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Roma, 5 giu. (Labitalia) - "Il ministro Luigi Di Maio ha una sfida complessa ma molto affascinante e credo che sia una giusta intuizione accorpare i due ministeri: ora come mai sono uno strumento dell'altro. La sfida principale del reddito di cittadinanza coinciderà con la titanica riforma dei centri per l'impiego". Lo dice, in un'intervista a Labitalia, Roberto Race, segretario generale di Competere.EU, il nuovo pensatoio italiano nato con l’obiettivo di essere di supporto alla politica, alle istituzioni e al mondo del lavoro nel favorire l’innovazione sociale e dei processi economici e il confronto tra idee. Probabilmente, spiega, "almeno nella fase transitoria, potrà essere utile una collaborazione con le associazioni datoriali che meglio conoscono le imprese e con cui già hanno una relazione consolidata". "Anche perché - prosegue - sono le imprese che reclamano da anni centinaia di migliaia di figure professionali che non riescono a trovare per poter rispondere alle esigenze del mercato e continuare a crescere". "Di Maio dovrà, quindi, saper creare -sottolinea- una proficua relazione con tutto il sistema produttivo italiano, e non solo con chi ha votato i partiti al governo, e internazionale per attrarre nuovi investimenti e ridare fiducia a quegli imprenditori che vorrebbero continuare ad investire e far crescere le loro aziende, ma che sono bloccati dai mille lacci e lacciuoli di una burocrazia che non ti aiuta ad esempio quando vuoi allargare uno stabilimento (pur avendo tutti i requisiti necessari) o aprirne uno nuovo". "L'Ilva e Alitalia -continua Roberto Race- sono due dei tanti dossier che Di Maio troverà sul tavolo legati alle crisi industriali e certamente sono tra i più importanti. Di Maio dovrà riuscire a far sì che quelle che sono crisi diventino opportunità di rilancio per imprese, occupati e territori evitando che le situazioni diventino troppo critiche e facendo sì che la direzione generale che si occupa delle crisi abbia anche una relazione sana, strutturale e trasparente con tutte quelle aziende interessate a crescere per acquisizioni e quindi a valutare nuovi dossier. Nell'interesse delle aziende, dei lavoratori e del Paese"."Di Maio -fa notare- ha uno strumento interessante che sono i fondi interprofessionali. Possono essere uno strumento strategico per accompagnare le imprese nella loro crescita culturale e far sì che le aziende si strutturino meglio per affrontare le nuove sfide. C'è bisogno, però, che vengano snellite le procedure e che le strutture siano meno burocratiche". "Forzerei affinché siano utilizzati meglio dalle aziende i fondi -suggerisce- per progetti legati alla formazione in chiave di digital transformation, internazionalizzazione, managerializzazione e meno per corsi obbligatori sulla sicurezza che comunque le aziende dovrebbero fare", sottolinea. "Creare tutte le condizioni necessarie -auspica- a far sì che il sistema imprenditoriale italiano sappia cogliere le sfide del consolidamento e della crescita delle imprese anche grazie a una cultura manageriale e imprenditoriale al passo con i tempi, alla capitalizzazione delle imprese, a una relazione sana con il mercato dei capitali che sappia svicolare le imprese dall'approccio 'bancocentrico', a una visione della governance più trasparente che nell'interesse innanzitutto degli azionisti faccia diventare le aziende da padronali a aziende istituzione. Soprattutto bisognerà incoraggiare l'aumento della produttività per ripensare in maniera virtuosa le relazioni industriali nelle imprese tra azionisti, management e lavoratori. Bisogna poi rafforzare i ruoli dell'Ice e di Invitalia ribadendo con chiarezza le loro mission e gli obiettivi che dovranno raggiungere".In generale, commenta, "è stata dura ma finalmente abbiamo un governo e, merito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbiamo un governo che avrà una maggioranza parlamentare che coincide con partiti che hanno ottenuto un maggior numero di voti e soprattutto una crescita di consensi alle elezioni del 4 marzo"."La Lega e i Cinque Stelle -chiarisce- sono due forze molto diverse tra loro, anche per differenti radicamenti territoriali, ma hanno un punto in comune. Sono connessi con i territori e con il Paese reale più dei partiti che hanno perso le elezioni e c'è da sperare che questa relazione continui e si allarghi dalla loro base all'intera opinione pubblica. Un'opinione pubblica che in questi anni si è sentita smarrita e abbandonata dalla classe politica".





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