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Lilli la rossa e il vizio boldriniano di storpiare le parole

Di Giuseppe Vatinno

La supercazzola della parità linguistica

Le cose sono cambiate da tempo e il delicato equilibrio del potere di genere-semmai- si è spostato proprio dalla parte femminile. I poveri maschi sempre più spesso si sentono dire proprio dalle donne che: “Non esistono più gli uomini di una volta”.

Il che è vero. Ma sono stati distrutti proprio dal femminismo del tipo di quello della Gruber. La vera parità dei sessi non è conflittuale ma collaborativa, nel rispetto dei ruoli. Ad esempio, il considerare i transessuali maschi come delle donne sta già provocando guasti irreparabili. Nello sport cominciano ad essere vietate le competizioni ai trans perché le donne vere perdono regolarmente, visto che l’apparato muscolare dei maschi finte femmine è molto più potente.

E poi c’è una visione politica a monte completamente sfasata. Ad esempio, Giorgia Meloni, per una di quelle meravigliose ironie della Storia è stata la prima donna a divenire Capo del governo.

Non una femminista di sinistra ma una donna di destra. Eppure la prima cosa che ha chiesto, con una nota ufficiale di Palazzo Chigi, è stata quella di essere chiamata “presidente” al maschile e non “presidentessa” o “prima ministra”. Le donne in gamba non hanno bisogno di storpiare i nomi, il potere se lo prendono da sole, magari proprio perché “non le hanno viste arrivare”, con buona pace di Lilli la Rossa.