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Er Brasile? Vauro fa un gesto cavalleresco
Foto LaPresse

Riporto, perché è assolutamente necessario, un trafiletto del “Corriere”(1). Dopo la rissa sfiorata giovedì sera tra Vauro Senesi e «Er Brasile» — l’estremista di destra romano Massimiliano Minnocci — nella trasmissione Dritto e Rovescio, condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4 e dedicata ai «Riflussi di fascismo», il vignettista satirico ha scritto una lettera aperta a Minnocci su Twitter, invitandolo a un confronto: «Non ti chiamo Brasile ma Massimiliano che è il tuo nome. Ti scrivo perché ci siamo trovati muso a muso con rabbia e con furore. Svastiche, effigi di Mussolini... Tutto quello che ti sei tatuato sul corpo rappresenta per me (e non solo per me) orrore, schifo, disprezzo. Con tanta rabbia, certo, ma ti ho guardato negli occhi e oltre l’odio ho visto solitudine, rancore, disperazione e fragilità». 

«Sei un “nemico” ma un nemico facile “grosso brutto e cattivo” — continua Vauro nel suo appello —. Sei lo spauracchio dei mostri veri, quelli che ti usano. Allora ti dico vediamoci. Potrai spaccarmi la faccia, la tua stazza te lo permette. o potremo parlare cenando assieme, così poi puzzeremo di vino tutti e due. Questa lettera è pubblica come lo è stato il nostro scontro. Ma il nostro incontro, se vorrai, sarà privato, senza telecamere né conduttori, io e te. Non è una sfida, è un invito».

Fin qui il Corriere. Io non ho visto la trasmissione e – lo dico apertamente – ho per Vauro un’antipatia tanto forte che, al solo vederlo, cambio canale. Vauro per me non è di sinistra: è trinariciuto. Un comunista che ha guardato la vita attraverso l’Unità, ma non quella degli anni recenti, quella di Togliatti. Cioè di Stalin. Insomma non ha l’orologio fermo, ha il calendario, fermo. Da decenni. E tuttavia oggi sono lietissimo di levarmi il cappello dinanzi ad un suo gesto cavalleresco, degno di Cyrano de Bergerac. E cioè della penna di Edmond Rostand. 

Ma non posso farlo senza dei distinguo. In primo luogo, Vauro si permette nei confronti del suo interlocutore dei giudizi pesanti e delle parole sgradevoli che avrebbe potuto evitare. Poi invita a cena un giovane, probabilmente incolto, per discutere. Discutere di che cosa? Ma di che vuoi discutere con un energumeno che ha tatuate addosso delle svastiche? Se la discussione fosse seria, sarebbe un incontro di pugilato fra un professionista dei pesi massimi, Vauro, e uno scaricatore di porto piuttosto magro, Minnocci. Vauro per giunta ha il senso dell’umorismo, un’arma tremenda in più, in mano ad un polemista. 

Vauro avrebbe dovuto invitare a cena “Er Brasile” col patto che non si sarebbe parlato di politica, anzi che non si sarebbe parlato di niente di serio. Che si sarebbe soltanto cercato di comprendere, da ambedue le parti, che si aveva di fronte un altro essere umano col quale comportarsi da amici, al di là della divergenza di idee. Ma forse pretendo la Luna. Forse Vauro alle cose che ho detto non ha nemmeno pensato. E questa sarebbe una sua colpa. Significherebbe che apre bocca soltanto per schiacciare l’avversario. 

Oggi voglio vedere in questo episodio il coraggio di ripudiare l’odio, gli steccati, i fanatismi. E solo per questo rinnovo il mio gesto e gli faccio tanto di cappello. Ma Vauro avrebbe avuto più coraggio se, abitando io a Roma, avesse invitato me. Invitare Massimiliano a discutere ha tanto senso quanto avrebbe senso se Massimiliano invitasse lui a fare a pugni.

giannipardo1@gmail.com

(1)https://www.corriere.it/politica/19_novembre_09/vauro-scrive-estremista-destra-la-rissa-tv-incontriamoci-lui-accetta-gli-stringo-mano-6c7b1be2-02d1-11ea-99f9-9c588e5b4be4.shtml#

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