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MediaTech
Elezioni 2018: il ruolo dei Talk show

Quale è stato il ruolo dei talk show televisivi nelle recenti elezioni politiche?

In un’epoca dominata dalla Rete e specificatamente dai cosiddetti social, ha ancora senso la Tv?

A quanto pare sì.

In realtà, anche nella nostra epoca che potremmo definire “InternetEvo”, c’è la richiesta di autentificazione delle fonti, rispetto al mare magnum di una “informazione” che ora è alla mercé di tutti, non solo passivamente, ma anche attivamente e cioè con i cittadini essi stessi produttori di “notizie” e non solo meri consumatori, il cosiddetto citizen journalism o giornalismo partecipativo.

Ma si tratta di notizie vere? E qui entriamo nel mare magnum delle fake news o bufale.

Ma se ci si aspetta che esse siano prodotte solo da anonimi utenti sui social, di meno ci si aspetta che lo siano anche da chi dovrebbe essere un po’ il tutore della veridicità se non della verità, e cioè i grandi giornali e le Tv di Stato. A tal proposito ricordo un caso clamoroso recentissimo di fake news. In questo articolo analizzo la genesi di una fake news con il colpevole apporto di grandi testate:

http://www.affaritaliani.it/politica/antonio-di-pietro-candidato-centrosinistra-in-molise-una-fake-news-529351.html

Ma veniamo ai talk.

Hanno influito sul voto?

Partiamo da quelli di centro-destra.

Quinta Colonna e Matrix, condotti rispettivamente da Paolo Del Debbio e Nicola Porro.

QC ha un format molto collaudato e un po’ ripetitivo: gruppetti di cittadini incazzati in genere contro governo e migranti.

Con questo non si vuol dire che non abbia un suo interesse, ma proprio la riproduzione della formula ormai nota dà prevedibilità, un po’ come in un bel cartone animato americano, Scooby Doo, in cui un gruppetto di ragazzi incontra inevitabilmente un mostro che simula paranormalità ma quasi sempre si tratta di un trucco.

Qui l’entità paranormale sempre presente è il “popolo incazzato”, presente in ogni trasmissione e singolarmente che batte i denti dal freddo, aspettando il collegamento che non arriva mai.

La bravura di Del Debbio ci mette una pezza e in alcune puntate risulta anche coinvolgente.

Matrix invece è meno monotematico e Porro cerca di provocare intelligentemente gli interlocutori politici in studio, ma ricorda un po’ una pubblicazione del ventennio e cioè il quindicinale Il Primato di Giuseppe Bottai, in cui alla fine si faceva la fronda al fascismo.

Mi spiego. Il format di Matrix è così aperto intellettualmente (e questo è sicuramente un bene) da invitare spesso ospiti critici con il centro-destra.

Dunque, Quinta Colonna ha finito per favorire il populismo e quindi la Lega ai danni di Forza Italia e quindi di Berlusconi, padrone di Mediaset, mentre Matrix ha un po’ messo la pulce nell’orecchio agli elettori del centro - destra su alcune magagne.

In ogni caso fa onore ai due conduttori e all’editore questa grande apertura pluralista.

Apertura che è clamorosamente e colpevolmente mancata nei due programmi di Stato (e cioè pagati con i soldi di tutti i contribuenti) targati Rai 3: Mezz’ora in più di Lucia annunziata e Carta Bianca di Bianca Berlinguer.

Il programma dell’Annunziata, anche per l’ora in cui va in onda, il dopo pranzo della domenica, è altamente soporifero e neppure la tradizionale cattiveria della conduttrice riesce a svegliare dal torpore causato da pasta asciutta, companatico e bicchierino di Porto. Il canovaccio è noto: l’Annunziata, “comunista” della vecchia guardia, invita un ospite politico e cerca di punzecchiarlo con sadica continuità, ma lo fa con i soliti strumenti che hanno condotto alla sconfitta il centro - sinistra e cioè un certo moralismo di facciata e molta teoria e pratica del radical -chicchismo militante della più stucchevole maniera. È il programma della sinistra degli attici “de sinistra” del centro di Roma e dei Parioli, da dove sventolano le bandiere multicolore della pace in un tripudio di buonismo mondiale e non ci sarebbe niente di sbagliato in ciò se non provenisse da persone ricche e potenti che parlano di integrazione e tolleranza per i poveri e gli emarginati.

Naturalmente la reazione alle elezioni degli elettori delle periferie urbane è stata devastante: vittoria di Lega e Cinque Stelle.

Il format della Berlinguer invece strappa un sorriso di nostalgia; si vede la mano del vecchio maestro e bravo giornalista (questo va detto) Alessandro Curzi.

Ideologia di sinistra allo stato pure, non mediata e neppure minimamente scalfita da trenta anni di storia mondiale e nazionale.

E’ come se la Berlinguer vivesse a Mosca negli anni ’70 del XX secolo ed ogni mattina facesse colazione con due uova al tegamino al Cremlino.

La Berlinguer, rispetto all’Annunziata, è però più innocente -se così si può dire- perché ogni tanto può anche venire il sospetto che creda in quello che dice e difenda veramente i valori dei più deboli.

 

 

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