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Libri & Editori
“Casa di foglie”, il libro introvabile, torna in commercio

Di Chiara Giacobelli

Per capire il fenomeno “Casa di Foglie” è necessario partire dalla sua storia. Si tratta del romanzo d’esordio di Mark Z. Danielewski, nato a New York nel 1966 e figlio di un regista polacco d’avanguardia. Erano gli ultimi anni del vecchio millennio quando il romanzo venne pubblicato a puntate nell’allora nascente internet; in forma cartacea uscì invece negli Stati Uniti nel 2000, diventando subito un bestseller. In Italia arrivò però soltanto nel 2005 e dopo poco si trasformò in una chimera irraggiungibile per molti lettori, una vera e propria ossessione per altri: introvabile nelle librerie, ricercatissima nelle rare biblioteche che la avevano in catalogo. In pochi hanno avuto la possibilità di leggerlo, ma tutti lo hanno cercato desiderando possederne una copia: proprio l’irreperibilità ha contribuito a creare un alone leggendario attorno a questo volume, alimentandone la fama negli anni. E poi false notizie di ristampe, versioni “pdf-pirata” che circolavano in rete, prime edizioni con prezzi che raggiungevano anche i 500 euro nel mercato dell’usato.

Finalmente “Casa di foglie” è di nuovo disponibile nelle librerie grazie allo splendido lavoro della casa editrice 66thand2nd: la potete trovare sugli scaffali in quella che possiamo definire la prima vera edizione italiana, visto che il libro è a colori e mantiene lo stesso layout dell’edizione originale americana, con una nuova traduzione fedele alla volontà dell’autore. Per un romanzo di questo tipo è un aspetto fondamentale: “Casa di foglie”, infatti, appartiene alla letteratura ergodica; come sostenne il capostipite di questo genere Espen J. Aarseth, “sforzi non superficiali sono richiesti per permettere al lettore di attraversare il testo”. Quest’ultimo si presenta in molteplici caratteri tipografici, simboli, colori; inoltre, il modo in cui alcune pagine sono stampate crea effetti visivi in grado di suscitare emozioni. Ecco spiegato il perché del valore che la ristampa curata da 66thand2nd possiede. 

Parlando del romanzo, “Casa di foglie” è la realizzazione fisica del libro-labirinto teorizzato in “Finzioni” da Borges, il cui ritratto sorridente fa capolino in uno dei collage presenti in appendice. Ma è anche “Rayuela” di Cortàzar, “2666” di Bolano, senza dimenticare l’influenza di Fellini, Wallace, King, Poe, Pynchon, Palahniuk, Kafka e molti altri. Soprattutto c’è tanto, tantissimo Danielewski, estremamente abile nel creare un universo che pulsa, cambia, opprime o riscalda, finendo per possedere vita propria.

Senza addentrarci troppo nei dettagli della trama, la struttura consiste in quattro storie interconnesse: 1) un giovane artista, Johnny Truant, ritrova il manoscritto di un vecchio, Zampanò, morto misteriosamente; 2) Zampanò, cieco da quarant’anni, ha scritto un saggio su un documentario-film che non esiste (o forse sì); 3) il film racconta la storia della famiglia di un famoso fotografo, Navidson, che trasloca in una nuova casa in Virginia: l’abitazione è misteriosamente più grande all’interno che all’esterno; 4) il tutto è inframezzato dalle lettere della madre di Johnny Truant, rinchiusa in una clinica psichiatrica.

Sagacemente Danielewski insinua il dubbio, demolendo a poco a poco ogni certezza. Il lettore si ritrova quindi senza alcuna rassicurante sicurezza di cosa sia verità e cosa finzione, quale livello di realtà sia davvero concreto, cosa sia invece un simbolo, una metafora o puro delirio. Le pagine ci appaiono quasi vive, in mutamento; i paragrafi acquistano forme inestricabili; vi sono note, note di note, innumerevoli rimandi a libri e autori inesistenti, frasi mai pronunciate da personaggi reali, poesie, citazioni, lettere in codice, appendici, glossari, indici, appunti con finali diversi, disegni, foto. E in questo grande affresco letterario nulla è lasciato al caso. Basti dire che lo stesso Danielewski si defila, presentando il libro come scritto da Zampanò, con l’introduzione e le note di Johnny Truant. Un colpo da maestro, ma ve ne sono molti altri.

Leggere “Casa di foglie” è un’incredibile esperienza sensoriale ed emotiva con significati multipli. Per alcuni è un horror, per altri una storia d’amore, per altri ancora un libro sulla solitudine e la distanza. Personalmente credo che sia riduttivo provare a classificare un’opera del genere, capace di regalare sensazioni e interpretazioni diverse a ogni rilettura. Meglio, forse, definirlo con una sola parola: un capolavoro.

 

Per maggiori informazioni: www.66thand2nd.com.

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