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Roma, 14 dic. (Labitalia) - L’impiego dei più moderni sistemi biometrici per fini di prevenzione e sicurezza e il loro rapporto con libertà, privacy e sicurezza. Di questo si è discusso al convegno 'Terrorismo, riconoscerlo per prevenirlo', oggi a Roma, alla Sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro in Senato, organizzato da Fondazione Magna Carta e Dedem. L’interrogativo, più che mai attuale, è se e come sia possibile utilizzare le più moderne tecnologie di riconoscimento facciale per lo studio dei flussi migratori, la prevenzione del terrorismo e la tutela dei cittadini. A dare una prima risposta ha provato uno studio presentato oggi al convegno, alla presenza di tecnici ed esponenti politici, che hanno messo a confronto le diverse prospettive sul tema.Il paper di ricerca analizza gli strumenti giuridici attraverso i quali poter mettere a frutto i sistemi di rilevamento biometrico, coniugando l’impiego di un simile strumento a fini di prevenzione e sicurezza con la giusta salvaguardia della privacy delle persone. L’obiettivo, infatti, è operare una efficace sintesi tra l’inviolabile rispetto delle libertà individuali, sulle quali il Garante della Privacy deve con fermezza vigilare, e l’altrettanto fondamentale diritto alla sicurezza. Senza dimenticare la tecnologia che deve essere in grado di offrire soluzioni affidabili, sicure ed efficaci.La ricerca trae spunto da un prototipo di varco di passaggio, da installarsi all'ingresso dei centri di accoglienza o dove si ritenga utile e opportuno. Uno strumento che permetterebbe, attraverso l'uso di videocamere automatiche e non visibili, l'acquisizione e l'immagazzinamento dei dati biometrici delle persone in transito, da utilizzarsi per fini statistici o in supporto a indagini delle autorità competenti. Dedem Spa, l’azienda che dispone delle macchine per fototessere su tutto il territorio italiano e dal 1962 fotografa ogni anno circa 10 milioni di facce, è pronta con un progetto da sperimentare. Un progetto che nel suo complesso ripropone la questione su come trovare il giusto equilibrio tra libertà e sicurezza, soprattutto in tempi di terrorismo globale.Molti Stati hanno già adottato, infatti, dispositivi avanzati di controllo: non sempre si tratta di Paesi con forme di governo paragonabili a quelle degli Stati occidentali ed europei, nei quali invece proprio la riconosciuta attenzione alla tutela della privacy consentirebbe di impiegare i sistemi di rilevazione dei dati biometrici in modo virtuoso e con ancora maggiori garanzie per la libertà dei cittadini. Un caso scuola è quello americano, dove, dopo l’11 settembre 2001, sono state messe in atto politiche di sicurezza che prevedono l’applicazione delle più avanzate tecniche di riconoscimento facciale, con livelli di monitoraggio del territorio senza precedenti, reso applicabile dall’assenza di normative federali di tutela della privacy. In Cina le telecamere di sorveglianza sono circa 170 milioni, da poco gli agenti di polizia sono dotati di occhiali 'intelligenti' capaci di effettuare il riconoscimento facciale e così utilizzati per individuare sospetti criminali. A Mosca, dopo un progetto pilota del 2017, è ufficiale uno dei più imponenti sistemi di sorveglianza pubblica del mondo: molte migliaia delle 160mila telecamere a circuito chiuso presenti nelle strade della città utilizzano anche una tecnologia per il riconoscimento facciale in grado di individuare criminali o soggetti controllati dalle forze dell’ordine.Attualmente nel nostro Paese le limitazioni motivate dalla protezione dei dati personali sono ancora un ostacolo importante per la diffusione di queste nuove tecniche di monitoraggio e controllo. Ma potrebbe trovarsi proprio in quella culla dei diritti dell’uomo che è l’Europa, e in Italia nello specifico, il punto di sintesi tra tecnologia e libertà fondamentali. È questo l’auspicio emerso da più parti nel corso del dibattito: poter mettere tecnologie efficaci al servizio della sicurezza legittimamente esercitata dalle autorità preposte, con la garanzia del rispetto della privacy di ciascuno.Hanno preso parte al dibattito: Gaetano Quagliariello (senatore e presidente fondazione Magna Carta), Alberto Rizzi (ad Gruppo Dedem), Maurizio Gasparri (senatore commissione Difesa), Claudio Galzerano (ministero dell'Interno, direttore del Servizio anti terrorismo presso la direzione centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere), Augusta Iannini (vicepresidente Garante Privacy), Aldo Franco Dragoni (docente Ingegneria dell’Informazione), Federico Lama (cda Gruppo Dedem), Carlo Jean (generale, presidente del Centro Studi di Geopolitica economica), Francesco Di Giorgi (Consiglio italiano rifugiati), Francesco Capparelli (Istituto Italiano Privacy), Alessandro Lama (direttore Gruppo Dedem). Ha moderato Fausto Carioti, vicedirettore di 'Libero'.





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