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Privacy e riconoscimento facciale, l'inchiesta del NYT arriva in parlamento

Privacy e riconoscimento facciale, l'inchiesta del New York Times arriva nel parlamento italiano

Nella celebre raccolta di racconti di Philip Dick Le presenze invisibili pubblicate nel 1987, compare per la prima volta il racconto Rapporto di Minoranza che narra una storia i cui contorni fantascientifici si stanno assottigliando sempre di più. Nella finzione di Dick, ambientata in un ipotetico futuro, l'umanità ha completamente eliminato gli omicidi e la maggior parte delle azioni criminali. Ciò è possibile grazie all'istituzione della polizia Precrimine, che utilizza dei veggenti in grado di prevedere il futuro, i precog (abbreviazione di precognitivi), per sventare i crimini prima che questi possano essere commessi.

Si sa, le fantasie di Dick avevano i piedi ben saldi nella realtà e le sue visioni profetiche e quelle di altri scrittori di sci-fi si sono spesso rivelate esatte, troppo esatte purtroppo, una prova è l’inchiesta del NYTimes pubblicata lo scorso 18 gennaio che ha fatto luce su una applicazione, chiamata ClearView, che consente di risalire, da una singola immagine di una persona, a tutte le foto pubbliche dell'interessato o dell'interessata e che potrebbe dare il colpo di grazia alla privacy personale ormai sempre più minacciata dalle nuove tecnologie, e che ora sarebbe utilizzata da Fbi e polizia della Florida.

Che cos’è ClearView e da dove viene? Fino a poco tempo fa, Hoan Ton, la casa che ha sviluppato ClearView, "vantava" tra i suoi più grandi successi un oscuro gioco per iPhone e un'app che permetteva alle persone di mettere i distintivi capelli gialli di Donald Trump sulle proprie foto.

Ma le cose sono cambiate quando un tecnico australiano (un tempo modello) ha fatto qualcosa di importante: ha inventato uno strumento che potrebbe mettere fine al nostro diritto di camminare anonimamente per la strada e lo ha fornito a centinaia di forze dell'ordine, che vanno dai poliziotti locali in Florida all'FBI e al Dipartimento per la sicurezza interna.

La sua piccola azienda, Clearview AI, ha ideato un'app rivoluzionaria per il riconoscimento facciale. Fai una foto a una persona, la carichi e vedi le foto pubbliche di quella persona, insieme ai link a dove sono apparse quelle foto. Il sistema ha come spina dorsale un database di oltre tre miliardi di immagini che Clearview afferma di aver raschiato da Facebook, YouTube, Venmo e milioni di altri siti Web.

Gli agenti delle forze dell'ordine federali e statali hanno affermato che, pur avendo una conoscenza limitata di come funziona Clearview e chi c'è dietro, avevano usato la sua app per aiutare a risolvere il taccheggio, il furto di identità, la frode con carta di credito, l'omicidio e i casi di sfruttamento sessuale dei minori.

Il caso è scoppiato recentemente anche in Italia

Il deputato del Pd Filippo Sensi annuncia su Twitter di aver presentato un’interrogazione parlamentare, proprio in rapporto all’inchiesta del NYT, e indirizzata al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno, che ha per oggetto l’uso delle tecnologie di riconoscimento facciale.

In altre parole, si chiede al governo l’esistenza e, nel caso, l’entità dei dati e le persone che ne sono in possesso, afferma Sensi, «Il trade-off è quello tra sicurezza e libertà. Spero quindi, nonostante non ci siano limiti di tempo per la risposta, di avere delle delucidazioni in merito, vista l’importanza del caso», conclude Sensi. Nell’interrogazione parlamentare, infine, il deputato ricorda la “White paper” della Commissione Ue, che punterebbe alla moratoria del riconoscimento facciale per cinque anni, il che ribadisce maggiormente la necessità di paletti legislativi per regolamentare in toto un terreno sempre più grigio.

 

 

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    riconoscimento facciale





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