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Marketing
Intesa Sanpaolo, boom di visualizzazioni per il video della filiale di Mantova

Ha ormai superato i 2 milioni di visualizzazioni l’imbarazzante video della filiale Intesa San Paolo di Castiglione dello Stiviere, che ha fatto parlare la rete negli ultimi giorni. “E’ utile analizzare nel dettaglio il fenomeno, trattandosi di un vero e proprio caso di employer branding negativo” – dice Gianluca Lo Stimolo, Business Celebrity Builder e CEO di Stand Out, la prima agenzia italiana specializzata in servizi integrati di Personal Branding.

L'espressione employer branding è entrata in uso a partire dagli anni novanta e si riferisce alla reputazione che un'azienda si costruisce come datore di lavoro e che ne determina l’attrattività nei confronti di talenti e nuove risorse. Ogni azienda possiede infatti una reputazione, in qualità di ambiente lavorativo, che viene influenzata da tanti fattori e in particolare dalla comunicazione dei propri dipendenti, spesso informale, attraverso canali social e passaparola. In questo senso, ogni dipendente assume le vesti di un vero e proprio brand ambassador e la percezione che trasmette contribuisce alla creazione di luoghi di lavoro ideali, come Apple, Google e Facebook, in cui tutti i talenti vorrebbero lavorare.

 “Al di là delle nozioni teoriche, a parlare chiaro sono i numeri:” – dice Lo Stimolo – “l’ultimo studio annuale di LinkedIn, pubblicato di recente, sulle tendenze del reclutamento del personale ci mostra che il 2017 celebra più che mai l’importanza delle HR all’interno delle aziende poiché, per l’81% dei dirigenti interrogati, il successo comincia e si mantiene grazie all’assunzione di talenti. Per attrarli, l’employer branding è una priorità per il 69% dei dirigenti delle HR interpellati per la ricerca.”

Inoltre, un recente studio svolto dalla società inglese di media publishing “Recruitment International” e reso pubblico in uno dei suoi articoli (https://www.recruitment-international.co.uk/blog/2016/09/10-reasons-employer-branding-matters-more-than-ever), elenca le 10 ragioni per cui è importante l’employer branding, con l’apporto di significative percentuali:

1. Un azienda con una cattiva reputazione ha in media il 10% in più di costi in termini di reclutamento del personale, rispetto a quelli che pagherebbe se avesse invece una buona reputazione.

2. Il 50% dei candidati non lavorerebbe per un'azienda con una cattiva reputazione, anche se offrisse una remunerazione più alta.

3. I datori di lavoro con marchi positivi spendono meno sul reclutamento e ricevono il doppio delle candidature.

4. Il 50% dei responsabili delle risorse umane ha affermato di avere difficoltà a riempire posizioni a partire dal 2013. Quel numero è cresciuto ad oggi al 68%.

5. La gente si fida di quello che i dipendenti dicono di un'azienda e delle opinioni pubblicate sui loro profili social.

6. Il 76% dei potenziali candidati controlla i datori di lavoro su LinkedIn prima di inoltrare la candidatura.

7. Il 62% dei potenziali candidati analizza i datori di lavoro anche su altri social media.

8. Il 70% dei dirigenti HR dice di utilizzare i social media per la costruzione del branding dei datori di lavoro, ma solo il 33% ha qualcuno che si dedica in modo professionale a questo.

9. L’HR è responsabile del brand di ognuno dei datori di lavoro di un’azienda, secondo il 58% dei responsabili delle risorse umane, ma ...

10. Secondo il 60% degli amministratori delegati è responsabile del proprio brand personale.

“Ritengo che oggi Intesa San Paolo rischi di essere percepita come il posto dove si mettono in ridicolo i propri dipendenti con contest discutibili– spiega Gianluca Lo Stimolo, il quale conclude dicendo Le attività di team building hanno assolutamente una loro valenza in quanto sorgono proprio per spingere i dipendenti a spostarsi dalla loro zona di confort e per creare dinamiche relazionali lontane dalla quotidianità.

Ma prima di lanciare una qualsiasi di tale attività è sempre utile ricordare la policy di comunicazione dell’azienda e stabilire delle chiare regole di comportamento sui social. Accortezza valida soprattutto nel contesto in cui viviamo e in cui la linea che separa la comunicazione privata da quella pubblica è molto sottile, visto che tutto può essere pubblicato da un momento all’altro da qualunque dipendente sul proprio profilo social o, come sembra in questo caso, inviato a terzi divulgatori.

Per lo stesso motivo forse avrebbe più senso per le aziende investire sulla formazione in personal branding del proprio personale.”

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