Libri & Editori
Basketball Journey, viaggio on the road tra i luoghi dell'Nba
Storie inedite, aneddoti e scenari Usa On the road per raccontare il basket Nba
A Washinghton D.C., a sud del fiume che taglia in due la città, c'è un quartiere “black” di quelli in cui è preferibile non avventurarsi alla leggera. Laggiù case, strade, muri e usanze riflettono l'anima di quel lato dell'America che spesso si conosce solo attraverso i film. Proprio in quelle vie, che il Governo vuole abbattere per realizzare un quartiere moderno e residenziale, spazzando via ogni tradizione, si svolge un torneo estivo, la Goodman League, riconosciuto come una delle più grandi fucine del basket americano: proprio lì, per esempio, un giovanissimo Kevin Durant tirava a canestro prima di diventare la stella che è oggi. Ecco, proprio da questo evento, forse, le classi dimenticate riusciranno a fare resistenza per rivendicare i propri spazi, insieme alla propria Storia. È solo uno dei tanti casi in cui la realtà a stelle e strisce e la storia americana si riflettono su un campo da basket. Il giornalista Alessandro Mamoli, ex cestista e telecronista, e Michele Pettene, giornalista e scrittore, hanno viaggiato on the road in lungo e in largo per gli States, visitando palestre, incontrando personaggi e avventurandosi nei luoghi meno battuti per permettere ai lettori di scoprire le storie e le realtà che hanno dato vita ai nostri miti della pallacanestro in Basketball Journey, in libreria per Rizzoli.
Proprio Michele Pettene racconta ad Affaritaliani.it i retroscena del libro.
Come nasce questo libro?
"Basketball Journey" nasce da una necessità, quella di voler vedere con i nostri occhi e quindi poi raccontare con le nostre "penne" alcune delle infinite storie di personaggi ed eventi che la pallacanestro americana ha regalato al mondo. Vado oltre: l'ambizione era quella di andare a scovare storie diverse dal solito, inedite per il lettore italiano, o approfondirne alcune di cui si sapeva poco. Il filo conduttore di tutti i capitoli è l'amore per il Gioco e per gli Stati Uniti oltre che per l'inventore del basket, il professor James Naismith, cui questo libro è dedicato.
E la passione per il basket?
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto una vera scelta, e ne sono felice: a cinque anni sono stato portato a fare minibasket in una palestra della provincia veronese dai miei genitori - che non mi volevano far giocare a calcio come la maggioranza a causa del fango - ed è stato amore a prima vista, un colpo di fulmine che si è evoluto nei decenni, da giocatore ad allenatore a scrittore (ma gioco ancora, seppur a livelli infimi!).
Questo però non è un libro di sport ma di vita, relazioni, sogni, società...
Il nostro sogno più "alto" era sicuramente quello di comunicare, evidenziare il legame indissolubile tra la passione sfrenata per il basket negli Stati Uniti d'America con tutto il resto di quella realtà: ogni partita leggendaria, ogni eroe sportivo, sono diventati tali a causa dei posti dove sono nati, dove sono cresciuti, delle relative difficoltà e fortune condivise con il resto degli Usa durante quel preciso periodo storico. Per dire, raccontare la nascita della pallacanestro a Springfield significa anche comprendere il sistema scolastico statunitense, così come narrare l'euforia collettiva dello stato dell'Indiana per la palla a spicchi significa addentrarsi nelle strutture stesse di quella società, degli abitanti di quello stato.
Raccogliere le storie sul campo è stata un'avventura. Momenti di panico, commozione, scoperta: qualche aneddoto?
È stato decisamente il lato più emotivo e divertente, nel nostro piccolo ci sentivamo come degli esploratori alla ricerca dell'oro: sapevamo chi avremmo intervistato inizialmente, ma non dove, come o in che modo ci avrebbero accolti, o chi avremmo incontrato lungo il nostro cammino. Molti degli aneddoti più esilaranti o importanti sono nati là, senza programmarli, semplicemente "girando" e tenendo fede al nostro concetto di "on the road". Tra i tanti, posso raccontare di aver vissuto un'esperienza da film una notte a Washington, in un quartiere afroamericano, quando l'autista nero che mi stava dando un passaggio alla fermata della metro è stato fermato dalla polizia: attimi di terrore con tanto di cruscotto aperto per prendere i documenti dove nei film nascondono sempre la pistola, ma alla fine tutto bene!
Un aneddoto divertente è stato invece quando Bobby Plump, leggenda dell'Indiana, a 82 anni suonati ci ha portati nel retro del suo ristorante per farci vedere come il suo tiro fosse rimasto il migliore di tutti, segnando al primo tentativo nel canestro appeso al muro. Abbiamo ripreso tutto!
Quali storie avete vissuto con più coinvolgimento e come mai?
Onestamente abbiamo trattato tutti i capitoli con lo stesso approccio passionale e mettendoci tutto quello che avevamo: alla fine le abbiamo scelte noi le storie, era il minimo che ci facessero impazzire tutte! Poi ognuno ha la propria graduatoria, ad esempio Alessandro ricorda sempre con grande emozione la Silent Night, un evento incredibile di un'università dell'Indiana, mentre io mi sono perdutamente innamorato della storia della Goodman League del giovane Kevin Durant (a Washington DC) e del quartiere che la circonda, pronto per essere demolito dal Governo ma capace di resistere (non so ancora per quanto) tra orgoglio e disperazione.
C'è una lezione o meglio una riflessione che noi europei potremmo trarre dalla lettura di ognuna di queste storie?
Una c'è: valorizzare quello che abbiamo. In questo gli Stati Uniti sono irraggiungibili, e anche solo "copiando" il loro approccio allo sport, la loro cura del passato sportivo e la conservazione di luoghi importanti per la loro storia sportiva (e non) potremmo fare un enorme passo avanti, per noi e per le generazioni future. Faccio un esempio: nel 1986 nell'Indiana hanno girato un film pazzesco, "Colpo Vincente", talmente perfetto nel raccontare uno dei momenti più iconici di quello stato (Il Milan Miracle) che persino il set, a distanza di 37 anni, è ancora intatto e funzionante, visitato da più di 70mila persone l'anno. Ci siamo stati, ovviamente!