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Milano, 15 giu. (Labitalia) - Un solido dinamismo e la rafforzata dimensione internazionale. La vocazione innovativa. La strutturale impronta ambientale che si traduce nell’impegno sostenibile che “è per noi conciatori esplicitazione di un modo di lavorare. È un solco che si può solo rendere più marcato e profondo”. Con queste parole Gianni Russo ha avviato, oggi, l’assemblea generale dell’associazione di cui è presidente e che, durante l’evento, ha presentato il proprio rebranding: Unic-Concerie italiane. Un nome che testimonia la leadership globale della pelle italiana, che ha chiuso un 2017 “comunque positivo: la produzione complessiva - ha sottolineato - è cresciuta del 6,1% in volume (129 milioni di metri quadri di pelli finite; 11 mila tonnellate di cuoio suola) e dell’1,8% in valore, attestandosi sui 5,1 miliardi di euro”. Numeri che confermano ancora una volta solidità e forza di un settore composto da 1.213 aziende e 17.746 addetti (il 20% dei quali è donna), che, dopo un biennio caratterizzato da lievi decrementi, torna in area positiva e continua a investire in sostenibilità oltre il 4% del proprio fatturato annuale, cioè più di 200 milioni di euro."Nel 2002 erano la metà: giocando d’anticipo -ha detto- abbiamo soddisfatto la business strategy dei brand internazionali, che richiede l’impegno sinergico tra i diversi anelli della filiera. Assicuriamo alla clientela prodotti trasparenti, tracciabili. La sicurezza chimica e ambientale è un must per le aziende conciarie italiane. Più di metà del fatturato è realizzato da imprese certificate, la ricerca e l’innovazione mirata ci hanno permesso di ridurre notevolmente l’utilizzo di acqua, energia, prodotti chimici. Più di tre quarti dei rifiuti aziendali sono destinati a recupero".Il segno complessivamente positivo del 2017 appare legato alla domanda proveniente dalla clientela automotive e dai produttori di pelletteria (entrambe in crescita a doppia cifra). In lievissimo aumento anche la calzatura, che si conferma primo utilizzo dei nostri materiali, seppur con una quota ormai inferiore al 40% del totale. Le esportazioni di pelli conciate, che l’anno scorso sono state pari a oltre 3,8 miliardi euro e hanno raggiunto 120 Paesi, hanno mostrato un aumento dello 0,5% in valore. Tra i principali Paesi esteri di destinazione, si segnala il ritorno al rialzo delle spedizioni italiane (in valore) verso l’area cinese, tornate in territorio positivo (+3%) dopo un biennio difficile. L’andamento delle esportazioni, che interrompe il trend lievemente negativo che aveva caratterizzato il 2015 e il 2016, rappresenta una conferma di quanto il contributo dei mercati esteri risulti da tempo fortemente maggioritario e abbia superato, negli ultimi anni, il 75% del totale della produzione. Nel 1992 la quota era pari al 35%. La crescita in tutti i più importanti indicatori congiunturali ha portato l’industria conciaria italiana a incrementare ulteriormente i propri primati internazionali. I conciatori italiani sono infatti primi nella classifica mondiale dei maggiori produttori, con una quota in valore pari al 20% del totale globale (addirittura 65% nell’area Ue), e dei maggiori esportatori, dato che il 27% delle pelli finite complessivamente esportate nel mondo ha origine italiana.L'assemblea annuale Unic-Concerie italiane si è svolta nel nuovissimo Spazio Lineapelle di Palazzo Gorani, a Milano, che “diverrà un centro espositivo permanente, dove osservare da vicino come la pelle ispiri e risulti spesso determinante per le scelte creative della moda, del design, dell’automotive”, ha spiegato. Un vero e proprio hub culturale, ideato per “valorizzare il passato, parlare del presente e del futuro della pelle made in Italy: ospiterà mostre, eventi, incontri, che avranno come comune denominatore la promozione e la diffusione della cultura e del valore della pelle”, ha concluso.





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