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MediaTech
Prime Time tardivo, Antonio Ricci "sfida" la Rai: "Si faccia lei gli orari"
Antonio Ricci, creatore di Striscia la Notizia 

Antonio Ricci, genio creatore di Striscia la Notizia e di Paperissima, intervistato dal Corriere della Sera risponde alle accuse di "sforamento selvaggio" del suo Tg satirico e chiama direttamente in causa la Rai, inserendosi nel dibattito innescato da affaritaliani e da chi scrive.

In due articoli pubblicati nelle ultime settimane (clicca qui per leggere) (clicca qui per leggere), denunciavamo quanto ormai le prime serate televisive (e di conseguenze le seconde che spesso sfociano in terze a ore inique) inizino sempre più tardi, per via della sempre più estesa fascia di access prime time (creatasi proprio perché Striscia la Notizia si è progressivamente allargata imponendo alla Rai di iniziare la programmazione del prime time via via oltre le 20.30 fino ad arrivare alle 21.30 odierne). Con la massima irrispettosità nei confronti dei telespettatori che, per seguire una fiction, un reality, un film, addirittura un programma documentaristico come Superquark o Meraviglie, sono costretti a restare alzati fino alle 23.45. Di conseguenza la seconda serata, che una volta iniziava alle 22.30, ora parte poco prima di mezzanotte (e spesso anche dopo), rinviando così di frequente l'inizio di programmi di approfondimento come il Porta a Porta di Bruno Vespa a orari indegni, minimo alle 23.50. Una tv che pare fatta sempre più per nottambuli, insomma, come sottolineavamo qualche settimana fa, o per sfaccendati che il giorno successivo non hanno l'obbligo di alzarsi per andare al lavoro o a scuola, nel caso dei più giovani.

Antonio Ricci al Corriere della Sera risponde - giustamente a nostro avviso - che la Rai è il servizio pubblico e dunque dovrebbe "farsi lei i propri orari". E sempre a nostro avviso, un importante segnale di cambiamento da parte della cosiddetta e sedicente Rai del cambiamento sarebbe proprio quello di imporre l'inizio della prima serata a un orario più riguardoso del telespettatore, a prescindere dalle dinamiche di Striscia o di Mediaset.  

Il servizio pubblico dovrebbe insomma agire come tale e agire nell'interesse dei telespettatori come missione primaria, anziché inseguire la concorrenza tout court. Se, per via della politicizzazione della Rai (che il governo giallo-verde non ha certo eliminato) è spesso difficile cambiare volti e nomi, e si finisce per vedere sempre i soliti noti davanti e dietro alle telecamere negli studi televisivi, si parta almeno dal cambiamento di orari e da una decisa e significativa presa di posizione che rivendichi l'indipendenza del servizio pubblico rispetto alle logiche degli ascolti fine a se stessa. Considerando anche che, consapevoli che un programma iniziato alle 21.30 finirà non prima delle 23,45 (se tutto va bene), molti spettatori rinunciano a guardare la Tv o la spengono anzitempo, a tutto discapito dellle performance Auditel. La Rai è pronta a raccogliere la "sfida" di Antonio Ricci? Aspettiamo con fiducia un segnale in questo senso. 

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