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Roma, 27 giu. (Labitalia) - E’ online il rapporto 'I primi 20 anni di lavoro in somministrazione in Italia' a cura di Stefano Sacchi, presidente Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) e Tiziano Treu, presidente Cnel per Assosomm e presentato oggi in occasione del forum 'Attiviamo Lavoro'. Descrivendo l’evoluzione e la crescita negli ultimi 20 anni del lavoro in somministrazione, il Rapporto mostra come, da semplice 'momento di transizione' nella vita lavorativa dei giovani, questo tipo di impiego sia arrivato a rivestire un ruolo di primo piano grazie anche al protagonismo della formazione offerta ai lavoratori. Nel 2016 il numero di occupati in somministrazione ha infatti superato i livelli pre-crisi, attestandosi sulle 615.000 unità, il 3,5% dell'occupazione dipendente."Dal rapporto -spiega Stefano Sacchi- emerge la vitalità della somministrazione, che ha superato la crisi espandendosi a nuovi settori e coinvolgendo nuove categorie di lavoratori. Questo ci fa pensare che la sua duttilità potrebbe anche aiutare a dare certezze a nuove forme di lavoro che presentano molte analogie con la somministrazione, ma che ad oggi godono di basse tutele giuridiche e sociali, come il lavoro nelle piattaforme”. Sul fronte della diffusione territoriale, è soprattutto nel Nord-Est che la somministrazione mostra un andamento positivo: il dato del 2016 è infatti superiore del 15% a quello del 2008, prima della crisi. In linea generale, il lavoro somministrato è maggiormente diffuso tra i giovani e gli operai nel settore della manifattura: nel 2016 il lavoratore in somministrazione risulta infatti per lo più un operaio (73% del totale) maschio (61%) a tempo determinato (91%) e con meno di 35 anni (54%); questo, sebbene il peso dei giovani si sia ridotto a fronte di una analoga crescita della componente più anziana. Rilevante anche la componente straniera che costituisce il 20% del totale rispetto ad una incidenza media nell’occupazione nazionale del 12%. Nel corso del tempo la somministrazione si è anche diffusa nel settore dei servizi non commerciali e tra le piccole e medie imprese. Una sorta di part-time verticale che ha acquisito una sua specificità e che risponde a particolari necessità strutturali, organizzative e produttive delle aziende manifatturiere e, sempre più, dei servizi. Soprattutto, il lavoro in somministrazione è caratterizzato da un fortissimo investimento in formazione: nel 2015 infatti il 38,8% dei lavoratori somministrati ricevevano formazione, contro il 6,5% della generalità degli occupati."Da canale d'ingresso nel mercato del lavoro per i giovani -chiarisce Sacchi- il lavoro somministrato è oggi un lavoro a tutti gli effetti, caratterizzato da un fortissimo investimento in formazione, che è quanto serve per affrontare la quarta rivoluzione produttiva". Per il capitolo formazione sono stati, infatti, erogati nel corso del 2016 più di 33mila corsi indirizzati ad oltre 230mila lavoratori in somministrazione, per un impegno finanziario di quasi 179 milioni di euro.Alcune iniziative del settore della somministrazione vanno nella direzione intrapresa in Europa con la nuova flexicurity, di combinare misure di mantenimento del reddito in costanza di rapporto di lavoro e misure di politica attiva, anticipando queste ultime già all’interno del rapporto di lavoro, con una formazione mirata a favorire la flessibilità interna. Le agenzie per il lavoro hanno ampliato il loro raggio di azione, sviluppando un'offerta che guarda sia al mercato delle richieste dei datori di lavoro, sia al mercato dei servizi connessi all'erogazione delle politiche attive del lavoro. "La ricerca -sottolinea Tiziano Treu- illustra l'evoluzione virtuosa della somministrazione, dalla iniziale funzione di fornitura di manodopera degli interstizi del mercato del lavoro a strumento di politica attiva e di servizio a tutto tondo per i lavoratori e per le imprese".Il rapporto conclude sul possibile ruolo della somministrazione nell’aiutare a fornire certezze giuridiche e tutele sociali per uno dei fenomeni connessi alla quarta rivoluzione produttiva che si sta sviluppando con maggiore rapidità: il lavoro nelle piattaforme. Così come nella somministrazione, il lavoratore delle piattaforme ha una relazione contrattuale con un soggetto, la piattaforma, ma presta la propria attività nei confronti di un utilizzatore, che a sua volta ha acquistato un servizio dalla piattaforma. L'idea, avanzata di recente nel dibattito italiano e ripresa nel Rapporto, è di qualificare le piattaforme di lavoro come agenzie di somministrazione, con quel che ne consegue in termini di relazioni lavorative e contrattuali. "Occorre proseguire nell'elaborazione di quest'idea -auspica Sacchi- capendo se e in che modo la disciplina della somministrazione può essere estesa alle piattaforme, adeguandola ai casi concreti, coinvolgendo imprenditori e sindacati attraverso il dialogo sociale, ma è un'idea che può andare lontano".





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