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Roma, 18 apr. (Labitalia) - E’ forse l’unica festa al mondo che si tiene una volta per generazione, quasi a tramandare di padre in figlio tutto il sapere del lavoro in vigna. E’ la Fête des vignerons, tradizione svizzera che si perde nella notte dei tempi e che, 20 anni dopo l’ultima edizione, rivivrà nel 2019 a Vevey, sul lago di Ginevra, a ridosso dei vigneti di Lavaux, dove da secoli si pratica una viticoltura eroica. E proprio a loro, ai vignerons, che custodiscono segreti e frutti di questo paesaggio unico, riconosciuto dall’Unesco, è dedicata la Festa: un modo per riconoscere il lavoro ben fatto in vigna.Un’edizione speciale, quella del prossimo anno, la prima dopo l’iscrizione della stessa Festa nella lista dei patrimoni immateriali dell’Umanità, avvenuta nel 2016, che tornerà ad attrarre centinaia di migliaia di spettatori e che creerà anche un ponte fra la Svizzera e l’Italia all’insegna dell’artigianalità.Una macchina organizzativa imponente lavora da anni alla buona riuscita di un evento atteso, appunto, per un’intera generazione e realizzato solo grazie ai proventi dell’edizione precedente. La Festa vedrà impegnate quasi 10mila persone, fra attori, figuranti e volontari, molti dei quali sono gli stessi viticoltori, per mettere in scena uno spettacolo che in circa due ore e mezza vuole rappresentare la storia del lavoro dei vignaioli, che sarà replicato ogni giorno per tutta la durata della manifestazione, dal 18 luglio all’11 agosto 2019. A fare da cornice alla Festa la città di Vevey, nel cantone del Vaud, che, abbandonata l’impronta industriale (qui ha sede il quartier generale della Nestlè e anche la Fondazione che ha dato vita al museo aziendale, il Nest, e all’Alimentarium, fra i primi musei al mondo sul food, che come tema quest’anno propone ‘L’alimento ha un volto’), sta riscoprendo una vocazione turistica. Un centro storico pieno di botteghe ad animare i vicoli, un’offerta museale ricchissima (fra gli ultimi nati, il Chaplin’s World, sorto nell’ultima residenza del leggendario artista, in due anni è diventato uno dei siti più visitati in Svizzera), la stessa sede della Confrérie des vignerons con il museo che è la memoria storica della Festa, oltre alla vista mozzafiato sul lago e sulle Alpi, la rendono sempre di più una meta attrattiva, come conferma l’Ufficio turistico di Montreux-Vevey (www.montreuxriviera.com). Ed è proprio sulla piazza del Mercato di Vevey, fra le più grandi d’Europa, affacciata sul lago, che sarà allestita l’enorme arena dove si terranno gli spettacoli della Fête des vignerons. ‘Padre creativo’ della Festa 2019 è Daniele Finzi Pasca, regista e coreografo ticinese con alle spalle allestimenti in tutta Europa. "L’obiettivo della prossima festa - afferma - è di arrivare a toccare 400mila spettatori. Abbiamo costruito un’arena che negli anni è cresciuta sempre di più"."In questo caso, costruiremo un gigantesco teatro - racconta - per 20mila spettatori che sarà montato in una piazza che è una delle più grandi d’Europa, senza fontane o monumenti nel centro, quindi sfruttandola fino agli angoli più reconditi proprio per riuscire a costruire e a dare spazio a un gigantesco teatro, che prende una forma diversa ad ogni cerimonia. Il nostro sarà più come un nido, un teatro nel quale il pubblico si rinchiude per raccontare una storia in maniera più intima, rispetto all’ultima edizione in cui invece era più rivolto verso l’esterno"."Il tema dell’edizione 2019 - anticipa il regista - è ritornare al senso del lavoro e della relazione tra l’uomo e la natura, quindi c’è un cercare di approfondire questo modo di porsi del vigneto, che ogni giorno durante tutto l’anno procede attraverso una danza con la natura, che si esprime attraverso il clima, il passaggio delle stagioni, e la relazione con questa pianta che segue, danza, si evolve, si struttura e ritorna ogni anno a riproporre, a volte in modo virtuoso in anni perfetti e in modi più laboriosi in anni più complicati, questo ciclo. Questa volta sarà una festa più trasognata, più onirica, rispetto all’ultima che aveva un carattere più concettuale".E Daniele Finzi Pasca ha scelto l’artigianalità italiana per la realizzazione dei costumi: usciranno, infatti, dall’atelier romano della costumista Giovanna Buzzi. "Sono stata coinvolta da Daniele Finzi Pasca - spiega la costumista - con cui lavoro da parecchi anni e sono particolarmente contenta e fiera di poter lavorare a questa grandissima festa perché i costumi, diversamente da quelli che si fanno per il teatro o il circo, saranno portati da tutti i volontari per un mese durante gli spettacoli e durante tutto il giorno, diventano proprietà di ciascun partecipante. Devono essere quindi dei costumi-vestiti comodi e anche molto belli. E’ una bella scommessa". "Sono costumi interamente fatti in Italia - sottolinea - dal nostro laboratorio e da altre realtà, ed è un modo per mettere anche in risalto la nostra capacità perché in Italia ancora queste cose le sappiamo fare molto bene. Per esempio, coinvolgiamo delle fabbriche per fare tutte le scarpe di cuoio e le cinture, abbiamo da fare i cappelli, anche di paglia. E quindi coinvolgiamo un po’ tutte le regioni e le abilità artigianali del nostro paese. Dovremo produrre più o meno 5-6mila costumi, uno diverso dall’altro perché si cerca di personalizzare proprio perché ogni singolo partecipante si senta come l’attore principale. Fra i temi a cui ci ispiriamo, alcuni più storici, alcuni più legati alla natura".A sfilare in costume, oltre agli attori, saranno quindi anche gli stessi vignaioli, che questa festa la sentono nel Dna, come testimonia Blaise Duboux, 17ma generazione di viticoltori di Lavaux e consigliere della Confrérie.“La Fête des vignerons - dice - è qualcosa che abbiamo nel sangue, fa parte del nostro dna, va insieme alla terra. Si tiene 5 volte ogni secolo, più o meno ogni 20 anni: è quasi come un orologio, dà il ritmo al nostro lavoro. C’è qualcosa di molto speciale nel lavoro dei vignerons tacherons, che lavorano ma non sono proprietari della terra, e a loro è dedicato lo spettacolo. C’è tutta la famiglia della viticoltura che prepara questo spettacolo". A premiare i vignerons la Confraternita che li rappresenta da secoli, guidata dall’abbé-président François Margot, che nel 2019 farà gli onori di casa a Vevey. "La Fête des vignerons - assicura - è una festa unica, eccezionale, che viene organizzata a Vevey, in Svizzera, una volta per generazione, ed è diventata patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco. Dunque, non si potrà mancare alla prossima edizione, che si terrà nel 2019, perché questa occasione che non si ripresenterà prima di lungo tempo. E io sarò onorato, a nome della Confraternita e della città di Vevey, di accogliere tutti con immenso piacere".





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