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Roma, 12 giu. (Labitalia) - Cosimo De Sortis è il nuovo presidente di Italmopa, Associazione industriali mugnai d’Italia aderente a Confindustria e a Federalimentare, che rappresenta, in via esclusiva, l’industria molitoria italiana a frumento tenero e a frumento duro. De Sortis, classe 1975, succede a Ivano Vacondio che, arrivato a fine mandato, è stato al timone dell’associazione negli ultimi 4 anni, sostenendo i messaggi e le iniziative di Italmopa, con grande impegno e dedizione. A lui vanno i ringraziamenti unanimi di tutta la base associativa per aver contribuito in modo decisivo al costante sviluppo dell’Associazione. Cosimo De Sortis, della Deis srl De Sortis industrie semoliere, è entrato giovanissimo a far parte del Gruppo Giovani di Italmopa, per poi diventare nel 2013 presidente della sezione Molini a frumento duro. “La mia -dice- sarà una presidenza nel senso della continuità e quindi con grande attenzione alle istanze provenienti dalle aziende associate. In particolare, l’associazione si concentrerà sulla politica di comunicazione con l’obiettivo di incrementarne la visibilità e di consolidare il ruolo di Italmopa come punto di riferimento sia verso gli interlocutori istituzionali che verso i mass media. Su questo tema si è già fatto molto nel corso degli ultimi anni, grazie soprattutto all’impegno del mio predecessore; abbiamo però l’obbligo di crescere ulteriormente". "Sarà senz’altro utile -commenta- potenziare il ruolo di Italmopa nel fornire servizi 'a valore aggiunto' alle imprese associate che potranno disporre, tramite l’associazione, di riferimenti immediati per le proprie esigenze legate a servizi di marketing, consulenza strategica, servizi finanziari, assicurativi e di informazione, promuovendo un numero crescente di seminari su temi specifici, circoli di benchmarking e convenzioni dedicate”.Ad affiancare De Sortis in questa avventura saranno i vicepresidenti Giorgio Agugiaro (Agugiaro & Figna Molini), Francesco Divella (F. Divella), Silvio Grassi (Molino Grassi) e Andrea Valente (Nova). “Il settore molitorio -fa notare Cosimo De Sortis- è in fase di grande cambiamento: l'assetto normativo, la segmentazione del mercato, la numerosità degli operatori e la condotta delle imprese stanno mutando profondamente. E’ dovere dell’Associazione accompagnare le imprese associate in questo processo. Nella mia azienda sono abituato a dire di essere un soldato e non un generale. Come presidente di Italmopa intendo fare la stessa cosa, ovvero mettermi al servizio dell’associazione e dei suoi associati e, per quanto possibile, dare un contributo intellettuale nel solco del lavoro eccezionale fatto da chi mi ha preceduto".Risulta complessivamente stabile, nel 2016, l’utilizzazione di sfarinati di frumento tenero e duro, ma il fatturato registra una significativa frenata. Emerge dai dati ufficiali di Italmopa, Associazione industriali mugnai d‘Italia, resi noti nel corso dell’assemblea generale annuale. L'utilizzazione di sfarinati di frumento tenero e di frumento duro, nel 2016, si sarebbe complessivamente attestata a 7.751.000 tonnellate con un incremento dello 0,7% rispetto al 2015 (7.703.000), quantitativo cosi suddiviso: 4.006.000 tonnellate per quanto concerne gli sfarinati di frumento tenero; 3.745.000 tonnellate per quanto concerne gli sfarinati di frumento duro.Un incremento marginale, derivante dall’andamento positivo delle esportazioni delle farine e delle semole ma anche dei prodotti da esse derivati (prodotti della panificazione, prodotti dolciari e della biscotteria da un lato, pasta alimentare dall’altro) che ha consentito di compensare il trend negativo dei consumi sul mercato interno.Il volume complessivo dei prodotti dell’industria molitoria italiana (comprendente, oltre alle farine e alle semole, anche i sottoprodotti della macinazione del frumento, quale la crusca) si può valutare, nel 2016, in circa 11.031.000 tonnellate, con un incremento di circa 76.000 tonnellate rispetto ai livelli produttivi registrati nel 2015 (10.955.000 tonnellate).Sulla base degli indicatori relativi alla produzione e ai prezzi delle diverse tipologie di sfarinati e dei sottoprodotti della macinazione, il fatturato dell’industria molitoria è stimato, nel 2016, in 3,483 miliardi di euro, in decremento di circa il 7,3% rispetto al 2015 (3,760 miliardi di euro), di cui 1,727 miliardi di euro (1,963 miliardi di euro nel 2015; -12%) nel comparto della trasformazione del frumento duro e 1,756 miliardi di euro (1,797 miliardi di euro nel 2015; -2,2%) nel comparto della trasformazione del frumento tenero.La riduzione del fatturato dell’industria molitoria