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Roma, 19 set. (Labitalia) - Avete superato i 40 anni, maturato competenze ed esperienza e magari ancora un sogno nel cassetto? E’ il momento di iniziare a pensare a un piano B sul lavoro, perché è cruciale oggi essere sempre proattivi rispetto al proprio sviluppo professionale. Parola di Intoo, la società di Gi Group leader nei processi di sviluppo e transizione di carriera, che segnala quanto sia importante dedicarsi al proprio piano B mentre si lavora e si è in una fase positiva, prima di tutto continuando a mantenersi aggiornati, confrontandosi con esperti sulla materia su cui ci si vorrà focalizzare, acquisendo certificazioni."In un contesto in cui il cambiamento fa parte della quotidianità lavorativa, l’aggiornamento costante delle competenze a tutte le età - commenta Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo - è un dovere sempre più individuale delle persone e un tassello cruciale per progettare il cosiddetto piano B. Fondamentale è essere consapevoli che non si improvvisa e che soprattutto non si tratta di un ripiego, ma che può essere il motore in grado di alimentare una nuova fase lavorativa; va progettato con cura, valutando con lucidità la realizzabilità, le possibilità di tenuta nel tempo e costruendosi credibilità in anticipo"."Identificare e scegliere qualcosa che ci dà energia - conclude Galante - è uno dei segreti per trovare un nuovo equilibrio con un piano B. E’ indubbio che questo processo può aiutare ad avere anche un paracadute in caso di necessità, ma è prima di tutto una straordinaria occasione per essere protagonisti del proprio sviluppo professionale o per un rilancio. Apertura al cambiamento e capacità di confronto sono le chiavi di volta per affrontarlo”. Ed ecco, quindi, i consigli Intoo per iniziare a considerare un passaggio da un lavoro in azienda a una condizione autonoma, come freelance, consulente o microimprenditore, anche in franchising.-Si deve partire da una profonda e ampia autoanalisi delle proprie capacità, al fine di capire la spendibilità delle proprie caratteristiche professionali e personali in un percorso autonomo/imprenditoriale con particolare valutazione su 5 elementi: competenze distintive da offrire sul mercato con punti di forza e aree di miglioramento, qualità e forza dei contatti professionali maturati, livello di autonomia, capacità organizzativa e di gestione dell’imprevisto.-Serve poi un’autentica riflessione sulla motivazione personale al cambiamento, nella consapevolezza che una condizione autonoma comporterà un nuovo equilibrio economico e di vita che richiederà un diverso mindset per affrontarlo e, quindi, onestà nel capire quali sono i valori, i bisogni e i desideri che si vorrebbero soddisfare con questa scelta lavorativa. Questo 'scopo' ultimo sarà il vero motore anche per affrontare i momenti difficili.-Occorre, poi, riuscire a identificare chiaramente la propria proposizione al mercato: quale servizio o prodotto andrò a offrire? Come? Quali sono gli elementi distintivi e a quale target rivolgersi.-Prevedere di investire tempo ed energie per accreditarsi e iniziare a farsi conoscere. Per 'preparare il terreno' l’attività sui social media è strategica per la risonanza che possono offrire e nel mentre è altrettanto fondamentale preparare chiari messaggi di presentazione e di comunicazione.-Tra gli errori da evitare in partenza, specie se si sta valutando di lanciare un’attività microimprenditoriale da soli o con altri, il primo riguarda il timore che l’idea venga copiata e, quindi, il rischio di non confrontarsi: invece, il confronto con altri professionisti è cruciale per capire le possibilità di successo dell’idea, se il bisogno esiste, come portarla sul mercato, come commercializzarla, per quale target e con quali condizioni.-Inoltre, l’idea non deve essere considerata immutabile: una nuova iniziativa è un cantiere sempre aperto cui applicare tecniche del mondo delle start-up, come ad esempio la tecnica del business model canvas per valutarla da tutti i punti vista, focalizzare bene il concetto di valore che si va a offrire e da qui intuire i cambiamenti da apportare, le migliorie, a volte anche i drastici cambi di direzione. Non bisogna, dunque, ostinarsi sull’idea di partenza, ma tenere conto di tutte le evidenze in corso d’opera. -Last but not least, predisporre un piano di lavoro, che potrebbe non essere ancora un vero e proprio business plan, ma che serve come bussola di riferimento, come strumento di comunicazione verso potenziali soci e partner, per tener traccia dei vari step di evoluzione del progetto, per mettere a terra e verificare sia la coerenza delle varie scelte decisionali sui vari fronti, sia la completezza della valutazione dell’idea di business.





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