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Milano, 15 nov. (Labitalia) - Il 46% dei ragazzi italiani considera la propria formazione universitaria non adeguata per essere proiettati in maniera corretta a una carriera professionale in un mondo del lavoro sempre più digitalizzato; il 48% promuove con la sufficienza i programmi universitari rispetto al digitale e solo il 6% è realmente entusiasta dei livelli di innovazione integrati nell’università italiana. E' quanto emerge dal sondaggio condotto, a margine delle attività didattiche, dal team di Innovation Camp - promosso da Samsung Electronics Italia, in collaborazione con Randstad e Università Cattolica di Milano - con i ragazzi coinvolti nel progetto in tutta la penisola (nella fascia d’età 18-30), per verificare e analizzare il livello di percezione dei giovani italiani rispetto all’innovazione tecnologica nel nostro paese e le prospettive di lavoro nell’ambito del settore digitale. Una volta usciti dall’università, gli italiani sono convinti che le aziende valutino con molta attenzione le competenze digitali apprese negli anni della formazione: secondo il 72,5% dei ragazzi intervistati, le competenze digitali sono quasi fondamentali per la riuscita di un colloquio di lavoro; solo il 23% le considera mediamente importanti e solo il 4% considera le competenze digitali ininfluenti le competenze in ambito tecnologico in fase di valutazione dei profili.Il settore nel quale risulta necessario un maggiore livello di innovazione è sicuramente quello della pubblica amministrazione: a dirlo è il 43% dei giovani italiani interpellati nel sondaggio; a seguire gli altri settori con risultati molto simili con il terziario con il 22,5%, il manifatturiero sempre con il 22,5% e il primario al 22%.I giovani italiani sono prudenti e hanno le idee chiare nella scelta del proprio impiego, preferendo l’assunzione in aziende già strutturate, meglio ancora se nate come effetto dell’evoluzione tecnologica, più che avviare una propria azienda o scommettere su una startup: infatti, il 38% dei ragazzi intervistati ammette di aspirare a una assunzione in una grande azienda 'nativa digitale' (come un eCommerce o un social network, o altro business online come i portali web), il 27,5% punta alle aziende legate ai settori di business cosiddetti 'tradizionali' (ad esempio, manifattura, banking etc.), solo il 14,5% vorrebbe aprire un proprio business, il 14% è pronto a scommettere sul potenziale di una delle tante startup presenti oggi sul mercato, mentre appena il 6% si dimostra ancora indeciso sulla tipologia di azienda nella quale vorrebbe avviare il proprio percorso professionaleMa quanto è realmente competitivo il sistema paese italiano in ambito digitale? Su questo punto, il giudizio dei ragazzi è diviso quasi a metà, tra il 53% che considera il nostro paese poco o per niente competitivo in ambito digitale e il 46,5% che ritiene che l’Italia sia già abbastanza competitiva a livello di innovazione tecnologica; in questo contesto, esiste anche uno 0,5% di super fiduciosi nell’Italia digitaleNonostante qualche scetticismo sulle 'potenzialità tecnologiche' del nostro paese, i giovani italiani, con il 68,5% delle preferenze generali nell’intera fascia 18-30 anni, desidera mettere a disposizione in Italia le competenze digitali apprese negli ultimi anni e grazie a Samsung Innovation Camp; solo il 17% mira decisamente a una carriera all’estero, mentre il 14,5% è ancora indeciso.In questa speciale graduatoria, esiste una differenza notevole tra i segmenti tra i più e i meno giovani: infatti, per la fascia di età 18-23 la scelta specifica per il nostro paese scende al 59%, mentre i 24-30 puntano decisamente all’Italia con il 78% delle preferenze, con il 23% dei più giovani disposti ad 'emigrare' all’estero contro l’appena 11% dei 24-30, e un 18% degli indecisi tra i 18-23 contro l’11% dei 24-30.Ai ragazzi è stato chiesto anche quali siano a loro giudizio le competenze maggiormente necessarie per ritenere di avere le giuste 'digital skill' richieste dal mondo del lavoro: il digital marketing (Seo, Sem, Sn ecc.) primeggia in maniera assoluta come competenza ritenuta fondamentale per il 71,5% degli intervistati; la capacità di gestire un eCommerce per l’11,5% dei ragazzi; il 10% invece identifica la capacità di gestire un sito web/blog e solo il 7% punta alle skill legate alla gestione di servizi CloudQuali invece sono le 'soft skill' generiche ritenute più utili? Il 38,5% dei ragazzi interpellati ritiene maggiormente necessaria in ufficio la “Curiosità e il desiderio di essere sempre aggiornati”; il 34% la “Flessibilità e capacità di adattarsi a contesti diversi”; il 22% si affida alla “Creatività e il pensiero laterale” e solo il 5,5% degli intervistati pensa che la competenza generale più premiante sia l’”Empatia con i colleghi e i superiori”.Inoltre, ai ragazzi è stato chiesto quali siano a loro giudizio gli strumenti tecnologici che saranno fondamentali nell’ambiente di lavoro del futuro (il cosiddetto 'digital workplace'): lo smartphone primeggia qui con il 44,5% dei giudizi; seguono i dispositivi IoT con il 38%; il 15% si affida alle potenzialità futuristiche della realtà virtuale e relativi device; solo il 2% degli intervistati non ha ancora un giudizio definito in meritoNonostante i diversi dubbi sorti negli ultimi rispetto all’introduzione delle intelligenze artificiali (ad esempio, robot, assistenti virtuali etc.) nell’ambito lavorativo come potenziale minaccia per i posti di lavoro affidati agli umani, i giovani italiani dimostrano una certa fiducia nei confronti dell’AI come promotori di impiego e 'buoni colleghi in ufficio': infatti, il 47,5% degli intervistati pensa che lo sviluppo delle intelligenze artificiali creerà nuove tipologie di lavoro e settori di business da esplorare, quindi anche nuove opportunità lavorative per gli umani.Il 41% pensa che è possibile creare un ecosistema in cui umani e AI possano convivere in maniera produttiva, con la comparsa di nuove professioni a favore degli umani e sostituzione per i lavori più 'meccanici' da parte dei robot; solo l’11,5% dei ragazzi dimostra un reale timore nei confronti del progresso delle intelligenze artificiali e della robotica pensando che in futuro 'ruberanno' in qualche modo posti di lavoro agli esseri umani.





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