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Ianez: “Con la droga un'infanzia a metà, riscattata da scrittura e musica”

Andrea Iannone, in arte Ianez, è uno scrittore e cantautore abruzzese. Grazie alla musica e alle parole si è salvato da un’infanzia difficile dovuta ai problemi di tossicodipendenza nella sua famiglia, ma preferisce “non entrare nel dettaglio per non ferire nessuno”.

Ad aprile 2021 è uscito il nuovo singolo, Minerva, in cui racconta un amore finito, la delusione e l’ossessione del ricordo che torna attraverso le immagini di ciò che è stato.

Un brano a suo modo dolce, semplice, una sirena di sottofondo a sottolineare la guerra tra l’assillante desiderio di provarci ancora, perché forse sarebbe potuta andare meglio, e la volontà di liberarsi dal ricordo per poter ricominciare da capo. Affaritaliani.it ha intervistato Ianez per saperne di più.

Andrea, parlaci un po’ di te e di come sei arrivato a essere Ianez.

Da piccolo ero introverso e con una situazione famigliare pesante, tra problemi di tossicodipendenza e continui abbandoni. Ho iniziato presto a scrivere i primi racconti, perché certi problemi ti fanno vivere un’infanzia a metà e la penna mi è servita a sfogare il disagio, parlandone in terza persona. È stato anche un modo per prendere le distanze e riuscire a guardare tutto dall’esterno. Poi ho scoperto la chitarra: mi chiudevo in camera con dei metodi per aspiranti pessimi chitarristi e così mi sono avvicinato anche alla musica. Verso i quattrodici anni ho iniziato a fare parte delle prime band, e mi sono reso conto che il mio strumento più forte non era la chitarra ma la voce. Nei primi anni 2000 cantavo in una band black metal, i Melan Nepho Tsanatou, ma quando si è sciolta mi sono spostato sul rock italiano. Ho iniziato così a cercare la mia identità artistica e nel 2012 con lo pseudonimo di Renè Golconda sono riuscito a passare sul circuito radiofonico nazionale con un singolo arrangiato da De Rienzo, bassista dei Napoli Centrale, dal titolo Eri distratta. Nel 2018 è uscito il mio primo romanzo Sette foglie di oleandro, pubblicato da Lupi editore, che si è aggiudicato diversi premi letterari. Non ho mai smesso di suonare e di reinventarmi e così appena due anni fa, dall’incontro con il produttore Fabio Tumini e il bassista Lorenzo D’Annunzio, è nato il progetto Ianez.

E il singolo Minerva uscito ad aprile, che parla di una relazione finita ma ancora tormentata, argomento molto attuale in un momento storico in cui molti rapporti sono stati messi a dura prova dal lockdown. È una canzone che nasce da una tua esperienza personale?

Minerva non è un estratto della mia vita, non ha riferimenti personali e non è una dedica, volevo solo descrivere una sensazione, uno stato emotivo, che può capitare a chiunque di provare. Le relazioni sono difficili a prescindere da tutto. Certo le restrizioni da pandemia sono esasperanti, ma se due persone stanno bene assieme, se c’è amore e non solo passione, allora sono convinto che tutto si possa superare.

E dietro al riferimento a Minerva ci sono forse degli studi classici?

No, gli studi scolastici li ho affrontati con scarsi risultati. Sono però un lettore compulsivo e la mitologia mi è sempre piaciuta, perché incarna vizi e virtù degli uomini restando così sempre attuale. Nel mio brano, il mito della nascita della dea Minerva viene usato per rafforzare il concetto di ossessione e tormento: Giove che per liberarsi da un insopportabile mal di testa arriva a spaccarsi in due il cranio rende bene l’idea, l’immagine, della necessità fisica di aprirsi e togliersi quel tormento da dentro.

Dopo un anno di stop ai concerti in presenza, cosa ti aspetti dal futuro?

La mancanza di live è una sofferenza, un freno a tutto, dato che la musica vive di pubblico. Spero che al più presto si possa riprendere a guardare negli occhi le persone, a provare emozioni che solo il palco riesce a dare. Ho vissuto questo stop per quello che è, una necessità che va oltre le nostre volontà, ma non mi sono mai fermato e ho continuato a scrivere testi e racconti. Ho iniziato anche un nuovo romanzo e con varie formazioni ho partecipato a manifestazioni in streaming. Alcuni dei miei amici sono stati molto male per il Covid, per fortuna ora sono tutti vivi, ma questo mi basta per evitare polemiche sulle chiusure e concentrarmi sul lavoro.

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