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Ascolti Tv, Vespa: "Giovanni Paolo II ha abbattuto il Muro di Berlino"

Rewind. Bruno Vespa riavvolge il nastro dei ricordi. Torna alla sua infanzia in un attimo, seduto nel salotto di “Io e te di notte”, il programma di Pierluigi Diaco in onda su Rai1 (che ieri ha toccato il 10% di share). 

“Della mia infanzia la cosa più tenera che ricordo è quando mia nonna mi portava al cinema. Io ho avuto un rapporto con mia nonna straordinario perché mia mamma lavorava, mio padre lavorava (non sempre), perché mio padre ha avuto dei periodi di disoccupazione che sono stati molto duri, quindi io capisco quando qualcuno perde il lavoro”, dice Vespa. Che guarda le foto di quando era bambino e tuona: “Com’ero magro”. Diaco incalza dicendogli: “Sei ossessionato dal peso?”. Ed il papà di Porta a porta risponde: “Mi sento meglio quando sono più magro. Mi sento meglio, mi sento più libero. Non è un fatto estetico, è perché sto bene. Io cerco sempre di fare le scale a piedi. Faccio in media 300 scale al giorno a piedi... ieri 500. E arrivare in cima senza il fiatone mi fa sentire meglio”. 

Ma Vespa, aquilano doc, è stato uno dei primi cornisti a lasciare gli studi di via Teulada per correre nella sua città distrutta dal terremoto. Ovviamente con microfono e telecamera. 

Iniziano i ricordi. Vespa li scandisce parola dopo parola. “Mi feci prestare un elicottero da un amico. Chiesi a Palazzo Chigi, c’era Gianni Letta, il permesso di sorvolare la città, e partii, non avevo idea di quello che avrei visto. Fare la telecronaca diretta della distruzione della propria città, dei luoghi della giovinezza, del cuore, delle amicizie, e vederle lì, raccontarle lì, era una cosa… - racconta commosso a Diaco. “Ora l’ho rivista e sono rimasto col fiato sospeso perché dico: “Ma davvero, davvero è successo? Davvero sarei andato ad abitare in una di quelle case?”. Io non pensavo che sarei riuscito a fare il giornalista, pensavo di fare l’avvocato, di rimanere a L’Aquila, e la mia aspirazione era di andare ad abitare in quelle palazzine lì. Era il quartiere in cui abitavano i miei amici. Molti di loro sono morti lì perché alcuni mascalzoni, nonostante le norme antisismiche, avevano costruito male. E ho rivisto un pezzo della mia vita, di quello che era, che è stato, e che forse avrebbe potuto essere se poi invece il destino, la fortuna non mi avesse portato da qualche altra parte. Che mestiere!”. 

E poi, quando la chiacchierata entra nel vivo, in studio parte l’audio della storica e indimenticabile frase di Giovanni Paolo II con il suo “non abbiate paura”. Un vero monito.  “Il padreterno mi vuole molto bene! Mi ha consentito di conoscere questo uomo prima che diventasse papa. “Non abbiate paura!”. Abbiamo celebrato qualche giorno fa la caduta del muro di Berlino. L’ha abbattuto lui… la spinta decisiva gliel’ha data lui”, conclude Vespa. 

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