che hanno avuto la capacità di innovare e contribuire alla crescita e allo sviluppo. Imprenditori, manager e professionisti capaci di guidare persone e organizzazioni a cogliere opportunità e a creare valore, capaci di dar vita a imprese e storie di successo. L’Italia è migliore dei suoi politici, attuali e passati. Va oltre le difficoltà, la burocrazia, le leggi inutili, quando non dannose, e le tasse che ci strozzano. La politica non è tutto e gli italiani si dimostrano sempre meglio dei loro rappresentanti, soprattutto nei momenti di difficoltà"."Chi oggi guida il Paese - spiega Carella - in rappresentanza del popolo, ha dichiarato guerra alla borghesia chiamando in causa anche 'un avvocato del popolo' contro l’élite del Paese. Come se noi non facessimo parte del popolo italiano e la cittadinanza fosse appannaggio dei rappresentati di un solo schieramento politico. Come se non fossimo la parte qualificata della popolazione adulta del Paese, come suggerisce De Rita argomentando sull’abuso del termine popolo"."Siamo la parte qualificata - continua - della popolazione adulta in senso ampio: sul piano professionale, economico, ma soprattutto sociale. Infatti, rappresentiamo, tra chi è attivo e in pensione, il 12% dei contribuenti Irpef (per la quasi totalità dipendenti e pensionati) e versiamo circa il 58% del gettito complessivo, contribuendo a sostenere il welfare sociale di metà della popolazione adulta italiana (e delle loro famiglie) che rappresenta il 45% dei contribuenti e versa solo il 2,82%" ."Quando si parla - chiarisce - dell’utilizzo delle tasse dei cittadini ricordiamoci da quali tasche escono. Questi non sono slogan, sono numeri freddi, certificati, dimostrabili. Altro che 'pace fiscale', serve una 'dura guerra' a ogni forma di evasione dal fisco e dalla partecipazione al bene comune. La madre di tutte le politiche che dovrebbero guidare il Governo di qualunque schieramento". "Certo - fa notare - non vogliamo sottrarci al nostro dovere costituzionale e siamo fermamente convinti che occorra intervenire per combattere ogni forma di povertà. Siamo però altrettanto convinti che la povertà vada contrastata dando la possibilità a tutti di avere un lavoro dignitoso che nel tempo possa generare anche contribuenti dignitosi"."Nessuno stupore - avverte il presidente di Manageritalia - se siamo tornati, non siamo mai andati via. Eravamo simbolicamente tutti noi a riempire una piazza di Torino per rimarcare che stiamo scaricando sulle future generazioni, nel solco di quanto avviene da alcuni decenni, debiti sempre più rilevanti. Stiamo ancora una volta assistendo a un’enorme trasferimento di risorse dal futuro al presente per soddisfare bisogni di oggi, ma con lo scopo prioritario di conquistare e mantenere il consenso elettorale. Stiamo rubando il futuro ai nostri giovani chiedendolo in prestito con la quasi certezza che non potremo onorare il debito"."All’Italia, quella del Nord, del Centro e del Sud - suggerisce - servirebbe invece una visione generale del futuro, un progetto organico per cambiare profondamente il Paese. Un progetto al quale noi, gli adulti responsabili, vogliamo e dobbiamo contribuire attivamente".Infatti, "chi ha capacità di agire ha anche il dovere di farlo. Credo quindi sia arrivato il momento di agire responsabilmente a livello individuale e collettivo per il bene comune del nostro amato Paese. Quel 12% di italiani era 'virtualmente' in piazza proprio per rappresentare la passione per un Paese equo, solidale e sostenibile nel tempo".




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