riflette in primis l’andamento negativo e generalizzato delle quotazioni dei vari prodotti della macinazione (farine, semole e crusche) quale conseguenza della contrazione del prezzo della materia prima frumento tenero e frumento duro.Per quanto concerne il comparto della macinazione del frumento tenero e della produzione delle farine di frumento tenero, colpisce, in particolare la diminuzione del 2,6% della farina di frumento tenero per la produzione di pane e sostituti del pane (cracker, salatini, friselle, grissini, pancarré, pani croccanti, schiacciatine e taralli)."La riduzione dei consumi del solo prodotto 'pane', superiore al 3% anche nel 2016, appare certamente riconducibile -spiega Italmopa- alle reali esigenze domestiche quotidiane ovvero alla tendenza, favorita anche dalla crisi, a contenere gli sprechi. All’interno del comparto, la riduzione dei consumi ha riguardato in percentuale maggiore il pane fresco di produzione artigianale e il pane ottenuto da alcune tipologie di farine, quale ad esempio la farina 00, penalizzate da un’informazione giornalistica che, troppo spesso, tende a privilegiare infondati allarmismi non suffragati da dati scientifici inconfutabili. La riduzione complessiva del consumo del pane è stata solo minimamente compensata dall’incremento (+2,7%) dell’utilizzazione di sfarinati per la produzione di prodotti considerati sostituti del pane".La riduzione, ormai strutturale, del consumo del pane, e pertanto dell’utilizzo di farine destinate alla panificazione, appare particolarmente preoccupante: i volumi globali si situano ormai su livelli mai raggiunti nel passato, e il consumo nazionale di pane si attesta ormai a meno di 43 kg pro capite, un livello largamente inferiore a quello che si riscontra negli altri principali paesi comunitari (95 kg per la Romania, 81 kg per la Germania, 52 kg per la Polonia, 48 kg per la Spagna e il Regno Unito, 47 kg per la Francia).Di contro, si è registrato un aumento del 2,8% circa dell’utilizzo di farine per la produzione di pizza. Di particolare rilevanza è il positivo andamento del consumo di pizza surgelata, pizzette e snack salati (retail e catering), che rappresentano il 20% circa del consumo nazionale, risultato in incremento ancora più marcato. Per quanto concerne la farina destinata alla produzione, per consumo interno o export, di pasta fresca, all'uovo o farcita, si è registrato, nel 2016, un incremento valutabile in 4,9% circa, sia per via del buon andamento dei consumi interni, sia per un andamento positivo delle esportazioni. Risulta positivo anche l’andamento dell’utilizzo di sfarinati di frumento tenero per la produzione di prodotti della biscotteria-lievitati-monodose da forno che ha registrato, nel 2016, un incremento del 2,4%, trainato dalle esportazioni di alcune tipologie di prodotti (in particolare prodotti dolciari), mentre risulta più limitata la performance, comunque positiva, dei consumi interni, grazie al buon andamento dei prodotti da ricorrenza (dolci natalizi e pasquali). La farina di frumento tenero destinata ad uso domestico fa registrare, nel 2016, un leggero incremento, inferiore all’1%, rispetto al 2015, grazie in particolare a un’offerta che si sta sempre maggiormente diversificando per rispondere alle specifiche richieste e esigenze dei consumatori.Per quanto concerne il comparto della macinazione del frumento duro e della produzione di semole di frumento duro, il livello di utilizzazione ha fatto registrare, nel 2016 e rispetto all’anno precedente, un incremento, valutabile in 1,3 punti percentuali, risultante dall’incremento delle esportazioni di pasta di grano duro, dopo la frenata registrata nel 2015, che ha più che compensato la nuova, ulteriore frenata dei consumi di pasta sul mercato interno.Il 2016 ha ulteriormente rafforzato la richiesta, compresa, secondo la tipologia di prodotto, tra il 10 e il 30%, per prodotti innovativi, per prodotti considerati salutistici dai consumatori e per prodotti ottenuti con materie prime regionali o locali. L’offerta si rivolge essenzialmente al mercato nazionale. Tali prodotti non possono tuttavia più essere considerati di nicchia, quanto meno per quanto concerne alcuni comparti (bio, integrale e, parzialmente, free-from), sia alla luce dei volumi commercializzati, sia per la percentuale che essi rappresentano nei fatturati dell’Industria molitoria.Di particolare rilevanza appare il crescente interesse dei consumatori per prodotti ottenuti con farine integrali, nei riguardi delle quali, cosi come per tutte le altre tipologie di farine, l’industria molitoria italiana vanta una particolare competenza e esperienza.





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