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Marketing
Il Manager di Foodora: "Con digitale e fattorini, cambiamo il food-delivery"
Matteo Lentini (29 anni, a sinistra) e Gianluca Cocco: i due giovanissimi manager di Foodora

In Italia, se un'azienda di successo è diretta da un manager di 59 anni, viene da stupirsi per la sua giovane età. Foodora è davvero un caso a parte, perché a fare 59 anni è la somma dei suoi due country manager: Gianluca Cocco (30 anni) e Matteo Lentini (29).

Il più giovane dei due, Matteo, è stato ospite della convention di Teamsystem intitolata “Surf the change”, nella quale si sono messe in luce le numerose opportunità fornite dalla rivoluzione digitale. L'esperienza di Lentini era particolarmente interessante da questo punto di vista. Dopo aver lavorato nel settore del food-delivery in Russia, dove anche per ragioni climatiche c'è il mercato più ricco del mondo, ha contribuito al successo di Foodora, che proprio grazie a un felice connubio tra produzione materiale e sviluppo in Rete sta segnando un epoca.

“L'idea è nata nel 2014 in Germania, da un gruppo di ragazzi di Monaco che avevano notato come a New York questo settore fosse in forte ascesa – racconta Matteo – In seguito, l'azienda è stata acquisita da un gruppo internazionale e attualmente è attiva in 10 Paesi e oltre 50 città (in Italia: Milano, Torino, Roma e Firenze). Lo consideriamo un 'city business' perché per noi è importante operare in grossi agglomerati, con un'offerta di ristoranti eterogenea e di qualità”. 

“La grande rivoluzione digitale in atto sta già cambiando in vari settori, ad esempio, viaggi, taxi, fashion... Questo tipo di transformazione di consumi da offline a online con noi ha iniziato a riguardare anche il food. Ordinare la pizza a casa non è certo una novità. Poi si è iniziato anche ordinare anche altri tipi di cibo, ma sempre telefonicamente o col take-away. La novità di Foodora è legata all'online. Il cliente può ordinare ovunque, anche in tram, e ha una scelta molto ampia, perché lavoriamo con ristoranti di alta qualità. Inoltre è tutto molto trasparente e i pagamenti sono tracciabii”.

Il cambiamento di Foodora sta anche nel non produrre in proprio in cibo, ma nel collaborare con i ristoranti: “Molti di loro non avevano mai pensato al food-delivery come una linea di business accessoria. A fare la differenza sono anche i tempi di consegna molto concorrenziali: in media, passano 32 minuti da quando ordini online a quando cominci a mangiare! Questo è possibile grazie a una flotta interna di collaboratori e a un algoritmo che ottimizza l'organizzazione delle consegne, assegnando ogni ordine al fattorino più vicino”. 

L'altro valore aggiunto sta nel fatto che Foodora non segue modelli già visti, come quello di altri operatori del settori, che mettevano insieme ristoratori con una propria flotta di consegna e dava loro una vetrina sulla quale vendere i propri prodotti. Chi ha provato a fare tutto di solo, ha faticato a sostenere i costi di marketing.

Invece Foodora ha modificato il modello di business, prendendo dei ristoranti di qualità ed offrendo loro sia una piattaforma su cui vendere il cibo da asporto, sia una una flotta fornita da Foodora stessa per le consegne.

Il cambiamento è già stato rilevante, ma per Lentini non è ancora finito: “Il potenziale è enorme e non è stato ancora sfruttato del tutto. Secondo una ricerca eseguita nel 2015 negli USA, il food-delivery in generale ricerca vale circa 110 miliardi di dollari a livello globale, ovvero circa il 30/40% del business del food generale. Ma la maggior parte del food-delivery è ancora offline, soprattutto per via telefonica. E' un settore molto interessante, anche perché (a differenza dei viaggi online), prenoti il servizio anche tutti i giorno. Ha una frequenza di acquisto elevatissima”.

A incoraggiare un'ulteriore crescita di questo sistema di consumo del cibo c'è il forte interesse dei ristoranti. “Gli imprenditori della ristorazione sostengono costi fissi molto alti – spiega Lentini -  Foodora riesce a portare loro nuovi clienti, ordini e ricavi, senza determinare ulteriori costi fissi, bensì con una percentuale su ogni ordine. Ci sono ristoranti che, con noi, sono riusciti ad aumentare il fatturato del 30-40% e senza cannibalizzare il fatturato di sala! A Milano ci sono alcuni casi di vendor che hanno aperto una cucina apposta per le consegne con Foodora. Io credo che in futuro ci saranno ristoranti 'dematerializzati', ovvero con solo la cucina, ma senza la sala: serviranno solo per le consegne a domicilio.

E' in effetti sorprendente il fatto che a cambiare così radicalmente abitudini consolidate da tempo siano dei ragazzi così giovani. “Noi siamo la divisione italiana di Delivery Hero – spiega Matteo – il gruppo è il più grande del mondo nel delivery ed è operativo in 50 paesi. E' specializzato nel food, seppure in varie tipologie. Diverse funzioni sono centralizzate (soprattutto la parte IT e di sviluppo software, perché sono il core-business), mentre in Italia abbiamo un team di circa 40 persone che fanno amministrazione, la parte commerciale (rapporti con i partner), marketing, customer service e operations (flotta gestione rider). L'età media del gruppo è di 26/27 anni. La maggior parte è comunque Under 30. E' un settore nuovo, è anche normale che vi ci si avvicini subito dopo l'università: siamo in forte crescita e ci vuole spirito imprenditoriale, servono talenti giovani che vogliono contribuire in maniera forte con lo sviluppo delle proprie idee. Siamo un'azienda dalla gerarchia molto orizzontale, dal mindset digitale, che lavora molto in cloud e comunica con chat interne e altri mezzi non tradizionali. Questo piace molto ai giovani”.

Rispetto ai rider, però, qualche mese fa avete avuto dei problemi rispetto alle loro rimostranze. “E' vero, ma abbiamo usato quel problema come un'opportunità. Il problema era circoscritto ad alcuni rider di Torino, ma è stato uno spunto per migliorare in tutte e quattro le città dove siamo operative. Siamo venuti incontro ad alcune loro richieste, abbiamo aumentato la comunicazione, trovate figure intermedie per raccogliere spunti da parte della flotta e stipulato convenzioni con delle ciclofficine per far fare la manutenzione ai mezzi di proprietà dei rider. E' giusto riflettere su questi argomenti. La 'On Demand Economy' è una questione molto attuale e sicuramente sempre più rilevante. Questo tipo di lavori che si sono venuti a creare aumenteranno di numero e importanza. Spesso si parla del fatto che la tecnologia possa portare via dei posti di lavoro alle persone. Al contrario: il digitale consente di recuperare il gap dove il costo del lavoro è troppo alto e magari evita all'azienda di delocalizzare e quindi salva dei posti di lavoro!”. 

 

20170323 105857Lentini sul palco della convention Teamsystem
 
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