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Trapani, 21 set. (Labitalia) - "Sull’isola di Pantelleria la raccolta delle prime uve di zibibbo è iniziata il 15 agosto, secondo la norma. Una vendemmia di ottima qualità, grazie alle perfette condizioni delle piante e alla grande concentrazione di zuccheri naturali presenti nell’uva". Ad affermarlo Benedetto Renda, presidente del Consorzio volontario per la tutela e la valorizzazione dei vini Doc dell’Isola di Pantelleria e amministratore delegato di Cantine Pellegrino, leader del mercato di vini da uva Zibibbo di Pantelleria, di cui copre il 65% della produzione."Per la vendemmia 2017 - racconta - abbiamo privilegiato i vigneti delle zone più alte dell’isola, ubicati a 400 metri sul livello del mare, tra cui quelli nelle contrade Barone, Mueggen, Tikirriki, caratterizzate da un maggiore sbalzo termico tra il giorno e la notte, condizione necessaria per comporre l’ottimo bouquet aromatico delle uve"."Il motivo di questa concentrazione di zuccheri - spiega - è da ricercare nella quantità di uva su pianta, che quest’anno è stata inferiore rispetto alla media. Le quantità non sono elevatissime, a causa dello stress idrico sofferto nel 2016 dagli alberelli panteschi. Quest’anno, di conseguenza, le piante si sono presentate già predisposte a una minore produzione, così da affrontare la siccità". "Dopo due inverni senza pioggia, nel 2017 - prosegue Benedetto Renda - la piovosità è, infatti, rientrata nella media degli anni precedenti. Annate come quella corrente sono chiamate dai panteschi 'annate del passito': da uve così zuccherine nascono, infatti, vini con grande complessità aromatica, tipica dello zibibbo pantesco e dunque del passito di Pantelleria. Una grande annata, quella del 2017, che ricorda la vendemmia 1998, anno in cui fu creato il Nes, la migliore espressione qualitativa di Cantine Pellegrino a Pantelleria".La tradizione agricola pantesca della vite ad alberello, unica nel suo genere e riconosciuta dall'Unesco Patrimonio immateriale dell'umanità, ha modellato il paesaggio e reso vitale la terra. "Non è semplice lavorare la terra in condizioni così complesse, ma grazie all’esperienza e alla manualità del contadino pantesco - sottolinea il presidente del Consorzio - le coltivazioni crescono rigogliose, donando frutti di qualità eccellente"."Qui la terra - avverte - è stata sempre conquistata palmo a palmo, creando 7mila km di terrazzamenti. Il riconoscimento Unesco è molto importante ma bisogna molto lavorare affinché venga pubblicizzato. Il Consorzio si sta allargando con l'ingresso di nuovi soci, produttori di uva e di Passito, ed è nata una fortissima aggregazione fra le istituzioni, Comune e ministero delle Politiche agricole, le aziende private e il Consorzio, che ha fatto da catalizzatore per tutte queste forze"."Uno dei propositi ora - rimarca il presidente del Consorzio - è quello di lavorare a braccetto con gli operatori turistici: soltanto con l'incoming possiamo aumentare la domanda di Passito di Pantelleria in zone dove ancora abbiamo percentuali di consumo molto basse, ma c'è un trend di crescita che fa ben sperare in Francia, Germania, Regno Unito e soprattutto Usa".Cantine Pellegrino non ha mai voluto acquistare terreni propri sull’isola, precisa l'ad: "Ha sempre preferito affidarsi alle tradizioni locali dei suoi abitanti, custodi e detentori di un sapere millenario che si tramanda di mano in mano, da padre in figlio. Nessuno, infatti, conosce meglio dei contadini panteschi i metodi di potatura e le pratiche agronomiche necessarie per ottenere il meglio dalle coltivazioni sui terreni impervi e selvaggi dell’isola: minore è la resa per ettaro, maggiore sarà la qualità della produzione. Una scelta saggia, volta tra l’altro a sostenere l’economia di questo piccolo microcosmo", osserva. E 'Insieme per Pantelleria' è il nome del progetto avviato nel 2016 da Cantine Pellegrino, in collaborazione con la Riserva naturale orientata Isola di Pantelleria, al fine di raccogliere fondi per il rimboschimento dell’Isola a seguito del terribile incendio divampato nel mese di maggio dello stesso anno. L’iniziativa, che ha coinvolto ristoranti, enoteche e wine bar di tutta Italia, ha visto il mondo del vino di qualità stringersi intorno all’Isola: parte del ricavato delle vendite di ogni bottiglia dei vini Pellegrino da uva Zibibbo, Gibelè e Nes, è stata destinata all’acquisto di attrezzature per la realizzazione di un vivaio in cui riprodurre le specie autoctone a rischio estinzione, come il pino marittimo e il corbezzolo, da reimpiantare nei boschi devastati dal fuoco.





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