Torino, 13 giu. (Labitalia) - Entro il 2020 tutti i nuovi veicoli saranno connessi ed entro il 2030 l’auto elettrica sarà una realtà a portata di tutti. Non è una certezza, ma è la previsione che hanno dato i dirigenti industriali intervenuti nell’ambito del convegno 'Revolution manager. Industria 4.0 nell’automotive', organizzato da Federmanager Torino in occasione della sua assemblea annuale. Il management delle maggiori case produttrici di veicoli a livello globale sta collaborando per uno scopo comune: trasformare il veicolo elettrico connesso in un bene di consumo disponibile su larga scala. Perché, in Italia e altrove, questo genere di automobili 'plug-in' non è ancora sostenibile.Ad anticipare il futuro prossimo del settore automotive sono stati Nevio Di Giusto, del gruppo dirigenti Fiat, ed Enrico Pisino, direttore ricerca&innovazione di Fca Group, secondo i quali l’innovazione 4.0 dovrà, primo o poi, investire l’intera filiera. "Siamo nel mezzo non solo di una rivoluzione industriale ma di un'importante rivoluzione sociale i cui parametri sono interamente nuovi -ha affermato Pisino- in cui la velocità del cambiamento da lineare diventa esponenziale, le tecnologie a cui siamo connessi cambiano la relazione produttore/consumatore, in cui mutano i modelli di business ma anche i rapporti sociali e politici, compreso il nostro modo di essere persone e manager".Alle pmi italiane ha rivolto il suo messaggio il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla, che ha chiarito: "L’industria italiana è composta in prevalenza da imprese piccole e piccolissime: farle crescere -ha aggiunto- è un imperativo per tornare a essere competitivi. Per questo, servono manager specializzati e pronti alla sfida 4.0 che noi stiamo formando e orientando alle nuove opportunità. Dobbiamo convincerci che senza managerialità molte di queste imprese rischiano di non farcela". "I manager non devono temere i cambiamenti ma gestirli -ha sottolineato il presidente Federmanager Torino Massimo Rusconi- assumendone il controllo a beneficio della società, trasformandosi in 'revolution manager'. I dirigenti d'azienda non possono aspettare ma devono anticipare, non subire le regole ma tentare di stabilirle, per crescere: è quello che stiamo facendo nel nostro territorio". Emilio Paolucci, docente del Politecnico di Torino, ha continuato: "Non siamo più nel mondo degli standard, Industria 4.0 richiede la capacità di far convergere cose divergenti. Di pensare 'out of the box'. Ecco, in questo, il manager italiano ha più creatività e capacità di innovazione dei colleghi di altri Paesi. Se Internet ha rivoluzionato i settori industriali, oggi il tema non è la tecnologia in sé ma come utilizzarla. Il tema del controllo della tecnologia diventerà sempre più dirimente".Anche il settore agricolo è coinvolto nel cambiamento e qui l’automazione è arrivata da tempo. Come ha illustrato Antonio Marzia, di Cnh Industrial, portando l’esempio del 'trattore intelligente': "Ci sono più processori in un trattore che pompe idrauliche", ha affermato. "In agricoltura -ha continuato- c’è stata un’evoluzione più che una rivoluzione. Il precision farming è una realtà ormai affermata che ci dimostra che in agricoltura l’utilizzo dei big data non è nato ora".Guelfo Tagliavini, commissione Industria 4.0 di Federmanager, ha così chiuso la riflessione: "I dirigenti industriali stanno portando quotidianamente avanti questo tema, senza aspettare che la soluzione cada dal cielo. Il gap da coprire è ampio ma in alcune aree del Paese riscontriamo eccellenze che applicano ai processi produttivi i nuovi modelli di business". "Oggi come Federmanager -ha concluso- siamo impegnati a far crescere l’informazione, la comunicazione su questi temi e a dare attuazione ai programmi governativi".
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