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Roma, 16 gen. (Labitalia) - Il 2017 si apre all’insegna della fiducia, da parte degli italiani, nel futuro dell'impresa per cui lavorano, anche se si denota un lieve indebolimento dell’opinione relativa al miglioramento della situazione economica del Paese. Se quasi tre quarti dei dipendenti infatti appaiono ottimisti sulle possibilità di crescita della propria azienda (74%), solo il 41% crede nella ripresa economica nazionale: dieci punti in meno rispetto alla rilevazione dello scorso anno, al ventunesimo posto fra i 33 Paesi oggetto di indagine. È una lieve separazione fra le prospettive economiche del Paese e quelle aziendali quella che emerge in Italia dall’Economic Outlook 2017 del Randstad Workmonitor, l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, secondo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, condotta in 33 Paesi del mondo su un campione di 400 lavoratori per ogni nazione di età compresa fra 18 e 65 anni.“La fiducia degli italiani verso i datori di lavoro - commenta Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia - rivela un interessante riconoscimento alle imprese. E’ vero che la differenza fra le aspettative di miglioramento generale e quelle delle aziende, il 41% contro il 74%, descrive una diversa percezione, ma credo che ciò non sia sintomo di sfiducia verso l’economia nazionale bensì rappresenti un segnale di cambiamento. Cresce, infatti, la consapevolezza che il mercato del lavoro sia in evoluzione e che i lavoratori debbano adattarsi sempre di più a nuovi contesti e esigenze della domanda (ad esempio, la sfida della re-generation e dell’active ageing, la digitalizzazione e il ruolo della tecnologia)”.Nel dettaglio, secondo i risultati della ricerca, solo il 41% dei lavoratori italiani crede nel miglioramento della situazione economica del Paese, contro il 52% della media globale. Rispetto allo scorso anno, l’Italia ha perso sei posizioni, passando dal ventisettesimo al ventunesimo posto fra i paesi analizzati. Mentr gli italiani appaiono ottimisti riguardo ai risultati raggiunti dalla propria azienda: il 61% dei lavoratori è convinto che il proprio datore di lavoro abbia ottenuto risultati migliori rispetto all’anno precedente (in linea con la media globale, anch’essa al 61%) e quasi tre lavoratori su quattro (il 74%, contro il 68% della media globale) ritengono che le performance aziendali continueranno a migliorare anche nel 2017. L’ottimismo dei lavoratori, però, si riduce quando si passa dai risultati aziendali a quelli individuali. Soltanto il 41% dei dipendenti si aspetta di ricevere un aumento di stipendio alla fine dell’anno (contro il 53% della media globale), mentre il 44% si aspetta di ricevere un bonus una tantum entro la fine dell’anno, contro il 50% della media dei paesi analizzati.Analizzando gli indici trimestrali, nel quarto trimestre 2017, rispetto al precedente, la mobilità dei lavoratori è in calo di due punti a livello globale, passando da 110 a 108 punti. Il mercato italiano, invece, pur non registrando peggioramenti, si conferma più rigido della media: l’indice di mobilità resta stabile a 103. Il 77% dei lavoratori italiani non ha cambiato né mansione né datore di lavoro negli ultimi sei mesi, il 12% dei dipendenti ha cambiato soltanto azienda, un altro 7% ha cambiato ruolo all’interno della stessa società, solo il 4% ha cambiato sia l’impresa che la posizione ricoperta. Soltanto il 6% degli italiani sta attivamente cercando un altro lavoro, il 5% sta selezionando nuove opportunità, il 30% non si sta impegnando attivamente nella ricerca ma se capitasse un’occasione sarebbe aperto ad ogni possibilità, mentre ben il 36% dichiara di non cercare lavoro.Pur occupando stabilmente la seconda metà della classifica, nel complesso gli italiani sono contenti della loro situazione occupazionale: il 68% è soddisfatto, il 22% non esprime un giudizio né positivo né negativo, mentre solo il 10% è insoddisfatto del proprio lavoro. Quanto al tiimore di perdere il lavoro, nell’ultimo trimestre, gli italiani sembrano guardare alle opportunità del mercato del lavoro con una maggiore serenità rispetto ad altri momenti. Solo il 9% dei lavoratori, infatti, teme di perdere il posto (anche se la percentuale sale al 18% fra i giovani sotto i 24 anni). Il 49% degli intervistati è fiducioso nella possibilità di trovare un’occupazione analoga (+5% rispetto allo scorso trimestre e +6% rispetto allo scorso anno), mentre il 47% ritiene di poter trovare in tempi brevi un posto di lavoro diverso da quello attualmente ricoperto.





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